Correggio e Parmigianino, maestri dei manieristi e dei fiamminghi

ALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE UNA MOSTRA PRESTIGIOSA DEDICATA AL RINASCIMENTO PARMIGIANO

22-la-notteLa grande bellezza di Parma sarà protagonista fino al 26 giugno a Roma nella blasonata cornice delle Scuderie del Quirinale. La mostra curata dallo studioso David Ekserdjian, docente di storia dell’arte presso la Leicester University, espone più di cento opere provenienti dai musei e dalle collezioni di tutto il mondo e mette al confronto due geni indiscussi del Cinquecento italiano legati alla nostra città e fondatori di una vera e propria scuola: Francesco Mazzola detto il Parmigianino (1503 Parma – 1540 Casalmaggiore) e Antonio Allegri detto il Correggio (1489 Correggio – 1534 Correggio).
Si tratta di una occasione straordinaria che mette al centro del mondo quello che gli studiosi hanno definito come vero e proprio Rinascimento parmigiano. Due tra le opere esposte provengono dalla Basilica Magistrale di Santa Maria della Steccata: ‘David’ del Parmigianino e ‘Santa Cecilia dello stesso autore. Altri due oli su tela sono i celeberrimi ‘Martirio dei santi del Correggio e la ‘Schiava turca del Parmigianino che sono stati prestati direttamente dalla Galleria Nazionale per concessione del Polo Museale dell’Emilia Romagna. “La mostra alle Scuderie – affermano dalla Galleria Nazionale – è un momento di valorizzazione importante per Parma e per la sua arte: è per questo che abbiamo concesso questo prestito di opere così prestigiose. Per un p0′ mancheranno dalla Galleria ma pazienza, vediamo il lato positivo: ci aspettiamo un aumento di presenze turistiche in città e in Galleria“.

IMG_0052IL RINASCIMENTO PARMIGIANO ALLA CONQUISTA DELL’EUROPA – Il Rinascimento parmigiano, secondo studi ormai da tempo avviati, viene fatto partire con l’arrivo del Correggio a Parma intorno al 1520 quando questi riceve la committenza per gli affreschi della camera della Badessa nel monastero di San Paolo. I protagonisti di questo fecondo periodo furono artisti, giovani, che dimostrarono di conoscere molto bene le novità che provenivano da Firenze, Roma e Venezia. In particolare, quella che dal Settecento gli storici dell’arte hanno chiamato Scuola di Parma, fu costituita da coloro che si formarono guardando il Correggio al lavoro soprattutto in San Giovanni Evangelista; tra questi c’è anche un giovanissimo Parmigianino proveniente dall’unica bottega presente allora a Parma: quella della sua famiglia. Si può dunque, a ragione, definire Correggio come il capostipite di una scuola di artisti che poi ebbe un successo europeo, arrivando a influenzare anche i pittori fiamminghi. Il pittore emiliano dette dimostrazione di un’acquisita e straordinaria maturità artistica, una geniale sintesi della grande tradizione rinascimentale che prendeva le mosse dal suo maestro Mantegna e si consolidava attraverso i modelli di Leonardo, Michelangelo, Raffaello e dei veneziani come Giorgione. In generale, lo stile del Correggio è una originalissima interpretazione della lezione dei grandi che farà di lui uno dei pittori più illustri e celebrati del tempo.
800px-Parmigianino_-_Madonna_con_Bambino_e_angeli,_detta_Madonna_dal_collo_lungo_-_Google_Art_ProjectElisabetta Fadda, professore associato presso il Dipartimento di Lettere, Arti, Storia e Società della nostra Università tra i curatori del catalogo della mostra romana che contiene un suo saggio intitolato ‘Parmigianino, mio amicissimo a Roma’ racconta legami e meriti dei due artisti: “Correggio e Parmigianino sono insieme nominati nelle ‘Vite’ del Vasari, accanto a Leonardo, Raffaello e Michelangelo, come gli iniziatori della cosiddetta Maniera Moderna, uno stile che caratterizzò tutto il Cinquecento, famoso per la sua erudizione, per la sua ricercatezza e raffinatezza. Correggio venne nominato per la sua pittura piena di grazia: l’unico leonardesco capace davvero di recepire la sua lezione. Poi c’è il Parmigianino, colui che alla grazia di Correggio ha aggiunto un eccesso di grazia e alla regola una licenza; insomma Vasari usa una serie di perifrasi per ricordarci che il Parmigianino è l’inventore del manierismo.” Un manierismo che poi diventa a tutti gli effetti europeo arrivando fino a Fontainebleau e a Praga. “Sono tantissimi i pittori fiamminghi che vengono a studiare a Parma; Kare van Mander, nel suo famoso volume sulla vite dei pittori fiamminghi (Libro della pittura, 1604) scrive che tanti arrivano, per imitare il Parmigianino e tra questi quello che diventerà poi il pittore dell’imperatore Rodolfo II: Bartholomäus Spranger. Carlo Cesare Malvasia, biografo dei pittori bolognesi, a un certo punto, addirittura, ci descrive la tendenza che molti artisti del tempo avevano di ‘imparmiggianizzarsi’, dice testualmente, nel senso di voler rincorrere quel modello stilistico che era nato a Parma dal talento del Parmigianino.”.

bambiniALCHIMISTA? NO, SFORTUNATO – Ogni volta che si pensa al Parmigianino è prassi rifarsi immediatamente agli affreschi in san Vitale a Fontanellato, alla stufetta di Diana e Atteone e al suo contenuto esoterico. Di fatto il nome del pittore parmigiano è spesso associato alla pratica dell’alchimia. “Impropriamente. Si tratta di un retaggio anacronistico della storiografia degli anni Settanta, quando di faceva psicanalisi dell’arte. È un’errata interpretazione del manierismo che, in quel periodo, si faceva corrispondere ai tratti caratteriali dell’artista.” puntualizza Fadda. La realtà è che non esistono documenti che attestano che Parmigianino fosse un alchimista né che lo fossero i suoi committenti ad eccezion fatta dell’Albio Parmense, un professore parmigiano insegnante di anatomia.
“Una cosa sola è certa più studio Parmigianino e più mi rendo conto che si è trattato di un talento tanto straordinario quanto perseguitato dalla sfortuna”. La biografia del pittore è affettivamente costellata di attese e disattese, glorie e cadute, incontri fortunati e altri decisamente meno: il suo viaggio a Roma, la scoperta del suo talento (viene scambiato per Raffaello redivivo), le promesse di committenze favolose, il sacco di Roma, un rapimento, il viaggio a Bologna dove viene anche derubato dei suoi disegni; e poi c’è l’arrivo a Parma dove le cose non vanno meglio. C’è la committenza della Steccata. Intasca i soldi in anticipo ma poi succede qualcosa. “Il Parmigianino della Steccata dimostra di aver assimilato perfettamente la lezione romana della ‘Domus aurea; è vero che riesce a fare solo la parte del sott’arco ma si tratta di un capolavoro di una bellezza impressionante. Lui era un perfezionista e il suo lavoro richiedeva tempo e dedizione. Evidentemente fu questo che non gli permise di rispettare i tempi. D’altra parte la storia dell’arte è piena di casi del genere ma di solito prevale sempre il buon senso; Parma invece non fu per niente indulgente con il suo talento, finì addirittura in galera per questo … un caso rarissimo” dice Fadda.
Fu a seguito delle vicende della Steccata che Parmigianino si trovò nei guai con la giustizia; dovette farsi difendere da un avvocato bolognese che si chiamava Bonifacio Gozzadini. Lo ripagò con un dipinto che oggi è agli Uffizi: La Madonna di San Zaccaria (olio su tavola, 1533 circa) e anche questo lo si potrà ammirare a Roma alla mostra delle scuderie.

 

di Michele Panariello

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