Integrazione, parmigiani e stranieri a confronto: crisi e sicurezza sono gli ostacoli della convivenza

UNO STUDIO DELL'UNIVERSITA' ESAMINA PROBLEMI E POTENZIALITA' DELLE COMUNITA'

Tiziana Marini e Federica SibillaCom’è il rapporto tra italiani e stranieri a Parma? Come vivono i vecchi parmigiani la convivenza con i nuovi arrivati? E, sul versante opposto, che accoglienza hanno trovato gli immigrati? Queste sono le principali domande a cui hanno provato a rispondere le ricercatrici psicologhe del Dipartimento di Lettere, Arti, Storia e Società dell’Università di Parma Benedetta Bottura e Federica Sibilla, coadiuviate dalla professoressa Tiziana Mancini (nella foto con Federica Sibilla). Da una parte la crisi economica e la percezione di insicurezza, dall’altra lo scarso interesse per relazioni sociali sembrano rendere l’integrazione ancora difficile, nonostante non esistano diffusi stereotipi etnici. Sono questi i risultati più rilevanti messi in luce dalla ricercaPotenzialità e problematiche della convivenza multiculturale a Parma. Le voci dei parmensi e dei cittadini migranti a confronto presentata martedì 27 ottobre al Ciac di Parma, il Centro immigrazione asilo e cooperazione. Lo studio, finanziato dal Fei, il Fondo europeo per l’integrazione di cittadini di Paesi Terzi, fa parte del progetto ‘Interconnessioni: percorsi di prevenzione, mediazione e costruzione della comunità nel territorio parmense’ realizzato dal Ciac, con la collaborazione dell’Università di Parma, Forum solidarietà, Acer e l’Ausl di Parma.

Grafico residenti stranieri

Residenti italiani e stranieri per quartiere (2013)

La presenza di cittadini immigrati nel parmense è un trend in continuo aumento negli ultimi anni che fa della migrazione una “questione strutturale” . Nell’intero territorio della provincia si contano 60 mila residenti stranieri, quasi 30 mila soltanto nel capoluogo, il 15% dei residenti complessivi, percentuale che può variare molto in relazione al quartiere. Si va da uno straniero su dieci cittadini a Vigatto (9%) ad addirittura uno su quattro in Oltretorrente (24.4%), mentre il centro della città consta di un 20.1% di residenti stranieri. Le nazionalità più diffuse sono quelle moldava (con 7.740), rumena (6.855) e albanese (6.786) e le donne sono in maggioranza. Un tale numero di nuovi cittadini, dalle più svariate culture, impone una serie di riflessioni e sfide che, a partire dall’indagine svolta, mirino a sviluppare programmi e facilitare le dinamiche della convivenza multiculturale nel contesto locale.

Immagine2LA PRIMA FASE DELLA RICERCA – Per la raccolta dei dati sono state seguite due strade: la creazione di quattro “focus group” e la raccolta di questionari. I focus group, che puntavano ad un dialogo diretto dei componenti fra loro e successivamente con le psicologhe riguardo la vita sociale e la convivenza multietnica, erano formati da due gruppi composti da italiani (a loro volta suddivisi in residenti in quartiere Centro e San Leonardo) e due composti da stranieri (uno per la comunità nigeriana e uno per quella tunisina). Da questa parte del lavoro, che ha coinvolto una ventina di partecipanti, è risultato che la strada per una perfetta integrazione è ancora lunga. La crisi economica è l’ostacolo principale: dalla parte dei parmigiani ogni nuovo arrivato è visto come un concorrente in più per accaparrarsi le già scarse risorse, si parli di posti di lavoro o di assistenza pubblica; da parte straniera la percezione di questo sentimento di ostilità si somma alle difficoltà a trovare lavoro, necessario per diventare parte integrante della comunità. Anche per quanto riguarda la questione sicurezza, gli italiani, benché non nascondano le preoccupazioni legate all’aumento della presenza di stranieri, sono consapevoli che molta della piccola criminalità sia un effetto della crisi. Il dato positivo è che non paiono esserci motivi ideologici che porterebbero alla discriminazione dell’altro, da entrambe le parti: sia parmigiani che stranieri manifestano un desiderio di maggiore vicinanza tra le due parti, anche se i primi gradirebbero una totale conformazione alla cultura locale mentre i secondi preferirebbero mantenere parte della loro. Ponendo in analisi la frequenza con cui i due gruppi culturali entrano in contatto tra loro, come dimostrano i dati riportati nel grafico, i migranti sembrano avere una propensione maggiore al contatto rispetto ai locali“Abbiamo riscontrato una diversità di opinione – commentano le ricercatrici – tra chi la vede bene e chi la vede male. Questo fa emergere il bisogno di approfondire il tema e coinvolgere i cittadini anche per rendere la conoscenza reciproca più chiara”.

LA SECONDA FASE – I questionari, più di 600, fotografano un’immagine leggermente più positiva della convivenza rispetto a quanto emerso dai focus group. Le relazioni tra i due gruppi in esame sono risultate migliori rispetto alle rappresentazioni sociali diffuse dai media e dalla politica e non sono stati rilevati particolari disagi legati a conflittualità nella convivenza tra le diverse culture. I problemi sorgono se si guarda alla convivenza in generale: i parmigiani, di tutte le provenienze, sembrano avere una scarsissima vita sociale. Dalle risposte emerge infatti non tanto un sentimento di diffidenza nei confronti dell’altro ma un diffuso senso di apatia, individualismo e di mancanza di legami sociali, fattori che non possono che rendere più difficile l’incontro fra differenti culture.

12065683_10206311678923249_4631632331799507617_nUN PUNTO DI PARTENZA –  “Per l’Università e per i partecipanti è stata una bella opportunità, sia per avere un’occasione di confronto su tematiche salienti e d’attualità, sia per poi progettare interventi utili a migliorare la realtà di Parma e provincia”: questo l’obiettivo dello studio, commentano le ricercatici. L’ideale scopo di questa ricerca, infatti, è quello di trovare un’applicazione pratica per aiutare l’integrazione tra italiani e migranti. La ricerca, dunque, resta fondamentale, anche per le istituzioni. “Queste – come sottolinea il prefetto Giuseppe Forlani in apertura della tavola rotonda seguita alla presentazione della ricerca –  non possono sostituirsi alle relazioni tra le persone. Quello che possono fare, invece, è migliorarne la conoscenza e la rappresentazione che si ha dell’altro grazie alla ricerca”. In conclusione Sibilla, Bottura e Mancini suggeriscono politiche sociali che portino a un contatto più diretto fra italiani e stranieri e anche fra le varie culture immigrate. La ricerca ha messo in luce che non esistono preclusioni alla conoscenza dell’altro, da nessuna delle due parti, quanto piuttosto una diffusa pigrizia ed indifferenza sociale che può e deve essere superata per poter creare un “nuovo senso di comunità parmigiana” che includa tutti i suoi cittadini, siano essi autoctoni o di provenienza straniera.

 

di Fiorella Di Cillo, Andrea Prandini e Marco Rossi

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