Sulla vetta con il cuore prima di scalarla: “Questo è l’alpinismo”

VIVERE LA MONTAGNA SECONDO IL CAI PARMA: TRA CORSI, FILOSOFIA DI VITA E ATTIVITA'

MonteBianco“L’alpinismo non consiste soltanto nello scalare le montagne: questo è l’aspetto esteriore; l’essenza sta nella ragione, nei motivi, nei sentimenti che spingono all’azione. Prima ancora di scalare le montagne, le abbiamo amate dal basso e da lontano; si può dire che l’alpinismo è soltanto la traduzione in pratica di questo amore”. E’ questa comune passione che contraddistingue il Club alpino italiano di Parma (Cai).

L’immaginazione quando sente parlare di alpinismo non può che correre a quelle montagne da cui la pratica stessa prende il nome: le rocciose vette e gli eterni ghiacciai delle Alpi. L’uomo è sempre stato attratto da quel sentimento di mistero misto a reverenza che le cime montane suscitano al primo sguardo. Letteralmente dalle origini: fa fede Oetzi, la mummia del Similaun, nostro sfortunato antenato che circa cinquemila anni fa trovò la morte nel ghiacciaio omonimo. Assai meglio andò a Francesco Petrarca quando col fratello Gherardo arrivò in cima al Monte Ventoux (1909m s.l.m. ) in Provenza, tornando a casa sano e salvo e non mancando di trasmettere ai posteri la sua ascesa.

LE ORIGINI – Per ritrovare le tracce dell’alpinismo moderno bisogna però arrivare al 1786, quando i sudditi piemontesi Paccard e Balmat raggiunsero a scopo scientifico la vetta del Monte Bianco (4808m s.l.m.). L’immane impresa in verità non ha dietro una storia molto edificante. Il professore di filosofia e grande naturalista svizzero Horace-Bénédict de Saussure voleva scoprire quanto fosse alta la grande montagna che osservava ogni giorno dalla sua casa a Ginevra, al punto da promettere a chi avesse soddisfatto la sua curiosità ben tre ghinee (moneta inglese in oro quasi puro, oggi circa 230 euro al pezzo). La sfida e la ricompensa vennero vinte da Paccard e Balmat. Il primo però fu inspiegabilmente cancellato dai libri di storia con una feroce campagna stampa diffamatoria. Per decenni i conquistatori del Monte Bianco furono Balmat e de Saussure, che però raggiunse la vetta solo in un secondo viaggio e accompagnato da ben 18 assistenti, grazie ai quali poté permettersi perfino un letto e una stufa sul tetto d’Europa. Soltanto un secolo dopo si è ristabilita la verità, grazie al barone prussiano Adolf Von Gersdorff che, precedendo di 200 anni il reality ‘Monte Bianco’, seguì giorno per giorno la prima salita, annotando tutto su un diario poi ritrovato.

CaiParma(1)FILOSOFIA DI VITA – Nonostante i veleni dietro alla sua origine, l’alpinismo è tra le attività più formative che ci siano, quasi una filosofia di vita. “Consapevolezza è una delle parole fondamentali dell’alpinismo – spiega Fabrizio Russo, presidente del Cai Parma -. Quando affronti una via ferrata o un ghiacciaio devi essere assolutamente preparato e sicuro dei tuoi mezzi. Attrezzatura, stato fisico, allenamento, tutto un ventaglio di parametri da autoverificare per potersi dire ‘sì, sono pronto’. O anche dirsi il contrario, il bravo alpinista è quello che è conscio dei propri limiti. La prima cosa che insegniamo nei nostri corsi è proprio saper rinunciare. Anche se sei a cento metri dalla vetta dopo averne fatti dieci volte tanti, se non ci sono le condizioni adatte devi accettare di dover tornare indietro.”

LE PROPOSTE DEL CAI – A proposito dei corsi, il Cai Parma ne offre un’ampia scelta adatti a tutti, dall’esperto al novizio, dedicata a tutte le attività della montagna. Non solo alpinismo quindi, ma anche escursionismo, mountain bike, freeride, sci e perfino speleologia. Gran parte dei corsi si attiva in primavera ma giovedì 3 dicembre, presso la sede in viale Piacenza 40, verranno presentati e saranno aperte le iscrizioni per i corsi delle attività invernali: sci, snowboard e freeride. Ovviamente tutte queste discipline sono proposte in versione alpinistica, lontani quindi dagli impianti turistici di massa e a contatto con la parte più autentica della montagna, quella da rispettare e temere: non a caso nelle lezioni teoriche si parla anche di valanghe e autosoccorso.

IN GITA SUL GRAN PARADISO – Ma come si svolge una ‘gita fuori porta’ tra appassionati della montagna? A rispondere è Silvia Strata, esperta escursionista e membro del Cai che “tra i ricordi più belli” conserva quello di una visita al parco del Gran Paradiso in Valle d’Aosta nel giugno 2013. “Eravamo pressapoco cinquanta, tra allievi avanzati di escursionismo e ‘aggregati’, cioè persone che hanno completato il percorso di apprendimento. Siamo partiti attorno a mezzogiorno da Valnontey (1666m s.l.m.), una frazione montana di Cogne. In quattro ore e mezza, trascorse in gran parte all’interno di magnifici boschi di larici, siamo arrivati al rifugio Vittorio Sella a 2588m s.l.m. . Approfittando delle ore di luce rimanenti ci siamo spostati presso un vicino pendio per verificare l’equipaggiamento di tutti, in questo caso soprattutto ramponi e piccozze. Anche in una gita tutto sommato semplice come questa – sottolinea – rimane necessario assicurarsi che tutto sia in perfette condizioni, anche se si pensa di non averne bisogno. Infatti l’indomani, salendo verso i 3200m s.l.m. di Col Lauzon, ci siamo imbattuti in un lungo tratto ghiacciatosi durante la notte. Occorreva indossare i ramponi. Superato il passo che collega la valle di Cogne e la Valsavarenche, abbiamo fatto un largo giro per tornare in sette ore da dove eravamo partiti il giorno prima. Durante la gita è stato fantastico vedere luoghi e paesaggi che solo l’alta montagna può regalare: il bosco che salendo di quota lascia spazio prima ai pascoli, poi alle pietraie e infine alla neve; la vista incredibile una volta in cima e infine la magnifica luna che abbiamo ammirato durante la notte.”. Le sue parole non lasciano dubbi: l’alpinismo è prima di tutto passione.

GrandeGuerraCAI(1)RICORDANDO LA GRANDE GUERRA – Nel 2015, anno del centenario dell’entrata in campo dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, non si possono dimenticare i milioni di soldati che alpinisti lo dovettero diventare per forza. “Noi andiamo spesso in quelle zone che sono state teatro della Prima Guerra Mondiale ed il Cai Parma nei prossimi tre anni ha organizzato numerose manifestazioni. Quest’anno si concentrano la maggior parte delle iniziative, al termine poi degli  eventi ci saranno anche escursioni nelle zone scena del conflitto bellico”. Tra gli appuntamenti organizzati per ricordare la Grande Guerra, lo scorso 4 maggio è stato presentato il libro ‘Alpi di Guerra, alpi di Pace’; tanti sono stati anche i viaggi guidati e le visite, tra cui quella al Museo della Grande Guerra di Rovereto. Per martedì 24 novembre, in calendario c’è invece l’appuntamento cinematografico con la rassegna ‘Verso l’Alto 2015’, alle 21 al cinema Edison.

 

di Andrea Prandini e Roberto Maffia

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