Coinquilini del quarto tipo: oltre i limiti della convivenza

LE VOSTRE PEGGIORI STORIE

Foto CDM 3Alzino la mano gli studenti fuori sede di Parma. Siete tanti, lo sappiamo, e solo pochi di voi hanno le spalle abbastanza coperte da poter vivere da soli mentre la maggior parte starà dividendo un tetto con qualcuno. Ed eccoli lì, gli sventurati, i maledetti dalla provvidenza, che condividono i muri col peggio della razza umana: il ‘Coinquilino DM’, così come ribattezzato dalla rete.
Signore e signori, sciagurate e sciagurati, abbiamo raccolto il meglio del peggio delle vostre storie.

CI PENSO IO AL FREEZER! – “Estate. Il sole scalda i vetri dell’appartamento al Campus con impietosa intensità. Tre ragazzi si aggirano per le stanze, cervello cotto dalle radiazioni e una buona dose di esami in ritardo sulla tabella di marcia. La cucina ammobiliata di fresco offre un frigo e un freezer in un efficiente unico mobile ai limiti della stanza, di cui abusiamo fino allo sfinimento con bottiglie d’acqua e ghiaccio, nel tentativo di sfuggire al forno cubico del palazzo. Apri e chiudi, apri e chiudi, dopo qualche giorno ci accorgiamo del ghiaccio alle pareti che ha ridotto bene o male di un terzo la capacità del gelido elettrodomestico. Ma è solo quando si è talmente ridotto che a fatica riusciamo a cavarci lo spazio per le fettina della nonna di giù, che decidiamo a ribellarci al destino: qualcuno sghiaccerà il freezer per il bene della compagnia. Niente bastoncino più corto, niente conte iperboliche, si fa avanti il volontario: “Ci penso io al freezer!” Staccherà la presa e lo scongelerà? Introdurrà una bacinella di acqua calda per velocizzare il processo? Magari il fon può aiutare? Niente di tutto questo.
Il coinquilino ignorante brandisce un coltello da macellaio il cui manico rosso ancora aleggia nei miei incubi, si avvicina al freezer: impassibili entrambi. Lo apre, accumula velocemente il contenuto in una bacinella e inizia a picconare selvaggiamente il ghiaccio accumulato. Tremano i mobili, si narra che alcuni santi si siano affacciati alle porte del paradiso sentendosi così presi in causa, c’è chi propone di utilizzare la granella ghiacciata sul pavimento per improvvisare dei mojito, il lavoro prosegue alacremente. Fino a quel fatidico colpo: il freezer incassa malamente, sembra quasi accasciarsi e esala l’ultimo, copioso respiro di morte, che scopriremo solo in seguito essere freon direttamente dal sistema di raffreddamento del frigo. La diagnosi dopo una veloce ricerca su Google è inequivocabile: decesso irreversibile, la ferita non può essere curata, si decide di staccare la spina. Chiamata di rito al proprietario, altra sequela di improperi, il sole va a dormire con la promessa di tornare l’indomani ancora più agguerrito.
Si beve acqua calda dal rubinetto ma le fettine della nonna di giù alleviano il dolore.”

Matteo

LAVARSI LA COSCIENZA – “Potranno sembrare le persone più tranquille e ordinate che abbiate mai incontrato, eppure un giorno potreste sorprendere i vostri coinquilini a ripulire dei graffi neri sulla parete intonacata della cucina con una spugna grondante acqua. E voi finirete col trascorrere il resto del vostro soggiorno in quella casa fissando le macchie di umidità perenni sui muri e domandandovi che cosa avesse fatto di male, quell’intonaco, per andare incontro a una fine tanto ingrata.”

Giorgia

Foto CDM 1LA SORPRESA (MICA TANTO) DEL LUNEDI’ – “Devo ammetterlo, conoscevo già Paola prima di diventare un suo coinqulino. Una ragazza allegra, divertente e bizzarra al punto giusto da farmi accettare: io, lei e un’amica comune, Valentina, avremmo condiviso un appartamento.
Bisogna dire che sia il sottoscritto che Valentina non ignoravamo la sua sbadataggine. Perciò, quando entrambi fummo sul punto di partire per il fine settimana, badammo bene a essere chiari: “Paola, ricordati di gettare l’organico prima di andare in stazione. Mi raccomando, che è pieno e non può assolutamente rimanere lì tutto il weekend. Ti lasciamo anche un biglietto sul tavolo della cucina”. In risposta, mille esortazioni a stare tranquilli, sereni, a smettere di essere così pesanti.
Indovinate un po’ a chi toccò convincere l’allevamento di vermi a sloggiare dalla cucina, il lunedì mattina?”

Vincenzo

LA SCARAMANTICA – “Rachele era di quelle ragazze in cui non avevo fatto fatica a riporre la mia fiducia. Non avevamo assolutamente nessuna confidenza prima di convivere, ma durante i primi giorni mi aveva fatto un’ottima impressione. Studentessa di economia, carina, gentile e socievole, niente da recriminare. Finché non arrivò la prima sessione d’esami. Solo in quel momento la vera natura di Rachele venne a galla e la tranquilla ragazza con cui avevo concluso un contratto di locazione annuale – una condanna di ben 12 mesi, capite – si rivelò essere una seguace delle superstizioni a livello patologico.
La cara coinquilina era seriamente convinta che, affinché un esame potesse andarle bene quanto il precedente, tutto – ogni sua azione, decisione, singolo movimento – dovesse seguire il preciso corso degli eventi passati. Per almeno due settimane. Problemi suoi, verrà da pensare. Peccato che in casa non fosse più permesso toccare, spostare, chiedere, proporre, decidere nulla che non risultasse nella vecchia agenda. Occorreva muoversi quando lei non c’era e ottimizzare al meglio il tempo che trascorreva fuori, se si volevano evitare crisi isteriche e volenterosi attacchi d’ansia.
Alla fine, però, vinsi. La migliore crisi isterica la ebbi senza dubbio io, quando Rachele provò a impedirmi di gettare una dozzina di yogurt ammuffiti fino al nucleo adducendo la causale “C’erano quando ho passato l’esame di macroeconomia, non se ne andranno finché non passerò anche micro”. Oh certo, come no. Contaci.”

Alessandra

ENERGIA AL QUADRATO – “Sono una studentessa fuorisede che gode dei quieti piaceri di una convivenza equilibrata. Grazie alla varietà della vita, può anche capitare di trovare dei coinquilini davvero in gamba. Ma tenete alta la soglia dell’attenzione. O potreste ritrovarvi con due contratti di fornitura elettrica ugualmente innovativi e svantaggiosi, il primo recante la firma di una vostra coinquilina e il secondo dell’altra, stipulati a pochi giorni uno dall’altro a vostra completa insaputa.”

Marta

Foto CDM 2LA CINQUANTENNE – “Ho pensato che dividere un appartamento con tre studentesse ed una lavoratrice, di cinquant’anni, potesse essere una buona soluzione. Ero assolutamente convinta che avere una donna adulta in casa avrebbe potuto impedire tanti dei bisticci che i miei amici mi avevano raccontato. Compresi di essermi sbagliata poco dopo.
Un pomeriggio venimmo chiamate a raccolta dalla cinquantenne e, dopo averci fatto sedere, ci disse con candore che avevamo tutte una qualche malattia mentale, perché la casa andava pulita, una, massimo due volte al mese, anche perché eravamo donne e sporcavamo meno degli uomini. La diagnosi era stata scientificamente formulata dopo un attento studio del foglio dei turni di pulizia. Pretendere che lei, come ognuna di noi, potesse occuparsi di pulire una delle stanze comuni o di buttare la spazzatura, una volta a settimana, denotava una chiara forma di malattia mentale. Lei non poteva stressarsi con queste cose, aveva da fare.

La parte più emozionante della convivenza iniziò a fine giugno. Il segnale che qualcosa stesse di nuovo cambiando arrivò in piena notte: tutte le pentole che avevamo negli armadietti si schiantarono per terra. Come essere svegliati da una Panda che si schianta contro una saracinesca. A detta sua, lei stava cucinando e le pentole erano cadute da sole. Io conclusi che probabilmente si fossero stancate di vivere con noi, per questo avevano tentato di suicidarsi. L’ironia non venne colta.

L’ultima settimana che visse con me e le mie altre coinquiline, decise di fare la doccia tutte le notti, dalle 3,30 alle 4,45 del mattino. Puntualissima, si introduceva nel bagno, chiudeva la porta a chiave e per un’ora e un quarto stava lì dentro. Non sarebbe stato un grande problema, se non fosse che in casa ci sono solo porte a vetri, che non attutiscono minimamente i rumori. Bussare alla porta era completamente inutile, non rispondeva. Sapevamo che fosse viva solo perché ogni tanto le cadeva qualcosa di mano o sbatteva contro la cabina della doccia. La terza sera, esauste, dopo aver bussato energicamente alla porta per diverso tempo, decidemmo di staccare la corrente, spegnere la caldaia e chiudere l’acqua. Dopo qualche peripezia riuscimmo a staccare la corrente e a spegnere la caldaia, ma scoprimmo che l’acqua si chiudeva dal bagno. Rimanemmo comunque in attesa, speranzose che uscisse presto. Rimase sotto la doccia più del solito. Il giorno dopo andammo a comprarci i tappi per le orecchie e lei continuò a lavarsi di notte.

Purtroppo mi persi il suo ultimo weekend di permanenza nella nostra casa e con lui anche la mia pentola per cuocere la pasta, che a quanto pare aveva deciso esser  sua.”

Silvia

 

di Alessandra Rizzoli, Silvia Stentella e Matteo Buonanno Seves

Foto dalla pagina facebook ‘Il Coinquilino di Merda’

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