Legionella, minaccia silenziosa scovata nella torre di evaporazione

CON IL NUOVO CASO SALGONO A 39 I CONTAGIATI, IL PUNTO SUI CONTROLLI E SICUREZZA

Legionella_batteriTrentanove i contagiati, con l’ultimo caso registrato nella giornata di lunedì 10 ottobre, sedici le persone ricoverate all’Ospedale Maggiore di Parma (nessuna delle quali in gravi condizioni) e due decessiTutto a causa di un batterio, la legionella pneumophila.
Questo microrganismo, presente in natura, prolifera nell’acqua e nelle zone umide, insinuandosi all’interno degli impianti idrici. Un batterio che, se non controllato, rischia di diventare un pericolo per i cittadini, al punto da diffondere una vera e propria epidemia, come quella che si è verificata in queste settimane a Parma, nel quartiere di Montebello, a seguito di alcuni casi di legionellosi.

BATTERIO SCOVATO NELLA TORRE DI EVAPORAZIONE – Dopo l’allerta scattato il 26 settembre a seguito dell’anomalo incremento di casi positivi registrati a Parma, sono stati attivati controlli nel quartiere di Montebello, focolaio dell’infezione, allo scopo di scoprire le cause del contagio e garantire la sicurezza degli impianti idrici. Solo nei giorni scorsi si è arrivati finalmente a qualche risposta:  il batterio è stato infatti rilevato nelle torri di evaporazione del centro contabile di Banca Intesa. Questi i risultati preliminari dell’indagine ambientale in corso che, come precisa una nota stampa dell’Ausl, “hanno interessato anche le torri di evaporazione di alcuni grandi insediamenti, sia nella zona Montebello che in altri quartieri della città”. I risultati definitivi dovrebbero pervenire nell’arco dei prossimi giorni. “Questi esiti – prosegue infatti la nota – potranno o meno essere confermati dai risultati definitivi degli accertamenti di laboratorio nell’arco dei prossimi giorni.” L’Arpae (Azienda Regionale Prevenzione Ambientale Emilia-Romagna), sotto la direzione dell’Ausl, ha analizzato 67 campioni per verificare la presenza del batterio. I prelievi sono stati effettuati sulla rete idro-potabile, in particolare quella afferente a pozzo Bizzozero, sull’irrigazione negli impianti sportivi, nei punti di raccolta dell’acqua pubblica, nei punti di irrigazione pubblica, nei condomini, sulle condutture in entrata e in uscita e su tutte le fonti che espellono vapori nella zona dove si sono registrati i casi di legionella.

I primi riscontri che hanno indirizzato verso una possibile trasmissione via aerea del batterio sono emersi la scorsa settimana e comunicati alla cittadinanza durante un’affollata assemblea pubblica appositamente convocata per il caso legionella il 6 ottobre nel quartiere di Montebello. “La Ausl fa un analisi epidemiologica su ogni caso accertato che si presenta – ha spiegato il dirigente di Igiene Ambientale del servizio di Igiene e Sanità Pubblica – ma è stato il 26 settembre che ci si è reso conto di trovarci di fronte a una situazione ben diversa dai soli casi sporadici di legionella a cui siamo abituati”. Essendo fin lì risultate negative le analisi dell’acquedotto sui campioni prelevati, l’attenzione delle autorità sanitarie si è spostata sulle torri di evaporazione, legate all’impianto di climatizzazione, in due aree distinte: nell’ufficio postale di via Pastrengo e nella sede di Banca Intesa San Paolo in piazza Athos Maestri. Una volta campionate, la torre dell’ufficio postale è stata spenta dal 26 settembre, quelle della banca (ben 11), invece, sono state disattivate nella notte del 7 ottobre per avviare un procedimento di sanificazione straordinaria. Essendo strutture molto vecchie, non ne esiste un catasto, per questo motivo il sindaco Federico Pizzarotti ha emesso un’ordinanza che obbliga i proprietari delle torri a segnalarle per censirle e ad eseguire una manutenzione straordinaria sull’intero territorio comunale.

ImEvidenza_Acqua_Pubblica_“INTERVENIRE SUGLI IMPIANTI IDRICI” – In un primo momento si era invece ipotizzato che il contagio potesse essersi diffuso attraverso la rete idrica.  Per questo Iren ha provveduto ad aumentare il livello di cloro nell’acqua, anche se “la sua azione igienizzante presenta dei limiti – sottolinea Antonio Bodini, docente del Dipartimento di Bioscienze dell’Università di Parma- come del resto anche la radiazione Uv oppure il ricorso ad altri agenti ossidanti e non ossidanti.” A verificare  la sicurezza e la pulizia delle infrastrutture idriche è Ireti, società del gestore gruppo Iren, che si occupa sia di effettuare controlli sull’acqua pubblica, sia della manutenzione. Nel caso del pozzo del Bizzozero, l’igienizzazione della rete idrica è sempre stata eseguita tramite raggi Uv, ma, a seguito dell’allarme legionella, è stata aggiunta anche l’iperclorazione, come richiesto dalla Ausl. Le ultime analisi, disponibili nel sito, risalgono al periodo che va dal 1° gennaio 2016 al 30 giugno 2016 e rispettano correttamente i parametri stabiliti dal Decreto Legislativo n.31/2001. “Il livello dei controlli operati da Iren è sempre stato all’altezza – spiega il professor Bodini – ma il punto è un altro: tutti gli acquedotti italiani, indipendentemente che siano a gestione pubblica o privata, avrebbero bisogno di essere messi in sicurezza, non solo per ridurre le perdite dalla rete”. Interventi che richiederebbero cifre da capogiro. Il professore invita quindi a riflettere sullo squilibrio degli investimenti dichiarati dalle multiutilities (Iren, Acea, Hera, ecc.) e quelli effettivamente utilizzati per migliorare gli acquedotti. Oltre il singolo caso di infezione che si potrebbe generare, il problema risiederebbe nella cattiva manutenzione ordinaria di impianti idrici, dove tra “incrostazioni, depositi e processi corrosivi, biofilm, presenza di alghe e amebe acquatiche  – spiega Bodini – possono annidarsi dei batteri”. Da Ireti intanto assicurano vengano fatti regolarmente circa 450 controlli annuali, più del doppio di quello richiesto dalla legge. Il batterio causa della legionella – aggiungono – non rientra nei parametri da ricercare normalmente nel controllo delle acque, per ricercarlo si aspetta quindi una segnalazione dalla Ausl.

LEGIONELLA: COS’E’ E COME PREVENIRLA – E’ bene specificare, però, che la legionella si trasmette attraverso l’inalazione di aerosol generato da docce, condizionatori, vapori, fontane, impianti idrici; non tramite il contatto umano né attraverso l’ingestione di acqua contaminata. L’infezione, detta anche ‘sindrome del legionario’, attacca l’apparato respiratorio e può degenerare fino a portare alla morte della persona colpita (nel 5-15% dei casi). Il tasso di mortalità è dovuto anche al fatto che i principali sintomi si confondono con quelli di una normale polmonite e ciò può ritardare l’inizio di una cura mirata a base di antibiotici. Inoltre, risultano maggiormente a rischio persone già affette da patologie e in età avanzata. Secondo le ‘linee guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi’, primo documento nazionale sulla legionellosi pubblicato dal Ministero della Salute nel 2000, è compito dei servizi territoriali di competenza effettuare l’inchiesta epidemiologica con prelievo di campioni per identificare la fonte d’infezione. Pur essendoci molte misure preventive (come far scorrere l’acqua del rubinetto prima di utilizzarla, tenendosi a distanza, pulire con anticalcare i sifoni della doccia e i frangi-getto o cambiare i filtri) non è possibile eliminare totalmente la presenza del batterio che, essendo ubiquitario, si riscontra facilmente in natura. Intanto, però, sono in molti a chiedersi se il contagio poteva essere evitato, se controlli più frequenti sugli impianti ormai datati e una manutenzione più attenta avrebbero potuto impedire il diffondersi dell’infezione.

 

di Veronica Rafaniello, Alice Sedda, Elena Brozzetti, Marco Pisano

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