Quando un’idea vincente va in buca, Beach golf: sport ma anche lavoro

PASSIONE E IMPRESA MARKETING: LA SCOMMESSA DELLA FEDERAZIONE BGSA

foto beach golf 1Mazze costosissime e pregiate, club esclusivi: il golf da sempre viene considerato uno sport elitario, per di più che non richiede tanta fatica. Colpa dei retaggi culturali che dalla sua nascita (le prime fonti parlano del XIII secolo) ci portiamo fino ad oggi. Nulla di più sbagliato, e a dimostrarlo è stato un italiano di Pescara, Mauro De Marco, oggi presidente della Bgsa, la federazione internazionale di beach golf.
E’ stato lui che, tentando di far uscire questo sport dalle nicchie, ha letteralmente inventato il beach golf e, partendo dalle università, cerca di farne anche un’opportunità di lavoro per tanti giovani ricchi di competenze in ambito sportivo ma carenti di sbocchi professionali.
Tutto comincia alle soglie del 2000. Mauro, allora dirigente per un importante marchio di mazze da golf, sceglie di sfatare questo mito rendendosi conto che in Italia (a differenza di gran parte del resto del mondo dove esistono impianti sportivi attrezzatissimi e corsi che coadiuvano gli atleti fin da tenera età) il golf era quasi inesistente. E’ stato così che, nel luglio del 1999 a Pescara, è nata la prima competizione di Beach Golf in Italia e nel mondo.

In Italia è sbagliata la comunicazione su questo sport e di conseguenza ne risente la percezione – afferma Mauro.- Qui grazie al clima avremmo un potenziale enorme per praticare e diffondere il golf”. E l’invenzione del beach golf? “E’ una rivisitazione nata per avere più effetto mediatico. Dopo i primi giochi del luglio ’99 – continua il presidente della federazione Bgsa – a settembre dello stesso anno ci chiamò la New York University informandoci che avevamo creato uno sport prima d’allora inesistente e che se non volevamo perderne i diritti,  dovevamo registrare il format! E fu così: credendo nella validità del progetto, lo registrammo! I risultati? Dopo quindici anni siamo ancora qua con sempre nuovi affiliati e appassionati che si avvicinano a questo sport”.

Ma come funziona? “Di solito giochiamo su una spiaggia affollata! Anzi il bello è proprio questo! La buca finale è posta ad un chilometro e gli ostacoli sono proprio i bagnanti e i curiosi che vengono a vederci. Lo scorso anno si sono tenuti gli Europei di beach golf, li ha vinti un ceco che in realtà nella sua università è un lanciatore del disco. Da questo si vede che il gap tra golf sul green e beach golf è ampissimo”. A rispondere è un giovane che nel beach golf non ha scoperto solo uno sport ma un’occasione in più.

foto beach golf 3METTERSI IN GIOCO: DA NEOFITI AD ISTRUTTORI – Marco Rossi è un ventitreenne laureato in Scienze motorie all’Università di Parma. I suoi occhi chiari fanno trasparire l’entusiasmo di chi ha intrapreso un percorso a tutto tondo.
“Mi sono avvicinato al mondo del beach golf un po’ per caso – racconta -. Il corso di Scienze motorie, tre anni fa e anche attualmente, rilasciava 7 crediti per chi avesse scelto di praticare questo sport e non nascondo che lo scopo principale era quello. Una volta dentro, da completo neofita del golf, ho scoperto un mondo sino da allora sconosciuto e mal presentato”. Innanzitutto, mette in chiaro Marco, “non è uno sport da ricchi e per poterlo praticare devi avere una buona base atletica per i movimenti del tiro palla e in più una buona tenuta psicologica per la concentrazione”. Da qui la decisione di diventare istruttore di beach golf. “Grazie alla convenzione con il Cus la quota da versare per la formazione è accessibile. Ho cominciato così la mia settimana di full immersion con relativo esame finale tenuto davanti a due ispettori incaricati direttamente dalla federazione; e non è assolutamente un esame facile”.
A differenza di altre federazioni, quella di beach golf tende a formare i suoi istruttori per poi dargli campo libero nell’impresa di creare un impresa. “I laureati di Scienze motorie, come tanti loro colleghi di corsi diversi, a causa della crisi non riescono a trovare uno sbocco lavorativo – spiega Marco -. La Federazione rilascia un kit, solitamente di due mazze e palline, col quale puoi cominciare a farti vedere e cercare di crearti un tuo piccolo portafogli clienti. In pratica diventi imprenditore di te stesso. Stiamo vedendo riscontro nelle tante persone che cominciano ad avvicinarvisi e a maggio cominceremo i nuovi corsi”, conclude Marco.

Tesi incalzata dal presidente della federazione: “La novità di questo sport-  afferma Mauro de Marco – è che una volta formati gli istruttori, dando loro i brevetti che vanno a chi ha studiato costantemente nell’arco della settimana di full immersion, tendiamo a creare una fitta rete di collaboratori e staff che cercano di ampliare la comunicazione e possibilmente la fruizione dello sport dando loro una possibilità di lavoro. Loro gestiscono gli appuntamenti e i prezzi coi loro clienti.”

foto beach golf 4Marco, come tutti i giovani che cercano di costruirsi il proprio futuro, ha lo sguardo di un sognatore e così parla dei prossimi passi per far decollare questo sport: “Siamo in attesa di una risposta per partecipare ai prossimi giochi del Mediterraneo e la Federazione, nelle sedi opportune, cercherà di proporsi come sport olimpico. Personalmente sto cercando di creare una convenzione con il corso di laurea di Economia indirizzo Marketing per sviluppare il progetto in due parti diverse: noi di Scienze motorie ci occuperemmo della parte pratica mentre i ragazzi di Marketing di sviluppare il marchio dandogli una solidità finanziaria”.

 

Di Stefano Frungillo

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