Sotto lo stesso tetto: vita negli studentati dell’Er.Go

VIAGGIO NELLE RESIDENZE UNIVERSITARIE DI PARMA

Sala studio VolturnoVita notturna, infinite pause caffè, voci di corridoio (e in corridoio), solidarietà pre-esame e cene intime che si trasformano in megafeste. E poi ancora rendez-vous in portineria, nuovi incontri in ascensore, scherzi ai vicini, amori e discordie da reality show e campanelli e telefoni in camera che squillano sempre nei momenti meno opportuni. Sono queste le prime cose che vengono in mente agli studenti universitari, quando sentono quella magica parola, ‘studentato’. Ed è ciò che succede quotidianamente nella maggior parte delle strutture parmigiane gestite da Er.Go, azienda regionale per il diritto agli studi superiori, nata nel 2007, che ogni anno assegna posti letto agli studenti fuorisede in base al reddito familiare e al merito.

“COME UNA FAMIGLIA” – “Nello studentato sto benissimo, anche se ho dovuto avere una grande capacità di adattamento, indispensabile per ogni tipo di convivenza. Con alcuni ragazzi – racconta Antonio, studente siciliano ospitato nella residenza Cavestro, in piazzale Bertozzi – si è subito creato un gruppo molto affiatato e adesso viviamo come una vera e propria famiglia: mangiamo insieme nella cucina del piano, studiamo insieme in sala studio, facciamo la pausa caffè alle macchinette. Avevo già vissuto in uno studentato in Sicilia, ma non era la stessa cosa: lì tutti i residenti erano siciliani e nel weekend – continua Antonio  ognuno tornava a casa propria; non c’era interesse e modo di creare legami così forti. Ma qui è diverso. Qui ci viviamo davvero, anche il sabato e la domenica, e condividiamo davvero”.  Sara, studentessa di biotecnologie, aggiunge: “Da quando vivo nello studentato, ho imparato a riconoscere i dialetti di quasi tutte le regioni d’Italia, per non parlare del fatto che mi sono divertita tantissimo a scoprire modi di dire, modi di fare e abitudini di persone che vengono da tutto il mondo. Alcuni adesso li ho anche fatti miei”.

MULTICULTURA ‘FATTA IN CASA’ – Le residenze di Er.Go ospitano circa 600 studenti di diversa provenienza. Quest’anno, oltre ai 412 ragazzi che hanno confermato l’assegnazione degli anni precedenti, sono entrati 115 matricole, 68 studenti di anni successivi al primo e altri ospiti temporanei (secondo bando o convenzione). Di tutti loro, 216 sono stranieri: la stragrande maggioranza arriva dal Camerun, ma c’è anche chi proviene dall’Albania, dall’Iran, dal Libano, da Israele, dalla Tunisia, dalla Cina, dalla Colombia, dal Togo, dal Congo, dal Senegal, dal Gabon, da Haiti. Vivere in uno studentato, dunque, significa anche vivere in un contesto multiculturale, confrontarsi e condividere spazi ed esperienze con persone diverse, e fare della diversità una fonte di ricchezza. La portinaia Roberta della residenza Volturno, in via Rossellini, dice che “negli ultimi anni è aumentato il numero dei Paesi di provenienza. Ed è aumentata anche la voglia di integrarsi: gli stranieri tendono a creare sempre meno dei gruppi chiusi, e i ragazzi italiani sono sempre più curiosi di scoprire nuove culture. Coinquilini di nazionalità diverse diventano spesso buoni amici e chiedono di continuare a vivere insieme gli anni successivi”.

LE REGOLE DEL QUIETO VIVERE – Ma per vivere bene in una grande famiglia, è necessario anche seguire delle norme. I residenti sono infatti tenuti a conoscere e a rispettare il regolamento delle residenze universitarie. Essi devono tenere puliti e in ordine locali e arredi; mensilmente viene anche effettuata una verifica delle condizioni di pulizia, igiene e manutenzione delle camere da parte dei portinai. Nei periodi di vacanze estive e natalizie una sola residenza rimane aperta per accogliere gli studenti che rimangono a Parma; tutti gli altri sono tenuti a liberare le proprie camere. Uno dei punti del regolamento che alcuni studenti fanno fatica ad accettare è quello dell’ospitalità notturna, autorizzata per un massimo di tre giorni al mese soltanto a chi ha una camera doppia (in caso di assenza del coinquilino e di consenso di quest’ultimo). Gli altri, invece, possono avere solo ospiti diurni, dalle 8.30 del mattino a mezzanotte. Il problema è stato presentato alla dott.ssa Rosa Simonetti, Responsabile dei Servizi per l’Accoglienza e coordinamento della Sede territoriale di Parma, la quale presenterà alla sede centrale di Bologna la proposta, avanzata dagli studenti, di estendere la possibilità dell’ospitalità notturna (negli stessi termini in cui è concessa agli studenti delle camere doppie) anche a chi ha una camera singola in miniappartamenti. Un servizio molto apprezzato è invece quello della portineria, in alcuni alloggi 24 ore su 24. Per qualunque emergenza, infatti, i portinai sono sempre lì, pronti a risolvere i problemi degli studenti. C’è qualcuno più pignolo, che si limita a far rispettare il regolamento in modo quasi maniacale – e a fare segnalazioni “per mezzo bicchiere d’acqua svuotato in corridoio, definendolo ‘gavettone’”, come ci racconta uno studente – ma tanti altri sono molto disponibili e talvolta gli studenti instaurano con loro un vero e proprio rapporto amichevole. “Ogni tanto, se abbiamo voglia di fare una pausa, scendiamo giù e facciamo due chiacchiere con i portinai”, dicono nella residenza Volturno.

Volturno esternoA MISURA DI STUDENTE – E proprio alla Volturno, l’iniziativa di alcune portinaie garantisce un ambiente molto accogliente per i residenti.  “Cerchiamo il più possibile di rendere questa struttura simile a una vera casa, attraverso accorgimenti che potrebbero sembrare banali, ma che creano un’atmosfera familiare: le piante nei pianerottoli delle scale, un piccolo orto nel giardino, le decorazioni per halloween o per natale”. La portinaia Roberta ci illustra poi dei servizi in più offerti, su loro iniziativa, agli studenti. “Tutto è cominciato con un book sharing nelle sale studio, che sono state dotate di librerie in cui mettere a disposizione libri e dispense universitarie. Poi si è pensato di allargare il principio anche a libri di narrativa, di intrattenimento. Così è nata una piccola ‘biblioteca’, che ha luogo proprio in portineria. È fatta di circa 200 libri (ricevuti attraverso donazioni) che possono essere presi in prestito dai residenti, senza termini di scadenza. Magari non ci saranno gli ultimi best seller, ma è sempre una risorsa in più per chi vuole concedersi una sera di lettura e non ha modo o voglia di andare a prendere un libro nelle biblioteche del centro”.

PORTAVOCE E PROBLEMI QUOTIDIANI – In generale il livello delle strutture è piuttosto alto, anche se ovviamente ci sono dei ‘ma’. Tra i problemi più gettonati, lamentati dagli studenti, l’inefficienza della connessione internet (che si spera venga risolta presto attraverso una nuova connessione in fibra ottica) e le lavatrici a gettoni, a volte mal funzionanti, e numericamente insufficienti (una per circa 60-80 utenti) che costringono gli studenti a fare a gara per trovare una lavatrice libera, soprattutto nel weekend. Inoltre, per alcune delle residenze che hanno le cucine comuni, gli spazi e gli elettrodomestici non sono adeguati al numero di persone che ne usufruiscono. Giovanni, studente di ingegneria che vive nella residenza Cavestro spiega che “alcune cucine funzionano bene solo perché i ragazzi che le usano riescono a organizzarsi puntigliosamente e ciascuno di loro rispetta norme di buona convivenza e turni di pulizie. Ma altre sono un disastro, e a volte i portinai sono costretti a fare una multa a chi non ha rispettato il turno di pulizia o chiudere a chiave la porta finché qualcuno non ripristina l’ordine”. Qualcuno, soprattutto nelle residenze più datate, si lamenta poi di bagni troppo piccoli (e a volte senza piatto doccia), qualcun altro dell’assenza di balconi, altri ancora della mancanza di soluzioni per il caldo estivo e di freezer. Impeccabile, invece, risulta la residenza più nuova, quella di San Pancrazio, che offre agli studenti cucine comuni enormi, camere e bagni funzionali al massimo, frigoriferi dotati di freezer, e persino condizionatori che riscaldano d’inverno e rinfrescano d’estate. Il suo unico difetto è la posizione scomoda, fuori da Parma, che d’altro canto favorisce una maggiore socializzazione tra i ragazzi. Alessio, studente di economia, che ha vissuto lì qualche anno fa racconta un po’, anche nostalgicamente, di questa ‘vita comunitaria’:  “Ricordo quando abbiamo visto cadere i primi fiocchi bianchi, noi abituati al sole della Puglia, della Sicilia, che siamo scesi tutti giù a fare pupazzi e battaglie di palle di neve. Ricordo i venerdì sera, quando si usciva tutti insieme e si rientrava tutti insieme a causa del vincolo del prontobus, unico mezzo disponibile per muoversi da lì. E ricordo i cenoni e le feste nelle maxicucine dove ci divertivamo nelle fredde sere d’inverno”.

I problemi riscontrati nei vari alloggi sono stati fatti presenti alla dottoressa Simonetti, la quale si è mostrata disponibile a prendere in considerazione i disagi dei ragazzi. Proprio da lei è nata la proposta di scegliere dei portavoce per ogni residenza, che possano incontrarla periodicamente per fare un reso conto di ciò che non va e cercare insieme delle soluzioni. D’altro canto in ogni casa e in ogni famiglia nascono i problemi: l’importante è che tutti cerchino di venirsi incontro. Così si vive anche a casa Er.Go.

di Martina Falzone, Billy Montacchini, Valentina Bocchi, Alice Caro, Guendalina Truden

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