Giappone segreto: 140 foto svelano un connubio di tradizione e progresso

L'ARTE E CULTURA DELL'800 RIVIVONO NELLA MOSTRA A P.ZZO DEL GOVERNATORE DI PARMA

Ueno.Hikoma.Tokyo.dal.colle.di.Atago.1870.80.44.000 Un uomo sull’uscio di una tradizionale casa giapponese: il tetto in legno, il giardino ordinato da cui si erge fiero un bonsai recintato da una semplice staccionata bianca, il panorama della Tokyo dell’800 ai suoi piedi. Tutto sembra pervaso da un clima di tranquillità e meditazione tipicamente orientali, se non fosse che all’interno di quello stesso giardino ci siano due lampioni. Sembrano stridere nettamente nella composizione dell’immagine, ma aprono a chi la osserva nuove prospettive: l’uomo sulla porta appare ora quasi malinconico e sembra porsi domande sul futuro. Un futuro che sarà caratterizzato da una grande rivoluzione. Ma quell’uomo, probabilmente ancora non lo sa. Le fotografie di Ueno Hikoma e altri grandi esponenti della fotografia nipponica del diciannovesimo secolo, dal 5 marzo sono esposte al Palazzo del Governo di Parma che fino al 5 giugno, ospita la mostra ‘Giappone segreto- Capolavori della fotografia dell’Ottocento’. La rassegna, curata da Francesco Paolo Campione, direttore del Museo delle Culture di Lugano, celebra il recente accordo tra Parma e la Prefettura di Kagawa e il 150° anniversario della firma del Trattato di Amicizia e di Commercio tra Italia e Giappone. La mostra include anche un programma di attività collaterali tra cui incontri di approfondimento e dimostrazioni di arti tradizionali della cultura giapponese.

IL PERCORSO ESPOSITIVO – L’esposizione segue un itinerario tematico: si parte dal viaggio dei globetrotter lungo le strade del Giappone, sezione in cui sono raccolte foto di vedute dall’alto di paesi, città e villaggi, castelli e spazi urbani; poi spazio al dominio della natura, rappresentazione di paesaggi e panorami tradizionalmente nipponici; alla vita quotidiana, fatta di scenari rurali e ritratti di contadini; al mondo dell’arte fra teatro musica e danza; alla religione e la ritualità, dedicata a ritratti dei diversi operatori del sacro e alle immagini delle occasioni liturgiche; agli eroi dell’ultraesotico, che immortala personaggi tipici della cultura giapponese come samurai e lottatori di sumo. Infine la sezione sull’iconografia femminile che permette di cogliere le coordinate ideologiche di un modello di bellezza asiatica. Le donne rappresentate infatti, sono diverse per stili e ruoli: dalle enigmatiche ed eleganti geishe, simbolo per eccellenza di arte e bellezza del Sol levante, alle donne comuni, ma non meno affascinanti e idealizzate, fotografate durante lo svolgimento dei più comuni lavori domestici. Oltre alle fotografie, tre piccole aree presentano otto preziosi album-souvenir con le copertine in lacca giapponese, rare carte da visita, stampe xilografiche policrome di maestri dell’ukiyo-e (genere di stampa artistica giapponese su blocchi di legno, ndr) come Hokusai , Hiroshige e Utamaro.

UNA RIVOLUZIONE ARTISTICA TRA PRESENTE E PASSATO – ‘Giappone segreto’ è il risultato di anni di ricerche e di un lungo lavoro di catalogazione tutt’ora in corso. Si tratta di una delle tre maggiori collezioni del genere esistenti oggi al mondo e la più grande fuori dal Giappone. Raccolta dal professor Marco Fagioli a partire dal 1971, la collezione è stata interamente acquistata nel 2012 dalla Fondazione Ada Ceschin e Rosanna Pilone di Zurigo che l’ha destinata in comodato permanente al Museo delle Culture di Lugano. Le 140 fotografie originali della Scuola di Yokohama, uno dei primissimi studi fotografici nipponici, sono testimoni delle trasformazioni socioculturali che il Giappone ha attraversato all’inizio del periodo Meiji (1869-1910), che segnò il passaggio del paese da un sistema feudale alla nascita della potenza industriale che oggi conosciamo. In questo periodo proprio la fotografia fu portavoce del connubio tra oriente e occidente: la tecnica fotografica occidentale si unì in un felice “matrimonio” artistico e culturale alla maestria di pittori autoctoni, eredi di un’antica e raffinata tradizione, capaci di applicare perfettamente il colore anche su piccole superfici. La produzione di tali opere rispondeva alle esigenze dei viaggiatori occidentali affascinati dall’esotismo, i globetrotter, di portare con sé il ricordo di un paese che stava rapidamente perdendo i tradizionali connotati. Viaggiatori come Enrico II di Borbone, fratello dell’ultimo regnante del Ducato di Parma, che, con la moglie Adelgonda di Braganza, furono i protagonisti di un viaggio in Giappone tra il 1887 e il 1889 dal quale tornarono con una grande collezione di opere d’arte.

NOSTALGIA PER UN MONDO CHE FU – “La scelta del titolo dell’evento, fortemente desiderato, è un chiaro esempio di quello che la globalizzazione ha lasciato dietro di sé dopo il suo passaggio – ha dichiarato l’assessore alla cultura del Comune Maria Laura Ferraris durante la vernice della mostra-. La modernizzazione forzata da parte dell’Occidente nei confronti di culture come quella giapponese, ha portato via via alla scomparsa di usi e costumi tradizionali, lasciando in quelle culture profonde ferite. Le fotografie della Scuola di Yokohama ben rappresentano il tentativo di ricostruire artificiosamente un mondo trasformato e nutrito dalla nostalgia.”  “Per i giapponesi coltivare la nostalgia significò riconoscere il valore della propria storia e giustificare le trasformazioni allora in atto – aggiunge il curatore della mostra, Paolo Campione -. Il sentimento di nostalgia fu inoltre espressione di un altro dei valori fondamentali della cultura nipponica espresso nella parola ‘furusato’: letteralmente ‘vecchio villaggio’, un complesso significato che racchiude in sé l’idea del luogo d’origine e dell’adesione spontanea ai canoni di una vita serena, ordinata e tradizionale”. Il dolore della perdita, quindi, divenne un sentimento condiviso da giapponesi e occidentali, che seppur con punti di vista diversi, alimentò una ricercata strategia estetica. Questo sentimento è tutt’oggi vivo nei giapponesi, come si evince dalle parole dell’ambasciatore Kazuyoshi Umemoto, che, partecipando in occasione dell’inaugurazione dell’esposizione, ha invitato “quanti più italiani ad ammirare questi capolavori che brillano di vita propria e che, per noi giapponesi, sono motivo di nostalgia per la scomparsa di un mondo che è rimasto per tanto tempo ‘segreto’ ”.

 

di Francesca Iannello 

 

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