3D ArcheoLab: la stampa tridimensionale entra nei musei

RESTAURI A BASSO COSTO E PERCORSI TATTILI PER CIECHI TRA I PROGETTI DELL'ASSOCIAZIONE PARMIGIANA

07-Stampante-3D-02La stampa 3D al servizio dei beni culturali. E’ l’idea innovativa e originale dell’associazione 3D ArcheoLab, che si occupa di rilievi e riproduzioni tridimensionali applicate all’arte.

Il progetto nasce nel dicembre del 2013 grazie all’archeologo Giulio Bigliardi e all’architetto Sofia Menconero, che in occasione del concorso nazionale ‘Che fare’, ideato per le nuove idee in ambito culturale, pensano di usufruire della stampa 3D per rendere i reperti dei musei toccabili, rivolgendosi ad un pubblico di ciechi e ipovedenti. Due categorie che sono quasi completamente tagliate fuori dalla fruizione museale. Basti pensare che “su quasi 5.000 luoghi da esposizione presenti in Italia, solamente una settantina si dichiarano accessibili anche per i non vedenti”, raccontano. Durante i due anni successivi, Giulio e Sofia hanno sviluppato e portato avanti questa idea, capendo quali materiali e quali tecnologie utilizzare per le riproduzioni. Inoltre hanno partecipato a molte fiere in Italia, si sono fatti conoscere e ad oggi vantano molti lavori importanti: tra i più recenti le scansioni tridimensionali e le riproduzioni di alcuni reperti, provenienti dall’area archeologia di Veleia (PC), per il Museo Archeologico Nazionale di Parma. Da ricordare, poi, ci sono sicuramente anche gli allestimenti per il Museo Nazionale Etrusco di Marzabotto e per il Museo Archeologico di Ferrara, dove sono stati creati dei percorsi tattili che permettono alle persone con disabilità di visitare ugualmente le gallerie. L’associazione, inoltre, si è occupata di alcuni duplicati a scopo espositivo per il museo di Peccioli,in Toscana, e ha lavorato per il museo piemontese di Santa Croce a Bosco Marengo (AL), dove vi è in progetto l’allestimento di un percorso di visita per non-vedenti. “All’inizio far capire ai musei cosa proponevamo era difficile -spiega Bigliardi-, erano restii nell’accettare queste nuove tecnologie perché non le conoscevano. Adesso che la stampa 3D ha preso campo è diventato più semplice, addirittura sono i musei che incominciano ad interessarsi ai nostri progetti, a richiederli, e non è più solo l’associazione a farsi avanti”.

APPRENDERE LE NUOVE TECNOLOGIE– Ma 3D ArcheoLab tiene anche dei corsi di formazione in tutta Italia, per quanto riguarda la fabbricazione digitale e i beni culturali, in collaborazione con i FabLab, laboratori di fabbricazione digitale aperti al pubblico che mettono a disposizione macchinari e conoscenze tecniche. Da dicembre hanno dato il via anche ad una scuola, Makars (una tra maker e arts), della durata di 4 mesi e ora in pianta stabile a Parma, sulla produzione digitale per il patrimonio artistico. Ancora, l’associazione coinvolge attivamente anche gli istituti di istruzione di vario grado del territorio, dalle elementari alle superiori, proponendo ai primi attività ludiche-educative e ai ragazzi più grandi la possibilità di creare personalmente rilievi o stampe 3D. Altro progetto molto interessante, portato avanti a titolo puramente volontario da questi ricercatori e i loro collaboratori, è poi 3D Virtual Museum: un portale gratuito su cui si possono postare modelli artistici da poter visualizzare o scaricare.

L’ESEMPIO DI MARZABOTTO – Inaugurato alcuni mesi fa, il percorso tattile istallato nel museo di Marzabotto, è stato il primo realizzato dall’associazione. All’interno del sito sono conservati i resti della città etrusca di Kauina. Giulio Bigliardi e il suo staff hanno scelto una serie di reperti con particolari problemi di conservazione e, con l’ausilio di una stampante 3D, ne hanno creato delle copie da affiancare agli originali. I reperti sono stati prima scansionati e inseriti nella galleria 3D online (visitabile sul sito dell’associazione), poi stampati con l’utilizzo di un materiale plastico (PLA). Per le opere non riproducibili in 3D sono state create delle schede tattili, cioè immagini a rilievo stampate su supporti cartacei. Ogni reperto, inoltre, è fornito di QR Code, per permettere al visitatore di poter ascoltare la descrizione dello stesso in autonomia e attraverso il proprio smartphone. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con La Girobussola, associazione di Bologna che dal 2013 promuove l’accesso alla cultura da parte di persone con disabilità visiva. I risultati ottenuti sono incoraggianti. “Non dovete immaginare lunghe file -spiega Marta Giacomoni, portavoce dell’associazione-. Ci sono dei limiti organizzativi: una visita nella quale tutti possano raggiungere ed esplorare i pezzi esposti deve essere riservata a piccoli gruppi, con un accompagnatore per ogni due persone. Ma le risposte agli eventi di Marzabotto e Ferrara sono state positive. Nel futuro vorremmo incrementare il numero di eventi e coinvolgere i visitatori stranieri.”

LA STAMPA 3D AL SERVIZIO DEL RESTAURO – “Il settore del restauro -continua Giulio Bigliardi- ci interessa molto. Due anni fa abbiamo conosciuto Maria Giovanna Romana, una restauratrice di Mantova, che ci ha coinvolto in un lavoro di restauro nel Palazzo Ducale di Mantova. Era una cornice architettonica che aveva delle lacune: abbiamo lavorato facendo la scansione della cornice e poi andando a realizzare il calco, che è stato utilizzato come stampo per ricreare la cornice”. Quello che fino a qualche anno fa sarebbe stato fantascienza, oggi è realtà: le tecnologie 3D possono essere impiegate anche all’interno di cantieri di restauro. Come? Realizzando rilievi non a contatto di beni artistici di qualsiasi dimensione, per esempio. Oppure realizzando elementi mancanti per il restauro integrativo di beni artistici, utilizzando materiali di vario tipo a seconda delle esigenze. O, ancora, con restauri digitali, sistemi di modellazione 3D che permettono di visualizzare digitalmente il risultato di un restauro prima dell’avvio dei lavori e facilitare in questo modo la progettazione dell’intervento stesso.

I VANTAGGI – “Ha dei vantaggi in termini di tempo –continua Bigliardi–, perché fare uno stampo di questo tipo ne richiede circa la metà di quello che si impiegherebbe a realizzare uno stampo con tecniche tradizionali, che spesso hanno tempi di asciugatura anche di 24 ore. Ne consegue un risparmio economico: l’oggetto stampato in 3D costa meno della metà di quello in gomma siliconica. Ma non solo, la questione è anche un’altra: con un calco a contatto, le gomme siliconiche sono utilizzate sulla cornice per farne il calco. Questo potrebbe causare problemi all’oggetto originale perché, nel momento in cui il calco viene staccato, potrebbe portarsi via un pezzo di superficie. Facendo invece, come abbiamo fatto per la cornice di Palazzo Ducale a Mantova, un rilievo 3D non a contatto, non c’è il rischio di danneggiare l’originale”. Tuttavia, come spesso accade prima di ogni grande rivoluzione, bisogna superare la barriera dello scetticismo e prendere confidenza con un mondo che sta di fatto entrando a pieno titolo anche nell’ambito della conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale. Certo è che la ricerca di nuove metodologie di lavoro non può prescindere dal confronto con l’approccio tradizionale. Confronto che permetta all’ingegneria industriale di offrire i suoi strumenti e porsi in maniera complementare a esso, mai alternativa. I materiali disponibili oggi per le stampanti 3D, infatti, non sono mai stai analizzati dal punto di vista del restauro, per saggiarne le caratteristiche in termini di reversibilità, compatibilità, durata nel tempo e in generale per comprovarne l’adeguatezza all’impiego in uno specifico intervento. “Sono mancati fino ad ora –conclude Bigliardi- momenti di contatto tra il nostro mondo e quello dei restauratori. Per questo il 5 novembre abbiamo organizzato al FabLab di Parma, in strada Naviglio Alto, una giornata di studio sulla fabbricazione digitale e restauro”. Che sia il momento giusto perché questa rivoluzione cominci?

di Vincenza Di Lecce, Martina Innocenti, Giovanni Zola

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