Ciao campionessa: l’addio al basket di Francesca Zara dopo 30 anni

DA VICENZA A PARMA PASSANDO PER SEATTLE E DAL TRIONFO IN EUROLEGA

Francesca Zara 1Per uno sportivo, quando arriva il momento di appendere gli scarpini al chiodo, non è mai facile. Tanti anni di carriera, di sacrifici e di passione lasciano spazio a un vuoto apparentemente incolmabile. E inizia una nuova vita, con la speranza di riuscire a porsi nuovi, intriganti, obiettivi.
Se il basket americano ‘piange’ l’addio di Kobe Bryant, la pallacanestro italiana femminile celebra il ritiro di Francesca Zara.
Nata a Bassano del Grappa nel ’76, la Zara muove i primi passi nelle giovanili di Schio prima di essere acquistata da Vicenza a soli 11 anni. La play-guardia, che tra i tanti risultati ottenuti può vantare ben 124 presenze con la Nazionale italiana, vive una carriera da vincente ma soprattutto da giramondo. Oltre ad aver giocato in diverse squadre italiane (Comense, Napoli, Parma e Umbertide su tutte), la giocatrice veneta ha anche militato nelle fila di Valenciennes (Francia) e Spartak Mosca (Russia, vincendo anche l’Eurolega nel 2007), ed è stata una delle poche professioniste italiane ad approdare nella WNBA, lega femminile del basket americano, con la canotta dei Seattle Storm.
“Il momento più emozionante della mia carriera, oltre alla gioia di poter far parte della Nazionale, è stato quando sono stata selezionata da Seattle: per me ha rappresentato l’apice della carriera. In America – afferma la Zara – hanno un’altra concezione dello sport, lo vivono molto più come divertimento, ogni partita è uno show sia dentro che fuori dal campo; già dal college accrescono questo tipo di cultura sportiva e anche per questa dedizione a livello atletico c’è un abisso rispetto al basket europeo”.

L’ex Lavezzini, dopo trent’anni di onorata carriera, ha deciso di dire basta e lo fa spendendo parole al miele per il basket che, in tanti anni, più che uno sport è diventato per lei uno stile di vita: “Non è facile smettere. Per trent’anni, tutti i giorni, ho vissuto di basket. Mi son sempre posta degli obiettivi, settimanali o stagionali che siano, e la mia vita era fatta totalmente di basket. Mi ritengo fortunata per questo. Ora inizia una nuova parte della mia vita e il ritiro, pur essendo difficile da assimilare, ha anche degli aspetti positivi: se è vero che è la pallacanestro mi mancherà, lo è anche il fatto che dopo tanti sacrifici avrò la possibilità di passare più tempo con i miei cari, però non nascondo che all’inizio non sarà facile cambiare abitudini”.

Francesca Zara, nel corso della sua lunga carriera, ha vissuto in prima persona i vari cambiamenti che il basket, femminile e non, ha subito.Francesca Zara 2 E’ noto che la crisi economica sia un colpo allo stomaco anche per lo sport, molte società faticano a resistere, tante altre falliscono e difficilmente si riescono a raggiungere buoni risultati. La Lavezzini Parma, giunta alla quarantesima partecipazione consecutiva nel campionato di Serie A1, negli ultimi anni è stata capace di restare a galla nonostante le difficoltà, raggiungendo i play-off ben quattro volte nelle ultime cinque stagioni e chiudendo questo campionato al sesto posto.
Dopo aver eliminato il Vigarano, la squadra di coach Mauro Procaccini si è dovuta arrendere a Ragusa nei quarti di finale, decretando così la fine della sua stagione. “La sconfitta contro Ragusa poteva essere preventivata e ci riteniamo comunque soddisfatte del sesto posto. In un momento difficile come quello che sta attraversando il nostro Paese bisogna puntare molto sui giovani, Parma è stata brava nel mantenere sempre il settore giovanile ad alti livelli ottenendo nel tempo ottimi risultati e lavorando sempre duramente e con costanza. Con un budget ridotto bisogna sapersi muovere bene, investire attentamente e nelle giuste cose. Io credo che sia molto importante puntare su uno staff di alto livello: fisioterapisti, preparatori atletici ed assistenti sono spesso sottovalutati ma rappresentano una grande risorsa per la squadra, Parma ha investito in questo ambito ed i risultati si sono visti: il sesto posto di quest’anno era difficile da ipotizzare all’inizio del campionato”.

Il basket femminile, e non solo, appartiene a un mondo controverso, l’attenzione mediatica è minima e la considerazione che in molti hanno delle atlete è spesso sgradevole e ricca di pregiudizi. Nel corso degli anni è stata una disciplina spesso denigrata e soggetta di offese sessiste, e chi di dovere non ha fatto molto per smussare questo tipo di pensiero, purtroppo, comune.
Perché la pallacanestro, così come ad esempio il calcio o il rugby, è visto da molti come uno sport per uomini, e tante ragazze potrebbero essere scoraggiate nell’approcciare con questo mondo, soprattutto se ai vertici delle organizzazioni c’è gente che invece di condannare alcune uscite fuori luogo, è ‘attore protagonista’ di certe affermazioni.
E’ il caso di Felice Belloli, ex presidente della Lega Nazionale Dilettanti, che non più di qualche mese fa, durante un Consiglio del Dipartimento Calcio Femminile, si era espresso così: “Basta, non si può sempre parlare di dare soldi a queste quattro lesbiche”.
zara 3Senza addentrarsi troppo nel contesto (le sue poche parole bastano ed avanzano per tirare le somme), viene spontaneo immaginare quanto una donna possa sentirsi discriminata in certi ambiti e quanto tutto ciò faccia male al movimento sportivo femminile. “Nel nostro ambiente – dice Francesca Zara – tutte le posizioni di potere sono occupate da uomini. Spesso e volentieri, a parità di merito, i ruoli che sono stati assegnati agli uomini non sono stati assegnati alle donne, e questo fa storcere il naso. Basket maschile e femminile vengono quasi visti come due sport diversi e chi doveva fare qualcosa per modificare questa visione sicuramente non ha fatto abbastanza. Io consiglio comunque alle ragazze di avvicinarsi a questo ambiente: il basket è uno sport completo dal punto di vista atletico, di fantasia, creativo, hai libertà di esprimerti ed è bello far parte di una squadra perché impari a convivere con i compagni e a lottare insieme per un obiettivo comune, cosa importantissima per un giovane”.

Ora, come già detto, inizia una seconda vita, e la campionessa veneta è già pronta a raggiungere nuovi traguardi: “In questi anni sono cresciuta molto, ho vissuto bellissimi momenti, ma ho anche affrontato periodi difficili come quello dei due infortuni consecutivi al ginocchio all’età di 18 anni che mi hanno fatto capire molte cose. Resterò in questo settore, collaboro già con un centro di fisioterapia per la rimessa in campo degli atleti ed un obiettivo importante che ci siamo posti è quello di realizzare uno spazio per dare la possibilità di svolgere attività motorie ai disabili”.

 

di Simone Zurlo

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