Teatro Due vs Mibact sul Fus, Davide contro Golia

IL 13 OTTOBRE UDIENZA PER IL RICORSO ACCOLTO DAL TAR CHE HA BLOCCATO I FONDI, LA FONDAZIONE T2: "DAREMO BATTAGLIA"

Imibact-ministerol 13 ottobre 2016 sarà una data importante per il teatro a Parma. Non si parla di Festival Verdi, ma della battaglia che il Teatro Due ha ingaggiato contro il Mibact (Ministero dei Beni e delle Attività  Culturali e del Turismo) per il taglio dei contributi del Fondo unico per lo spettacolo (Fus). In quella data si terrà infatti l’udienza pubblica del Consiglio di Stato sul ricorso presentato dal Teatro Due e dal Teatro Elfo-Puccini di Milano contro il Mibact per il decreto Franceschini che, tra le altre cose, modifica in modo significativo l’organizzazione dei finanziamenti statali di 406 milioni di euro l’anno stanziati per il teatro, la musica e la danza. Un decreto che ha riconosciuto il Teatro Due unico Tric dell’Emilia Romagna ma tagliando i contributi previsti e che, secondo le parole di Paola Donati, direttrice della Fondazione Teatro Due, sarebbe “pervaso da uno spirito liberticida rispetto alla creazione artistica“. Ad essere contestati sono “algoritmi e formule” alla base della distribuzione dei finanziamenti, ritenuti “strumenti di massima arbitrarietà che danno un ottimo alibi alla politica e alla burocrazia per nascondersi dietro all’apparente oggettività numerica”. Tra i tanti appelli ricevuti, sono stati proprio quelli dei due teatri, parmigiano e milanese, ad essere stati accolti dal Tar del Lazio, determinando il blocco parziale del Fus e una situazione d’incertezza per tutto il settore. La battaglia che vede il ministero contrapposto ai ‘piccoli’ teatri, dopo la bocciatura del decreto, è ora in mano al Consiglio di Stato che, a seguito dell’impugnazione del Mibact, ha sospeso la sentenza del Tar del Lazio sbloccando in parte i finanziamenti in attesa di discutere nel merito il ricorso.

Tabella FusL’ANTEFATTO – Nell’estate del 2014 il Senato ha approvato il decreto proposto dal ministro alla cultura Dario Franceschini. Questo, soggetto poi ad ulteriori modifiche fino alla versione definitiva del giugno 2016, stabilisce che il contributo di 67.131.450,05 euro per lo spettacolo (parte del sovracitato Fus) sarà diviso tra i sette Teatri nazionali a cui sono destinati 14.650.000,00, i diciannove Tric (Teatri di rilevante interesse culturale) che avranno 16.150.00,00, e poi imprese di produzione, centri di produzione, festival e altre istituzioni culturali.
Un passo importante, secondo il ministro Franceschini, soddisfatto dell’approvazione. “Il decreto Cultura e Turismo è ora legge, con alcune migliorie significative al testo originale frutto del dibattito parlamentare. Finalmente anche in Italia ci sono strumenti fiscali adeguati per sostenere la cultura e rilanciare il turismo.” FranceschiniSecondo il ministro “Questa legge abbatte due barriere: quella del rapporto tra pubblico e privato e quella della separazione tra la tutela e la valorizzazione che per troppo tempo hanno monopolizzato il dibattito italiano. Adesso non ci sono più scuse: veniamo da anni di tagli, è arrivato il momento di investire”.

LE REAZIONI – Sul dove investire, però, non tutti la pensano allo stesso modo, Soprattutto i teatri minori appartenenti alla categoria Tric hanno alzato la voce davanti alla penalizzazione subita. Ad essere contestate sono infatti le lacune ravvisate nel decreto che si rivolgerebbe esclusivamente alle imprese prestando solo una marginale attenzione alle parti più ‘deboli’ del panorama artistico nazionale. Tra tutti, nel 2016 l’associazione Facciamolaconta, composta da attori, attrici e lavoratori dello spettacolo, ha presentato un contro-appello in merito dal titolo “Appello responsabile all’unità del settore”. E dai malumori si è passati ai fatti portando la questione nelle aule del tribunale. La redistribuzione, a seguito anche del ricorso del Teatro Due e del Teatro Elfo-Puccini, è rimasta bloccata, nonostante un tentativo di mettere al sicuro il decreto grazie all’emendamento del senatore Rampi in cui si specificava la portata “non regolamentare” dello stesso. In merito al ricorso, gli ‘oppositori’ hanno sollevato dubbi, ritenuti fondati dal Tar, sulla natura stessa del dm che, avendo portata amministrativa e non di regolamento, non sarebbe lo strumento adatto alla modifica dei criteri d’assegnazione dei fondi. Hanno contestato inoltre il sistema di giudizio utilizzato, dichiarandolo per nulla basato su criteri oggettivi. Il progetto di riordino economico ha quindi subito un ritardo e solo la metà dei fondi sono stati distribuiti, su sollecito del Consiglio di Stato che ha sospeso la sentenza del Tar. Bisognerà quindi aspettare la nuova data di ottobre per risolvere in via più definita la questione. A sostenere la causa e la posizione del Teatro Due c’è anche il Comune di Parma, che ha anche agito concretamente anticipando l’erogazione dei fondi comunali destinati annualmente al teatro. “L’amministrazione – ha commentato l’assessore alla cultura Maria Laura Ferraris – sostiene Teatro Due non solo come presa di posizione, essendo un teatro sotto la sua tutela, ma perché sinceramente convinto che il decreto non distribuisca i fondi in modo da favorire al meglio le potenzialità di tutti i teatri, anche di quelli più piccoli.”

DAVIDE CONTRO GOLIA  – I teatri che hanno preso posizione contro il ministero non agiscono solo per tutelare se stessi ma soprattutto come portabandiera per le tante piccole realtà che rischiano di soccombere alla legge dei grandi numeri; affinché il diritto di fare teatro non rimanga riservato solo a ‘chi se lo può permettere’. Quasi come la classica lotta ‘Davide contro Golia’, ma chissà che il 13 ottobre non sia proprio la data in cui i più piccoli avranno una prima rivincita contro i giganti.
“Da soli o in pochi non si può, ora è tutto nelle mani del Tar, perché prima di soccombere di fronte all’ingiustizia (di cui il taglio al contributo 2015 è solo un sintomo) noi daremo battaglia e ricorreremo se occorre alla Corte Europea”, parole della Donati.

 

di Fiorella Di Cillo, Silvia Stentella, Silvia Santospirito, Nicolà Barbuti

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