“And the winner is…”

UNA RIFLESSIONE SULLA CERIMONIA DEGLI OSCAR

morriconeAnche quest’anno, immancabilmente, sono arrivati gli ambiti Oscar. I quali concludono così quel mese e mezzo, a partire dalle nomination, carico di attese, pronostici, calcoli improbabili che fanno tenere col fiato sospeso quasi tutto il mondo del cinema. Ecco, proprio qui sta il problema.
Non interessa descrivere l’ennesima recensione di chi meritava o meno di vincere i vari premi; in questa sede si vuole mettere in evidenza come la competizione è la vittoria del politicamente corretto americano. E la conferma del dominio del kolossal a stelle e strisce.
Se si osservano gli ultimi dieci anni della manifestazione, ed in particolare modo gli ultimi cinque, è possibile osservare che l’elezione del “miglior film” riguarda l’immagine che l’America ha di sé, e del modo di rappresentarsi e porsi nel mondo. Per carità, abbiamo scoperto l’acqua calda; ma molte, forse troppe volte, si trascura questo piccolo dettaglio. Elogiando così gli Oscar come il più alto riconoscimento del cinema mondiale, dimenticandosi che prima di Hollywood c’era Cinecittà, ed il Festival di Venezia. Scordandosi, inoltre, che anche le altre competizioni, nel loro campo artistico, sono più importanti del riconoscimento dell’Academy.
Oltre a ciò si devono considerare altri due aspetti, che dovrebbero portare almeno qualche dubbio sulla competizione. Innanzitutto gli attori. Componente fondamentale del mondo cinematografico, da qualche tempo vi è la tendenza a elogiare le prestazioni che danno risalto alla forma della recitazione, e non al suo contenuto, salvo casi eccezionali. Scuola americana versus teatro inglese. Si pensi a Eddie Redmayne ne “La teoria del tutto”. In secondo luogo è la natura stessa della competizione che, basandosi giustamente su regole di selezione molto rigide, esclude tuttavia numerose altre pellicole uscite nel corso dell’anno; infatti uno dei criteri prevede che le nomination vengano assegnate ai film usciti solamente nella contea di Los Angeles per almeno una settimana.
In conclusione si pone una questione non banale: ovvero non è possibile sapere le motivazioni del collegio dei votanti per le quali un film ha vinto un determinato premio, che sia la miglior regia, il miglior attore protagonista, e via dicendo. Poca trasparenza significa manovre poco meritevoli.
È giusto ricordare, comunque, che il cinema è anche spettacolo. E come tale deve andare avanti, dopotutto. L’importante è ritornare a dare il giusto peso alla manifestazione degli Oscar. Perché si deve tenere presente che tale premio è una dimostrazione della potenza mediatica americana. E della sua capacità di far presente che allo stato attuale l’Oscar “è un simbolo perfetto dell’industria cinematografica”. E della vittoria del modello americano.

Ma chissenefrega di tutto ciò; tanto ha vinto Morricone e questo basta per sentirci tutti nuovamente italiani.

di Jacopo Orlo

(Recensione tratta dal sito https://wootmockmovie.wordpress.com/)

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