‘Questione di genere’, non solo cinematografico

ALL'EDISON LA RASSEGNA SULLE IDENTITÁ SESSUALI

QdG4VOLANTINO

“Libertà di espressione”. “Arricchimento della personalità umana, della comunicazione, dell’amore”. “Autodeterminazione”. Sono concetti che si potrebbero pensare nella Costituzione del ’47 o nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo del ’48. Concetti che qualunque. a prima vista, penserebbe basilari, scontati o almeno universalmente riconosciuti nel 2015. E se invece si scoprisse che queste frasi sono estrapolate da teorie Lgbt, cioè Lesbian, Gay, Bisexual and Transgender, e sono tra gli scopi dell’Onig, Osservatorio Nazionale Identità di Genere? Sarebbero ancora così sacrosante?

LA RASSEGNA- “Informare e sensibilizzare le persone per superare le etichette e i luoghi comuni”, dice Valentina Moglia, psicologa membro dell’Onig e ideatrice della rassegna, è l’obiettivo di ‘Questione di genere’: sette serate di prime visioni, storie raccontate in ‘pellicole’ provenienti da Berlinale, Mostra del Cinema di Venezia e Torino Film Festival. Capolavori non distribuiti dai multisala mainstream che ora possono essere scoperti da chiunque voglia confrontarsi ed aprirsi all’orizzonte delle possibilità che queste opere presentano. Non per affermare una propria verità, ma per decostruire i dogmi su cui spesso si vive senza nemmeno accorgersene.

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CINEMA EDISON– “Aperto per spettatori aperti”: così definisce l’Edison Maurizio Zanlari, responsabile della programmazione del cinema che dopo aver proposto, come unico in regione, il film  ‘Lo sconosciuto del lago’ (opera francese del 2013 di tematica gay), sottolinea il suo impegno ospitando con l’appoggio di Università, Comune di Parma, Solares Fondazione delle Arti e Onig per il quarto anno consecutivo la rassegna unica nel suo ‘genere’.  E proprio dalla parola ‘genere’ ci si svincola. Nei dizionari la si trova ancora definita come ‘categoria’ grammaticale, musicale o letteraria, ‘tipizzazione sociale’ o ‘insieme di caratteristiche essenziali comuni’. Qualcosa che chiude, identifica. La rassegna va in senso diametralmente opposto: libertà, pluralismo. Apertura che troviamo in duplice versione. Nella forma delle proiezioni presentate, che varia dal cortometraggio al documentario, al film più canonico, così come nel contenuto delle tematiche affrontate. Non solo ‘lesbian’ ma anche omosessualità maschile, più difficile della femminile, abbastanza sdoganata ed accettata a livello cinematografico “per non-paura delle donne e voyeurismo degli uomini, conferma Zanlari. E poi si parla persino di ermafroditismo, come trattato all’apertura della rassegna col film ‘Arianna’ .

ARIANNA_posterPRIMO APPUNTAMENTO: “ARIANNA”- “Perchè nasciamo maschi? Perchè femmine?” si domanda Carlo Lavagna, regista del film. Sua opera prima, ‘Arianna’, racconta l’estate dei 20 anni di una ragazza nata con una sindrome di insensibilità agli androgeni, o “ermafrodita”, come lei stessa si definisce nel finale. Durante le vacanze Arianna, preoccupata per i pochi segni evidenti di femminilità nel suo corpo e costretta ad una cura ormonale, scopre di aver subito un’operazione da piccola per rientrare totalmente nei canoni del genere femminile, istituita nel ’60 e ancor oggi praticata secondo il volere e le aspettative dei genitori. “Il film è fortemente ‘cattolico’ -dice lo sceneggiatore Carlo Salsa- perchè si pone contro l’intervento tramite la hybris della scienza nel risolvere queste patologie”. “Difficile affrontare tali argomenti, soprattutto qui, ma ho voluto far conoscere realtà diverse dalla nostra”, afferma il regista dopo la proiezione, raccontando della sua lunga permanenza negli Stati Uniti durante la quale si è interessato a questi temi e a quello dell’identità di genere, protagonista del film più della sindrome stessa.

‘GARDENIA’ E PROSSIMI APPUNTAMENTI- “Non bisogna essere un panda per sostenere il WWF”, sottolinea Alberto Nicolini dell’associazione ArciGay ‘La Gioconda’ prima del film ‘Gardenia’ di Thomas Wallern, secondo appuntamento della rassegna. Qui le note del Bolero accompagnano gli spettatori tra i vari atti di vita ormai vissuta e dell’ultima replica dello spettacolo teatrale dei protagonisti, donne nate uomini che si ritrovano a fare i conti con la vecchiaia, i ricordi, i rapporti, i cambiamenti di un corpo non più tonico, prima odiato e poi amato in gioventù. Le loro parole lasciano il posto a danze, movimenti e gesti lenti, lacrime, sorrisi, lavori umili e splendore di palcoscenico. Le parole di Nicolini invece rimangono nella mente e invitano a partecipare, conoscere, vedere, lasciarsi coinvolgere da ‘persone’ , prima che ‘identità sessuali’, che andranno ancora in scena nei prossimi appuntamenti della rassegna. Il 5 novembre c’è ‘Tom à la ferme” di Xavier Dolan, il 12 tre cortometraggi (‘Welcome Home’ di Silvia Maggi, ‘StoneWall’ di Francesco Scarponi e ‘Prima di morire lo voglio’ di Valeria Savazzi), il 19 ‘Regarding Susan Sontag’ di Nancy Kates, il 26 ‘Una nobile rivoluzione’ di Simone Cangelosi e il 3 dicembre ‘The way he looks’ (film definito da Zanlari “incredibilmente bello”) di Daniel Ribeiro. Tutti avranno inizio della proiezione alle ore 21,15 al prezzo intero di 5 euro e ridotto per studenti universitari di 3 euro.

di Giulia Muratori e Vittorio Signifredi

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