1915-2015: un secolo al servizio dei cittadini per l’Ospedale Maggiore

MOSTRE E CONVEGNI PER RACCONTARE COME L'OSPEDALE HA CAMBIATO LA CITTA' E VICEVERSA. FABI: "E PRESTO ULTERIORI SVILUPPI"

12180214_10207157254026388_323496721_nEra il 31 ottobre 1915 quando, al cospetto del presidente del consiglio Antonio Salandra e delle autorità cittadine, Parma assisteva alla posa della prima pietra di quello che sarebbe diventato l’Ospedale Maggiore, oggi centro di numerose iniziative di ricerca e punto di riferimento per l’intera provincia. Un secolo di attività che la città è pronta a celebrare.

AL PASSO CON I TEMPI  Sin dalle sue origini, il sistema ospedaliero si è sviluppato con l’evolversi delle esigenze di cittadini e ammalati. Alla prima costruzione, che si dice fondata nel 1201 da Rodolfo Tanzi, seguì nel 1517 in via D’Azeglio, dopo quarant’anni di lavoro, il grande ospedale della città, oggi noto come Ospedale Vecchio. A partire dagli Anni Venti del ’900 furono costruiti, nell’area tra l’antica via Emilia e via Abbeveratoia, diciotto padiglioni per ospitare le diverse attività ospedaliere e universitarie che hanno dato vita all’attuale Maggiore.Un sistema ancora in fase di evoluzione come testimonia l’Ospedale dei Bambini ‘Pietro Barilla’ (inaugurato nel 2013), fiore all’occhiello nel panorama sanitario nazionale.

12179877_10207157255666429_476297029_nLE CELEBRAZIONI – Fittissimo il calendario di eventi, mostre e convegni organizzati per l’occasione. All’Ospedale dei Bambini ‘Pietro Barilla’ sino al 31 Ottobre, ‘Una storia di impegno sociale per i diritti dell’infanzia’. Il pannello, fissato all’interno dell’atrio, ripercorre le tappe di crescita dell’ospedale e della città di Parma dopo l’unità d’Italia spiegando come proprio l’allora nuovo ospedale abbia avviato la riabilitazione del quartiere oltre il Ponte di Mezzo e per la zona di Santa Croce. Un passo in avanti talmente efficace da spingere l’orgoglio dei parmigiani nella prosecuzione dei lavori nel cantiere anche durante il periodo bellico.

A tal proposito ecco una seconda mostra, esposta alla Torre delle Medicine dell’Azienda Ospedaliera sino al 20 Ottobre scorso: ‘Dall’Ospedale vecchio alla posa della prima pietra dell’Ospedale Maggiore. Dall’American Field Service nasce Intercultura: idea di gioventù, coraggio, servizio, solidarietà, dialogo interpersonale’. Attraverso i numerosi pannelli fissati nell’atrio dell’ingresso di via Volturno, l’esposizione ripercorre ancora una volta le tappe storiche dell’impegno e della dedizione dei giovani ‘pionieri’ dell’Ospedale Maggiore di Parma.

CENT’ANNI DI IMPEGNO E DEDIZIONE Sabato 24 Ottobre, al suo Ospedale Parma ha dedicato un convegno, ‘1915 Nasce il Nuovo Ospedale di Parma‘, che ha riunito nella sala congressi dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria studiosi, professori e medici da anni al servizio della sanità pubblica. La prima 12179695_10207157254746406_608059053_nparte dell’incontro si è concentrata sulla storia, affrontata dai punti di vista architettonico, mediatico, istituzionale. Il primo relatore, Piergiovannio Genovesi, docente di storia contemporanea all’Università di Parma e coordinatore del progetto ‘Parma e la grande guerra’, ha delineato le condizioni e le caratteristiche di Parma che hanno fatto da sfondo all’evoluzione del suo ospedale, una città allora nettamente divisa tra il centro urbano e l’Oltretorrente povero e arretrato, una ‘barriera’ resa ancor più insormontabile dell’epidemia di colera che si propagava oltre il Ponte di Mezzo.
Giorgio Cosmacini, medico e docente all’Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano, ha intitolato il suo intervento ‘Dinamica storica dell’ospedale moderno‘: “Gli ospedali sono nati in Italia prima che altrove. Siamo un Paese di ospedali, di università e assistenza ai poveri. Dobbiamo ricordarcene per prospettare un futuro degno di questa tradizione – spiega il professore, con un pizzico di orgoglio -Il nostro modello di cura ospedaliera si ottiene intrecciando un filo tricolore: il rosso della sanità, il verde della gratuità e il bianco della carità”. A concludere la prima parte del convegno Fabrizo Soleri, dottorando in storia contemporanea all’Università di Parma, con un interessante focus sulle diverse posizioni della stampa in merito alla realizzazione del nuovo Ospedale di Parma e l’architetto Maria Ortensia Banzola che ha mostrato l’evoluzione dell’architettura ospedaliera spiegandone pregi e difetti.

La seconda parte del convegno ha portato sulla cattedra dei relatori i protagonisti, o i loro portavoce, della storia dell’Ospedale Maggiore. Con l’intervento di Guido Raminzoni, volontario CRI dal 1972, si è ripercorsa la storia della Croce Rossa sul suolo parmense attraverso nomi e gesta di noti filantropi precursori dell’istituzione, dal cognato di Melloni al genero di Maria Luigia. Manuela Catarsi, funzionario archeologo e vice-direttore de Museo Archeologico Nazionale di Parma, ha raccontato con voce commossa l’esper12181832_10207157251906335_646546934_nienza della nonna, Carmen Oppici, attiva volontaria e tra le prime crocerossine emiliane. A testimonianza diretta dell’emozionante vicenda, un quaderno di appunti, proiettato attraverso le diapositive, che la signora Oppici utilizzò per accedere alla qualifica di crocerossina e ricevere in seguito ben due medaglie d’argento al merito.
Il racconto di Filippo Mordacci, vice-presidente dell’Assistenza Pubblica di Parma, ha attraversato i momenti salienti dell’ascesa dell’Assistenza Pubblica in città: “Ci tengo a precisare – ha detto – che l’Assistenza Pubblica oggigiorno offre un valore aggiunto al mondo del volontariato: non si parla di mero trasporto, per quello ci sono i corrieri o i treni. L’Assistenza Pubblica offre un servizio a trecentosessanta gradi durante l’accompagnamento del paziente fino all’Ospedale, in questo caso fino al Maggiore, ormai una seconda casa per noi della Pubblica”.
A concludere l’evento le parole di Paolo Moruzzi, direttore del Dipartimento di Emergenza-Urgenza e Diagnostica del P.O. Aziendale e direttore U.O. di Cardiologia Ausl di Parma, che, attraverso l’ausilio di una serie di fotografie d’epoca, ha fatto rivivere l’esperienza del nonno, e successivamente anche sua, tra i banchi della facoltà di Medicina e poi tra le corsie di quello che oggi non è solo un ospedale ma un’istituzione al servizio dei cittadini da ben cento anni.

I PROGETTI FUTURI – “Per pensare e costruire la sanità del domani.” Massimo Fabi, direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria sottolinea come le celebrazioni siamo anche occasione d’incontro tra i protagonisti del mondo sanitario: “Per noi i vari eventi rappresentano la simbolica posa di una nuova prima pietra per quanto andremo a realizzare”. Sono numerosi , infatti, i progetti che vedranno presto la luce, come il CoreLab, realizzato in collaborazione con l’Università grazie al cofinanziamento di Fondazione Cariparma e che sarà inaugurato l’uno dicembre: “Si tratta di una sede al padiglione Cattani completamente rinnovata con strumentazioni all’avanguardia e personale altamente specializzato, in cui i professionisti potranno realizzare una ricerca sempre più competitiva e di qualità, soprattutto in ambiti innovativi, come la medicina personalizzata”. In programma, inoltre, c’è anche la costruzione di un nuovo Day hospital oncologico.
Compito dell’attuale direzione è, quindi, quello di migliorare ulteriormente il Maggiore trasformandolo in una meta ambita da professionisti sia regionali che nazionali. Fondamentale, in questi progetti, è lo stretto legame con l’Ateneo: “I presupposti e le caratteristiche che hanno fatto di Parma un polo di eccellenza sono rappresentate dall’integrazione dell’Ospedale con l’Università, rapporto essenziale per tutta l’attività di ricerca. Questa proficua integrazione permette di sviluppare nuovi e migliori strumenti diagnostici, farmaci, dispositivi e protocolli di cura”.

 

di Federica Fasoli e Veronica Rafaniello

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