Serate a base di vino in via D’Azeglio: a caccia di compromessi

TRA NEGOZIETTI E OSTERIE: CHE DIFFERENZA C'È TRA UNA BOTTIGLIA DA UN EURO E CINQUANTA E UN CALICE DA QUATTRO?

Una serata in via D’Azeglio non sarebbe tale, soprattutto in inverno, senza un bicchiere di vino tra le mani, che sia preso in una delle vinerie sulla strada o versato in bicchieri di plastica da bottiglie costate una frazione del precedente calice. Ma cosa giustifica l’abissale differenza di prezzo tra un bicchiere da tre euro e una bottiglia da un euro e cinquanta? E soprattutto, com’è il vino venduto ai negozietti nei borghi dell’Oltretorrente per essere proposto a quelle cifre?

NON UNA QUESTIONE DI INGREDIENTI – Anche se potrebbe sembrare strano, il vino economico non contiene sostanze particolarmente esotiche o nocive rispetto a etichette più blasonate. Il segreto sta piuttosto nella quantità trattata e la provenienza dell’uva. “Al porto di Genova puoi comprare vino a 15/20 centesimi al litro, e questo vino viene da Grecia, Spagna, viaggia in cisterna e lo puoi comprare in grande quantità, poi la legge italiana ti consente di rivenderlo nella tua cantina” spiega ad esempio Virgilio Buratti, titolare dell’omonima osteria in strada Inzani. Anche l’acquisto diretto dal produttore spesso si rivela conveniente, strappando prezzi vicini ai due euro al litro per prodotti di qualità e dimostrando una volta per tutte che, parlando di vino, etichetta e prezzo non offrono molti indizi sulla qualità effettiva del prodotto venduto.

INDIAN MARKET – Nei negozietti che costellano la via della movida parmigiana, gestiti soprattutto da Indiani, si trovano vini tra l’euro e cinquanta e i quattro, cinque euro al massimo. Quelli di qualità più bassa si riconoscono per non avere né denominazione né vitigno, ma solo un laconico ‘vino rosso’ o ‘vino bianco’ a indicare che la provenienza e la zona di lavorazione non Vino3corrispondono ad alcuna Igt (Indicazione geografica tipica) e che le uve non provengono da un vitigno preciso, saranno piuttosto un taglio di varie provenienze. Etichette più ricercate in realtà non servono, come spiega uno dei proprietari di questi negozietti: la clientela media, seppur variegata, tende ad essere composta per lo più da studenti e immigrati, gruppi che hanno la tendenza a stare più attenti al portafoglio piuttosto che alla qualità.

LA SELEZIONE CONTA – Dove acquistano il vino questi piccoli negozi? Presto detto: al supermercato. Ogni negoziante colleziona brochure della grande distribuzione parmigiana, dalla Conad al Vivo, passando per Famila e finendo con il Barilla Center. Occhi aperti a sfruttare tutte le offerte più succulente nel reparto vini, in particolare quelli di fascia bassa, con prezzi che arrivano a scendere fino all’euro e a cui loro applicano un piccolo ricarico di venti, cinquanta centesimi. Così il gioco è fatto, vini che la grande distribuzione riesce a comprare in enormi stock vengono rivenduti ‘al dettaglio’ in questi negozietti.

Vini2UN APPROCCIO DIFFERENTE – “Conosco quasi tutti i miei produttori di persona e questa è la cosa più bella che c’è, perché ogni produttore ti può spiegare come lo fa, come è venuto quell’anno. La cosa molto bella è ritrovare nella bottiglia quello che è successo in campagna.” Insomma, tutta un’altra partita la gioca chi punta sulla qualità, facendo della selezione l’arma principale per far valere un prezzo più alto. Blog e fiere come quella di Fornovo offrono spazio a Virgilio Buratti per seguire le novità nel campo enologico, incontrare produttori e assaggiare qualche nuova bottiglia. Il proprietario si vanta di aver testato sul proprio palato ogni vino che offre nella sua osteria, ed è questo tipo di attenzioni che giustifica, almeno in parte, la notevole differenza di prezzo. Come spesso capita, la questione si riduce sempre a un compromesso: chi non può permettersi o semplicemente non vuole spendere per un vino costoso dovrà accontentarsi, nella maggior parte dei casi, di un vino di qualità scadente. D’altro canto, odorando il bouquet di un calice di Barbera Doc Colli Piacentini, una spesa meno oculata del solito è ampiamente ripagata.

di Matteo Buonanno Seves

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