Barezzi, storia di un Festival diventato (ancora più) grande

DAL JAZZ AI GRANDI CANTAUTORI, DAL CANADA A CATANIA: LA NONA EDIZIONE DEL BAREZZI TRA MUSICA, BUON CIBO E CONTAMINAZIONI

12036557_987863717918864_4133989374513455748_n (2)Venti di novità quest’anno per il festival dedicato ad Antonio Barezzi. Ma prima un passo indietro. Nato nel 2007, il festival adottò il nome del suocero, amico e benefattore del maestro Verdi, Antonio Barezzi, adottandone anche il pensiero. L’idea, infatti, è quella di promuovere le novità musicali italiane e non, facendole vivere all’interno dei maestosi teatri del territorio verdiano. Da Busseto a Parma, con  una tappa a Fidenza, il festival si è snodato quest’anno in cinque appuntamenti. Quelli cittadini sono stati ulteriormente suddivisi poi in diverse zone della città.

NONA EDIZIONE – Giunto alla nona edizione, il Barezzi festival ha contato quest’anno numerosissimi spettatori anche da fuori Parma e addirittura da fuori Europa: la presenza di artisti molto richiesti a livello internazionale ha segnato fortemente le vendite dei biglietti. E proprio l’esclusività rappresenta il successo del festival: “La competenza e la passione – sottolinea Giovanni Sparano, direttore artistico – e l’utilizzo dei ridotti fondi pubblici in maniera rispettosa hanno fatto sì che il festival, fin dalla prima edizione di Busseto, abbia conosciuto un crescendo di iniziative e di partecipazione.” Il festival ha infatti tagliato il nastro al Teatro Verdi di Busseto mercoledì scorso, per poi spostarsi al Magnani di Fidenza il giorno dopo e arrivare al Regio venerdì 6 Novembre; ultime tappe sabato e domenica all’Auditorium Paganini e a casa Barezzi, a Busseto, per la consegna del premio omonimo a Vinicio Capossela. Ma non sono mancate le novità, quest’anno sotto il nome di Barezzi Off e Barezzi Snug. La prima ha portato una serie di concerti gratuiti in piazza Ghiaia dedicati al nuovo panorama italiano; la seconda, basata sul termine ‘snug’, intraducibile in italiano ma collegabile al sottofondo musicale delle ascensori anche se discostato da questo per l’atmosfera serena e famigliare che crea una forte partecipazione da parte del pubblico, ha assegnato ad alcuni bar e luoghi destinati principalmente al pranzo diversi artisti per animarli. L’utilizzo di vari strumenti e stacchi musicali legati al ‘900 ha segnato la continuazione dell’opera del Maestro Verdi, proponendo la musica classica come fil rouge.

I CONCERTI – Ad aprire le danze ci hanno pensato James Senese, con i suoi virtuosismi al sax, e i Napoli centrale, con un jazz dal retrogusto rock, al teatro Verdi di Busseto. Diversa l’esperienza di Levante, artista emergente 12212270_10206572052254510_942476146_n (1)in Italia e già al suo secondo
album, votata perlopiù all’indie rock, che a Fidenza ha voluto, a fine concerto,omaggiare il Maestro con una versione del “Libiamo” tutta sua, accompagnata da una chitarra acustica. Anticipato dal mix hip-hop/folk delle Random Recipe, le canadesi che si sono esibite in ghiaia, è arrivato il turno di Rufus Wainwright, che ha aperto le porte del teatro Regio per quest’edizione del Barezzi festival. Come tributo a Verdi, l’artista ha voluto interpretare, oltre al suo repertorio di cantautorato apprezzato in tutto il mondo, un’aria della Traviata, “Di Provenza il mar, il suol”, caratterizzandola con la sua vocalità unica. Il post concerto è stato animato dai Django’s finger quartet nel ridotto del teatro Regio: un’iniziativa nata quest’anno per i possessori del biglietto, promossa da Tanqueray N. Ten. Sabato sera piazza Ghiaia è ritornata italiana con i Di oach, un gruppo vicentino nato nel 2013, con sonorità folk che ricordano in gran parte i Lumineers e i più noti Mumford and  Sons, ma anche gli Alt-j per le alternanze vocali. A seguire, record di presenze all’auditorium Paganini per i Calexico, maggiori esponenti dell’alt-country, che fonde il jazz alla musica psichedelica, fenomeno mondiale a Parma per la loro unica data italiana. Gli spettatori hanno poi assistito, come nella serata precedente, ad un after-show dalle diversissime sonorità: un dj set ed un live set affidati a Marco Pipitone e a Faris Amine. A chiudere il festival ci hanno pensato alcuni tra i maggiori esponenti della scena indipendente italiana, riunitisi in piazza Ghiaia domenica 8 novembre. I Thegiornalisti, band romana al terzo album all’attivo, hanno aperto la serata lasciando poi spazio allo storico leader degli Zen Circus, Appino. Testi forti e musica potente, già caratteristiche del suo progetto precedente all’omonimo album da solista.

10562955_988658961172673_3357026521311825419_n (1)ED E’ SOLO UN TRAMPOLINO… –  “Questa nona edizione è il trampolino di lancio per quella dell’anno prossimo – sottolinea Sparano – il nostro obiettivo è portare la buona musica nei luoghi come i teatri e unire a questa il buon cibo“. A proposito di questa new entry che gli organizzatori hanno chiamato ‘pause di gusto e ozio‘ il direttore artistico puntualizza: “Il Barezzi Festival attira molti visitatori anche dall’estero per cui ci sembrava giusto offrire loro un’accoglienza di elevata qualità senza lesinare sul prezzo. Non è questa la politica che perseguiamo come organizzatori. Siamo convinti che le persone che vengono a Parma, al nostro festival, debbano essere accolte all’insegna della qualità. È una formula che funziona molto bene. Anche se devo aggiungere che i nostri prezzi sono accessibilissimi.” Da sempre il motivo che ispira gli organizzatori è la ricerca: “Utilizziamo sempre lo stesso criterio: ricercare artisti che occupino tutti gli spazi musicali. Il nostro scopo è di portare nei luoghi della lirica tutti i generi”. Un’altra importante novità che caratterizza questa nona edizione è la presenza di uno sponsor: il brand Tanqueray N. Ten, gin inglese commercializzato nel mondo. Quanto è importante uno sponsor nell’organizzazione di un evento artistico come il Barezzi che aspira alla visibilità nazionale? “Grazie al nostro sponsor quest’anno abbiamo avuto una visibilità molto maggiore che si è tradotta in un raddoppio delle presenze e nella possibilità di poter ospitare diversi nomi internazionali. Per il futuro pensiamo di continuare con questa politica: vogliamo far crescere il Barezzi Festival ancora di più.”

 

di Michele Panariello e Vittorio Signifredi

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