A lezione da Gianrico Carofiglio: la scrittura civile all’interno del carcere

PRESENTATO A PARMA L'ULTIMO LIBRO DELL'AUTORE PUGLIESE, CHE HA INCONTRATO STUDENTI E DETENUTI IN VIA BURLA

Risentimento, riconciliazione, rieducazione. Queste sono solo alcune delle parole chiave citate dallo scrittore Gianrico Carofiglio per presentare l’iniziativa ‘La manomissione delle parole’, laboratorio socio narrativo, coordinato dalla Cooperativa Sirio e dalla professoressa Vincenza Pellegrino, inaugurato lo scorso lunedì durante un incontro tenutosi all’Aula dei Filosofi, con la partecipazione degli studenti dell’Università di Parma, gli alunni dei licei Toschi e Sanvitale e i detenuti degli Istituti Penitenziari di via Burla. Oggetto dell’evento è state anche la presentazione del suo nuovo libro: ‘Con parole precise. Breviario di scrittura civile’

PENSARE E SCRIVERE CON CHIAREZZA- Cosa serve per raggiungere l’obiettivo suggerito dal titolo del volume? “Parole specifiche e usate con attenzione” ha spiegato Carofiglio. E dal dialogo con gli altri relatori dell’incontro, moderato dal direttore di Parma RepubblicaAntonio Mascolo traspare l’importanza che lo scrittore attribuisce al linguaggio. Citando John Serle, noto filosofo e teorico del rapporto tra linguaggio e realtà istituzionali, l’autore ha aggiunto: “Non è possibile pensare con chiarezza se non si è capaci di scrivere e parlare con chiarezza”. Carofiglio ha poi letto qualche passaggio del libro e tramite degli esempi ha mostrato come in realtà sia molto più difficile scrivere una frase concisa e semplice rispetto a una articolata e lunga. “Scrivere bene implica chiarezza d’idee da parte di chi scrive e produce in chi legge una percezione di onestà”.

carofiglioIL RISCATTO DA DIETRO LE SBARRE – “L’università deve partecipare a questo processo di formazione con i detenuti. Il carcere diventa protagonista verso gli studenti e professori”. Così ha aperto inoltre l’incontro il rettore dell’Università di Parma, Loris Borghi, rivolgendosi al numeroso pubblico presente. “Il carcere deve fornire l’occasione di riscatto e di rieducazione nei confronti delle persone – ha invece aggiunto Carlo Berdini, direttore degli Istituti Penitenziari di Parma – ed è chiaro che per produrre questa attività si deve essere in stretto contatto con la comunità che dovrà poi riaccogliere i detenuti”. Far entrare i ragazzi dentro una casa di reclusione e portare fuori delle storie e narrazioni è un’esperienza unica e non semplice, si tratta dunque di un ponte soprattutto narrativo tra contesti diversi. E l’Università entra in dialogo con questa realtà. “Questo progetto nasce su due grossi filoni – ha spiegato Giuseppe La Pietra, responsabile formazione della Coop. Sirio –: il primo si basa sul reinserimento socio-lavorativo delle persone detenute e non solo. I detenuti sono cittadini. Alla città appartiene anche il carcere che non è il luogo dell’indifferenziato umano; è il luogo sì dell’errore, ma è anche il posto di tante possibilità di riscatto. Carcere significa sofferenza, voglia di restituirsi alla libertà e di lasciarsi alle spalle quel cancello, quelle porte che qualcun altro, per tanti anni o pochi mesi ha chiuso dietro a un essere umano. Significa soprattutto persone e vissuti. Quei volti e quelle storie non possono restare nell’anonimato, c’è bisogno di rileggerle, di rivederle, c’è bisogno di raccogliere quanto possano esprimere, attraverso gli studi e i percorsi di formazione. Il carofiglio libroriscatto delle persone avviene attraverso la libertà e la ricchezza delle parole”. Per La Pietra, l’altro grosso filone che si intreccia con il primo riguarda questo gruppo di detenuti con il quale la Sirio insieme ad altre associazioni, sono impegnati nella realizzazione di diversi progetti.

Dopo aver trascorso parte della giornata all’interno del carcere, dando via al ciclo degli incontri tra studenti e detenuti, Carofiglio infine ha affermato che quest’esperienza è importante per tutti i partecipanti: “Rispetto iniziative di questo tipo i detenuti sono come assetati nel deserto. Bisogna far percepire, con la concretezza dell’incontro che vi è una permeabilità di quel muro fisico e metaforico che si crea tra chi è dentro e chi sta abitualmente fuori”. Scopo dell’iniziativa è l’incontro e soprattutto il confronto, tramite delle lezioni svolte all’interno del carcere, tra due realtà distinte che si misurano sull’importanza delle parole. All’incontro ha preso parte anche Patrizia Bonardi, presidente della cooperativa Sirio.

di Alessandra Cucchi e Ilenia Vannutelli

 

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*