Avere vent’anni e un figlio: la gravidanza che ti cambia la vita

STUDIO, LAVORO, INDIPENDENZA ECONOMICA E AMICIZIE: STORIE DI GIOVANI MAMME

Essere mamme non è mai un ‘mestiere’ facile, soprattutto se oltre ad essere genitore si è anche giovani donne alla ricerca di un proprio futuro. Dopo gli studi si è subito portati a domandarsi quale percorso sia più giusto seguire, che sia una carriera universitaria o lavorativa, ma l’arrivo di un bambino può rivoluzionare le scelte.

Secondo un’indagine condotta dalla Sigo (Società italiana di ginecologia ostetricia) il 2,1% delle gravidanze in Italia sono portate a termine da giovani ragazze.

Ma che cosa vuol dire essere giovani mamme? “Anche se a volte il ruolo può non essere preso molto seriamente, proprio per il fatto di essere giovani, io penso che madri si diventa a qualsiasi età” risponde Laura, 27enne mamma di due bambini, di cui il primo, Andrea, avuto a 23 anni.

TESI E PANNOLINI – Per tutte le ragazze intervistate è stato un avvenimento meraviglioso, ma a dir poco inaspettato. “Non era così che avevo pensato alla mia vita. Sì, avrei voluto avere dei figli ma magari dopo essermi realizzata sia all’università che nel lavoro” confessa Chiara, 29 anni e mamma di Michele che di anni ne ha 10.

Invece, nel periodo della maternità, erano tutte studentesse, universitarie o addirittura liceali: “C’è stato un attimo di panico perché io stavo ancora studiando e avevo paura che mia figlia potesse ritardare un po’ i miei programmi” confessa Elisa, 26 anni, una laurea in lingua cinese e mamma di Martina dall’età di 23 anni.
Essere una mamma è impegnativo, ma essere una giovane madre studentessa lo è ancora di più. Alcune di loro, come Eleonora, 29 anni e mamma di Mia da due, hanno dovuto posticipare la data di laurea o perdere alcuni mesi di scuola. “Ho scritto la tesi nei primi cinque mesi di vita di Mia: la bambina dormiva un paio d’ore e io dedicavo tutte le mie energie alla redazione della tesi”. Altre invece, come Laura, hanno deciso di non frequentare le lezioni universitarie, concentrarsi sullo studio a casa per non lasciare il proprio bambino.

Molte facoltà italiane, infatti, danno, a tutte quelle giovani mamme che vogliono terminare la propria carriera universitaria la possibilità di sospendere gli studi, con il congelamento delle tasse. Questo permette loro di abbandonare temporaneamente gli studi senza rischiare di andare fuori corso e quindi di incorrere in tasse aggiuntive. In alcune è anche possibile prolungare la normale scadenza fissata per il raggiungimento minimo di crediti necessari ad ottenere una borsa di studio, in altre invece vengono attivati corsi in modalità e-learning o senza obbligo di frequenza, come ad esempio accade anche all’Università di Parma. Inoltre  l’Ateneo rimborsa a tutte le studentesse iscritte, che diventano madri tra novembre e la sessione straordinaria dell’anno accademico corrente, una parte della seconda tassa.

mamma-figlia-L’INDIPENDENZA ECONOMICA – L’organizzazione, prima nello studio e poi nel lavoro, è fondamentale. Conciliare gli impegni di mamma con le proprie esigenze lavorative “non è semplice – afferma Chiara – ma questo credo che non dipenda dall’età. E’ difficile a prescindere per tutte le mamme.” Le scuole e gli asili nidi sono un grandissimo aiuto, ma un ruolo importantissimo viene svolto proprio dalle famiglie di queste giovani coppie. “Senza di loro non saremmo riusciti a lavorare né io né mio marito” dice Claudia, 24 anni, mamma di Alessia e Melania, di 6 e 3 anni.
Un aiuto morale e non solo, soprattutto quando tutte hanno dovuto fare i conti con una situazione economica non proprio stabile.

La prima decisione  da prendere è stata quella dell’indipendenza: andare sotto un tetto proprio o restare a casa?
Alcune di loro hanno scelto di aspettare il termine della gravidanza e una maggiore stabilità economica: “Durante il periodo della gravidanza stavo dai miei – racconta Laura – Non sapevo dove andare, ma sapevo che una volta nato il bambino, con il mio compagno avremmo voluto una nostra intimità. Infatti, dopo tre mesi dalla nascita, siamo andati a vivere in un appartamento inutilizzato che ci ha dato mio suocero. Con le sue lezioni e qualche supplenza,  siamo riusciti ad affrontare le spese quotidiane, mentre i nostri genitori ci aiutavano con quelle più corpose”.
Per Chiara invece, la cui relazione non è andata a buon fine, la convivenza con i suoi genitori è stata  molto più difficile da gestire, soprattutto il suo ruolo di mamma single all’interno della famiglia. Però “non avendo un lavoro non potevo permettermi di non dar da mangiare a mio figlio, quindi è stata l’unica soluzione che potessi trovare”. Ancora oggi Michele vive con i nonni poiché, essendo Chiara una insegnante fuori sede, preferisce lasciarlo vivere in una situazione più stabile.

JOBS ACT? NO, JOB MOM – Il lavoro è stato uno degli aspetti più complicati che hanno dovuto affrontare. Sembrava come se il solo fatto di essere mamme, fosse già di per sé un fattore di scarto. Ad ogni colloquio fatto, la domanda che anticipava una normale conversazione di lavoro, era se le ragazze fossero sposate o avessero dei bambini: “Anche quando il mio CV era perfettamente in linea con la figura ricercata, anche quando la sede era vicina a casa, anche quando mi dicevano che cercavano proprio una come me, una volta svelata la ragione per cui la mia ricerca di lavoro avesse avuto inizio alcuni mesi dopo la laurea, la risposta era sempre ‘le faremo sapere'” confessa Eleonora. Per questo alcune di loro preferiscono non inserire nel curriculum questo loro aspetto o evitare di dirlo. Nascondere le mille capacità di una madre.

mamma e figliaADDIO SABATO SERA – La maternità ha influito notevolmente anche sui loro rapporti sociali. Avere un bambino vuol dire crescere e questo vuol dire cambiare abitudini, orari, priorità e a volte anche amicizie.
Chiara si sentiva in colpa a lasciare suo figlio con i nonni per uscire, quindi evitava di farlo: “Quando ne avevo voglia prima lo facevo cenare, lo mettevo al letto e poi magari mi facevo due ore per una birra con degli amici ma poi tornavo subito a casa”.
Molte delle loro amicizie ora sono con persone che a loro volta hanno avuto dei figli e spesso queste conoscenze sono nate proprio dopo che i bambini hanno iniziato ad andare all’asilo.
Eleonora spiega che “le uscite si sono ridotte drasticamente, per non dire azzerate. Ma è giusto che sia così: si tratta di evolversi, non di rinunciare a se stessi. Ho scoperto una nuova me, molto diversa da quella di prima ma anche molto più felice e completa”.

“Il sapere che c’è una persona che dipende direttamente da te, ti carica di responsabilità nel modo positivo, nel senso che tu devi dare il meglio non solo per te stessa ma anche per lei” spiega Elisa.
In fondo, a crescere insieme ai loro bambini, sono anche queste giovani donne.

 

di Niamke N. Lynda, Brozzetti Elena
Video realizzato da Marco Rossi, Francesca Iannello, Andrea Prandini

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*