La sua firma su tutta Parma: 16 eventi per Maria Luigia

AL VIA LE CELEBRAZIONI DEL BICENTENARIO LUIGINO, UN'OCCASIONE STORICA PER FAR LUCE SULLA BUONA DUCHESSA VENUTA DA LONTANO

untitled Parma, aprile 1816: per la città ducale una vera e propria cesura. Maria Luisa d’Austria, detta poi, per decreto, Maria Luigia di Parma, fa il suo ingresso trionfale in città. Da quel momento tutto cambia. Costruisce il Nuovo Teatro Ducale, oggi Teatro Regio, il cimitero della Villetta, il Ponte sul Taro, il Convitto che prende il suo nome, interviene sulla biblioteca impreziosendola di manoscritti unici al mondo, crea un suo profumo, la Violetta di Parma, combatte un’epidemia di tifo e legifera a favore delle ragazze madri, impone un nuovo e avanzato codice civile, riorganizza l’Università.  Come poteva Parma dimenticare?
E così, a duecento anni esatti dall’arrivo della duchessa, prendono il via ufficialmente le celebrazioni che si protrarranno per tutto il 2016 con mostre, conferenze divulgative, concerti, concorsi, spettacoli, dibattiti e convegni. Per l’occasione è stata azionata un’enorme macchina culturale, una mobilitazione totale che vede in prima linea il Comune, la Provincia, il Museo Glauco Lombardi, la Rocca San Vitale, il Teatro Regio, l’Archivio di Stato, la Galleria San Ludovico: la lista sarebbe ancora lunga. Perchè qui tutto ha il sapore di Maria Luigia: “Una soave ossessione” l’ha definita Luca Goldoni uno dei suoi più illustri biografi; “Te la trovi ovunque: le hanno intitolato vie, musei, scuole, negozi, pietanze e dolci” aggiunge.


salone2_huge_it_small_gallerySEDICI MOSTRE, SEDICI LUOGHI, SEDICI TEMI
– Le celebrazioni sono organizzate attorno alla ricorrenza del numero sedici; su www.marialuigia2016.it è possibile reperire tutte le informazioni necessarie.
All’interno di un percorso di scoperta le sedici mostre sono organizzate in altrettanti luoghi della città e della provincia e illustrano aspetti inediti della vita della Duchessa. Fino al 25 settembre, ad esempio, sarà possibile ammirare la mostra ‘Maria Luigia e Napoleone – Testimonianze’ al museo Glauco Lombardi: un allestimento che racconta di una donna giovane e sola, privata del suo primo marito e del suo primo figlio e che, costretta in terra straniera, deve affrontare l’amministrazione di un territorio difficile.
Fino al 19 giugno, nella Rocca di Sala Baganza, sono in mostra gli oggetti personali che la duchessa soleva portare con sé ogni volta che si trasferiva in quello che lei aveva eletto come suo “luogo del cuore”. Altre mostre sono dedicate all’impegno culturale di Maria Luigia per Parma: in Biblioteca Palatina è illustrato l’amore della duchessa per questo luogo che fu oggetto dei suoi programmi di ampliamento e di arricchimento librario: il preziosissimo manoscritto autografo De prospectiva pingendi di Piero della Francesca fu un acquisto voluto proprio da Maria Luigia.
Ho nelle mani il modo per rendere felice quattrocentomila anime: di proteggere le scienze e le arti … I parmigiani, melomani e gourmet, non chiedono di meglio come programma politico” così scriveva Maria Luigia nel 1816 in una lettera inviata ai suoi familiari.
Tra i luoghi d’interesse, il complesso delle suore Vincenziane voluto dalla Duchessa agli inizi degli anni ’40 dell’Ottocento che doveva servire ad assistere i malati dell’Ospedale Vecchio. Analoghe opere furono volute e realizzate in tutta Parma: gli ospizi della Maternità, dei Pazzerelli, degli Incurabili e degli Esposti sono tutte testimonianze di un ducato attento ai bisogni della popolazione: non per altro Maria Luigia fu amatissima dai parmigiani, furono loro che cominciarono a chiamarla ‘buona duchessa’.

palatina002_huge_it_small_galleryL’ALTRA MOGLIE DI NAPOLEONE – In quel lontano aprile del 1816, Parma era una città in ginocchio: il devastante debito pubblico, le profonde divisioni politiche e le epidemie rendevano la città ingovernabile. I parmigiani videro in lei la ‘donna nuova’. Maria Luigia, di sangue nobilissimo, figlia d’imperatori, giungeva a Parma per volere del Congresso di Vienna che affidò a lei, a seguito della capitolazione di Napoleone, suo marito, il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla. Vi rimarrà fino al 12 dicembre del 1847 quando morì di una pleurite asmatica.
Ma chi era veramente Maria Luigia? Abile tessitrice di trame diplomatiche o vittima di un matrimonio politico? Deborah Jay è un avvocato londinese innamorata dell’Italia e della nostra lingua; circa un ventennio fa, come lei stessa racconta, riceve una vera e propria vocazione da una donna importantissima ma inesorabilmente oscurata dalla gigantesca figura del suo primo marito: Maria Luigia. Da quel giorno decide di diventare biografa della duchessa. Sabato 20 aprile scorso, al Museo Glauco Lombardi, è stata presentata la sua biografia ‘Napoleon’s Other Life’: “Ho riflettuto su quelli che potevano essere i sentimenti di una giovane donna straniera, le sue speranze, i suoi traumi e so che c’era un sogno che deve aver eclissato tutti gli altri: voleva suo figlio al fianco per poterlo crescere in pace.” La storia racconta che il Congresso rifiutò di concedere Parma a Maria Luisa e a suo figlio, visto come un pericoloso idolo per la rinascita del bonapartismo, così i ducati furono concessi alla sola donna impedendole di portare il bambino in Italia. Maria Luigia visse questa lontananza come un trauma: “Ho cercato di immaginare quanto sarà stato grande il dolore di Maria Luigia nel momento in cui è stata costretta ad allontanarsi da suo figlio Franz, che non potè mai più usare il suo nome di battesimo, Napoleone, così sgradevole alla corte austriaca. Deve essere stato davvero un trauma trasferirsi così lontano, a sei settimane di viaggio.” Deborah Jay, che dell’empatia ha fatto la cifra stilistica del suo testo, racconta: “Potevo capire i suoi conflitti che doveva sopportare … Scrivendo all’amica Vittoria dice: ‘… non si parla altro che di divorzio di Napoleone. Lascio parlare tutti e non mi inquieto di niente, compiango soltanto la povera principessa che egli sceglierà, giacché sono sicura che non sarò io che diverrò la vittima della politica’.

13062992_1172938362751123_6817920497417951930_oIL TEATRO REGIO E MARIA LUIGIA –  ‘Il Nuovo Teatro Ducale al tempo di Maria Luigia’ è la mostra evocativa allestita al Teatro Regio di Parma e aperta fino al 13 maggio. Il percorso è figlio di un attento sforzo di ricerca di reperti ma anche di ricostruzione storica: “Abbiamo iniziato a lavorarci a dicembre io – racconta la curatrice Rossella Ronca – e lo storico della musica Giuseppe Martini facendo ricerche alla Casa della Musica e al Glauco Lombardi; la Biblioteca Palatina ci ha fornito il volume del Nicolosi che contiene i disegni originali del teatro. Ma ci siamo rivolti anche a privati come la famiglia Della Rosa Prati e il signor Olivieri che ci ha affidato tre stampe: due con i disegni di Paolo Toschi e una con quelli del Borghesi”. La mostra intende evocare i passaggi della duchessa all’interno del teatro, compresi quelli in cui, secondo voci mai dimostrate, incontrava i suoi amanti. La mostra racconta anche la volontà della duchessa di costruire il Regio: “Ha sempre amato la musica. In alcune lettere scrive del suo disappunto quando si recava agli spettacoli in compagnia di Napoleone perché sembra che non fosse un conoscitore della materia per cui di scarsa compagnia” dice Ronca, che aggiunge: “Siccome Vienna finanziò solo una piccola parte del progetto, Maria Luigia dovette muoversi prontamente per trovare sponsor nell’aristocrazia cittadina”. Il teatro fu per la duchessa un luogo per fare politica. La struttura a ordini era ideale per stabilire i ranghi: il palchetto reale era concepito come posto riservatissimo; il secondo ordine, denominato ‘nobile’, era riservato all’aristocrazia e non a caso era anche quello più illuminato e decorato; l’ultimo livello, quello per i poveri, era anche quello frequentato dai carbonari, collocarli a quel livello detto ‘loggione ‘ era anche un modo per controllarli. Per incentivare la frequenza, Maria Luigia fece applicare tariffe molto basse ma quando nemmeno questo bastò, fece preparare dei pasti caldi da distribuire durante gli intervalli degli spettacoli. Di fatto creò così una vera e propria generazione di raffinati ascoltatori, i ‘loggionisti’. E se oggi i loggionisti parmigiani sono considerati in tutto il mondo come tra i massimi esperti d’opera, beh, anche quello è merito suo.

 

di Michele Panaeriello

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