Se il ricattatore diventa il ricattato

UNO SGUARDO DENTRO SE STESSI E UNO SUL MONDO

Luca MautoneAlla fine è successo proprio a lui, proprio a Silvio Berlusconi. Un uomo la cui intera vita è stata basata sui ricatti.
Chi l’avrebbe mai detto?
Alla fine della sua parabola politica il leader di Forza Italia si è ritrovato spalle al muro, con il Patto del Nazareno puntato dietro la schiena, come fosse un coltello. Un coltello affilato, brandito dal “giovane” Matteo Renzi, e costruito col benestare di Denis Verdini. Un’arma che il rottamatore di Firenze sa utilizzare bene, fin troppo.
“Se Berlusconi non rimane al tavolo, eleggiamo un presidente contro di lui. Basta scegliere il più antiberlusconiano dei papabili e aprire ai 5 Stelle”.
Una frase del genere è come lasciar scorrere la lama lungo la schiena di Berlusconi, che può solamente cercare di salvare il salvabile, adeguandosi a quello che per lui è il miglior compromesso possibile in questo momento.
O accetta le condizioni di Renzi o si ritroverà tagliato fuori dal discorso. Un discorso per nulla semplice e scontato. La posta in gioco è troppo alta.
La grazia, le riforme, l’incubo di andare a elezioni anticipate senza le condizioni per mettere in piedi una valida campagna elettorale. Alla fine, sono questi i temi che interessano alla politica. Il “rottamatore” non ha rottamato un bel niente. Ha solamente imparato a padroneggiare alla perfezione le logiche di “palazzo”.

E il Patto del Nazareno, visto dalla prospettiva del Paese reale, non è forse un ricatto agli italiani basato sul nulla?

 

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