Dario Vergassola e David Riondino: Noi, ‘terroristi’ della cultura per diffonderla

LA TRAVIATA DELLE CAMELIE, LO SPETTACOLO DA CUI SI IMPARA TANTO, BATTUTA DOPO BATTUTA

La traviata delle camelie‘, con David Riondino e Dario Vergassola, è uno spettacolo serio che fa ridere. Non è un paradosso. Venerdì 4 dicembre, al Teatro Regio di Parma, la pièce ha messo in scena i comportamenti umani in rapporto con la cultura, da quelli più onorevoli a quelli più oscuri, indagando con quell’ironia e quell’ilarità che tutti dovremmo riuscire ad usare nella vita come strumento di curiosità. L’unione delle musiche di Verdi da ‘La traviata‘ con il romanzo di Alexandre Dumas, ‘La signora delle camelie’, pubblicato nel 1848, uniti alla maestria di Riondino e Vergassola creano uno spettacolo unico, dal quale lo spettatore esce frastornato e piacevolmente sorpreso.

 

foto di Roberto Ricci

foto di Roberto Ricci

‘La traviata delle camelie, Margherita e Violetta sull’orlo di una crisi respiratoria’, cosa significa?
Vergassola: “Trattasi di due opere:  La signora delle camelie di Dumas, da cui Verdi ha tratto appunto La traviata. Abbiamo scelto come titolo La traviata delle camelie cosi di due titoli ne abbiamo fatta uno.”

E il sottotitolo?
Vergassola: “E’ perchè muoiono tutte soffocate dalla tisi! Se partiamo cosi, partiamo male! Sono domande difficili!”

La morale dello spettacolo?
Riondino: “La dice lui alla fine.”
Vergassola: “E’ una cosa importante, seria, per i giovani: non si può svelare prima!”

Ma noi pubblicheremo l’articolo dopo lo spettacolo…
Riondino: “E anche questo è vero… hanno ragione…”
Vergassola: “Ma vedrete lo spettacolo? Sì? E allora non vogliamo rovinarvi il finale.”

Nello spettacolo il governo crea una commissione speciale per la cultura dedicata ai comici, eppure si è detto che con la cultura non si mangia: la politica oggi si occupa della cultura?
Vergassola: “Con la politica si mangia tanto.”
Riondino: “…non noi.”
Vergassola: “Con la cultura si digerisce ultimamente! E’ un giochino quello della commissione perché David Riondino –  trattasi di colto autore, prossimo alla morte – cerca di spiegare una roba a me. E’ un format che abbiamo da parecchio: ci abbiamo fatto Madame Bovary, Don Chisciotte. Lui cerca di spiegare ad uno che non ci capisce niente. Siccome in Italia c è poca cultura, lui è incaricato dal governo a spiegare ad uno molto ignorante, una sorta di Candido di Voltaire. Io subisco questa roba ma entro in scivolata con cose mie, voglio attualizzarla, a volte mi piace a volte non mi piace. Lo faccio per svegliare anche il pubblico che lui ammorberà. Capiteci: in questo spettacolo abbiamo dei musicisti sordi, una ragazza extracomunitaria presa per strada che finge di cantare… eppure siamo dentro a questo luogo sacro, il Regio di Parma, che sarà l’ultima data che faremo al mondo! Di solito la gente parte di qua per grandissime tournée! Noi abbiam fatto delle cose in giro finché non se ne sono accorti: a Parma è la fine, perché da qua poi capiranno tutto!
Ricapitolando: la politica per noi è fintamente un pretesto.”

Un pretesto che nella realtà si occupa di cultura?
Vergassola: “Diventa di moda occuparsi di cultura. Stanno dicendo che all’Università è meglio prendere 18 e scappar subito che restare un anno in più e farla bene. Come dire imparate veloce e andate a far qualcosa. Credo che siano i super raccomandati a uscire con poco, se sai che poi dopo tanto ti prendono…. I non raccomandati devono farsi il c… ed uscir bene.”

Non è la prima volta che collaborate: pregi e difetti dell’uno e dell’altro?
Riondino: “Non abbiamo difetti.”
Vergassola: “L’unico difetto è…”
Riondino: “Ingrasso.”
Vergassola: “Riondino sessualmente ha perso colpi.”
Riondino: “Confermo.”
Vergassola:  “Prima era più spavaldo… Riondino che pregi ha? Tanti pregi”
Riondino: “E’ vero: non c’hanno mai capito del tutto sennò c’avrebbero consegnato le chiavi di tutti i teatri d’Italia.”
Vergassola: “Invece siamo due onesti lavoratori molto periferici. E’ strano che siamo arrivati a Parma. Di solito ci mandano in un centro e poi da lì in qualche paesetto. Però non ci fanno entrare in questi posti. Lui ha la qualità per entrarci ma non ha le conoscenze, io non ho le capacità di Riondino e non ho manco le conoscenze!”

Usare la comicità per trattare temi più seri: quanto è difficile far ridere ed educare al tempo stesso?
Riondino: “Far ridere è una dimensione che crei tra te e il pubblico, una relazione. In genere crei le condizioni dell’ascolto di una cosa imponendo un clima o molto severo o, come in questo caso, un clima disteso molto rilassato. Le cose che si dicono vengono accolte con molta disponibilità. Il contesto serio come La traviata viene vissuto in maniera più leggera, amabile. Nonostante questo non è uno spettacolo leggero. Questo spettacolo mette in scena l’atteggiamento che tutti hanno verso le cose serie: da una parte di rispetto, dall’altra parte di ‘che noia, che palle, non ne voglio sapere’. Questo atteggiamento ce l’abbiamo nell’opera, nella musica classica, verso la letteratura, rispetto a Dante. Se ti dico ‘Facciamo Petrarca’ mi rispondi ‘Dio Santo…’. Se invece diciamo che siamo costretti ad avere Vergassola in scena perché il Ministero ci obbliga una volta all’anno a raccontare Verdi ai comici televisivi, tu sorridi della situazione di Vergassola che poi è la tua. Anche tu non vorresti del tutto sentire La traviata o entrare in concetti complicati. Noi mettiamo in scena l’atteggiamento ambivalente rispetto alle cose serie.”

Come mai avete scelto proprio quest’opera lirica?
Riondino: “Perché due anni fa, quando abbiamo cominciato a lavorare, era un anniversario verdiano.
Vergassola: “Ah si?”
Riondino: “Si! Pensavamo a cosa fare insieme sul tema Verdi o Wagner…”
Vergassola: “Wagner credo sia morto, Verdi no.”
Riondino: “Per cui pensammo a questa cosa; più che a Verdi alle condizioni della partenza de La traviata: il romanzo di Dumas. Ed eccoci qui.”

 

foto di Roberto Ricci

foto di Roberto Ricci

SI APRE IL SIPARIO – Comincia con le musiche di Verdi ‘La traviata delle camelie’ e l’atmosfera si carica di un’aura speciale. Subito dissacrata: “Ci scusiamo di occupare questo luogo sacro che verrà sterilizzato quando ce ne saremo andati” esordisce Dario Vergassola.
Il pubblico, un po’ scarso di numero, subito si rilassa e sorride. Le danze hanno così inizio secondo un gioco di ruoli ben preciso: Riondino è l’intellettuale, colui che sa e che si trova su un piano più alto rispetto all’ ‘ignorante’ che gli sta a fianco; Vergassola è il comico semplice, che vuole andare a mangiare la pizza e non trascorrere un’ora e mezza con un classico dell’Ottocento. I due attori si calano perfettamente nella parte e alla spiegazione altéra che il primo fa del romanzo ‘La signora delle camelie’ e delle sue connessioni con ‘La traviata’, si alternano le battute esilaranti del secondo.

“La conoscevi questa storia?” chiede Riondino, in piedi davanti al microfono. “Certo, l’ho letta dodici volte. Su Wikipedia” risponde subito Vergassola, seduto dietro a un banco di scuola, altro simbolo della sua inferiorità rispetto all’altro personaggio.
Le musiche di Verdi accompagnano i loro discorsi interrompendo il riso del pubblico. In scena la cantante lirica Beibei Li riesce a far venire i brividi. Emoziona così tanto che è difficile, poco dopo, tornare alla comicità e all’ironia. Ma non sono solo intermezzi: nell’ultima sua apparizione Li entra scalza. Riondino ha appena raccontato della morte di Marguerite, la protagonista de ‘La signora delle camelie’, avvenuta a causa della tisi, e così anche la cantante evoca un simbolo di morte stando sul palco a piedi nudi.
Ma perché Verdi aveva così a cuore la storia di Marguerite e Armand? Vi si rivedeva, in qualche modo. Il giudizio degli altri è un tema che lo tocca profondamente perché si accompagnava a una donna con figli fuori dal matrimonio.

Tra aneddoti, risate e brani lo spettatore ha gli occhi lucidi per le lacrime provocate dal riso ma non solo. E’ inconsapevolmente arricchito. Ridendo non si è accorto di aver incamerato e preso parte alla lettura di un classico. Ne verrà a conoscenza più tardi, quando rifletterà su quanto ha visto e ha sentito. Questa è la grandezza de ‘La Traviata delle camelie’: arricchire lo spettatore senza che se ne accorga.

Ah, manca la morale! E’ importante prevenire la tosse e non si deve fumare.

 

di Stefano Frungillo e Silvia Moranduzzo

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