L’arte di seminare bene e razzolare male: Tavecchio e Pellè

AI CALCIATORI VIENE CHIESTO DI ESSERE ESEMPI MA INTANTO LA FICG PUBBLICIZZA SCOMMESSE ANCHE NELLE GIOVANILI

La mancata stretta di mano tra Ventura e Pellèdi Giovanni Zola |

Una mancata stretta di mano. Tanto è bastato a Graziano Pellè per vedersi chiudere le porte della Nazionale maggiore. Fuori dai convocati per la Macedonia, rischia di non rientrare più nel giro. A niente servono le scuse arrivate nel post-partita via Instagram. Il ct Ventura non si lascia ammorbidire, anzi bolla il gesto di Pellè una mancanza di rispetto nei confronti “sia del compagno che entrava, sia della squadra, che della maglia azzurra”. Linea dura in Figc? Pare proprio di sì.

Graziano Pellè non è certo il prototipo del bad boy, ha poco a che spartire con Balottelli o con le cassanate di Fantantonio. Paga, come è giusto che sia, un comportamento spocchioso, irrispettoso verso squadra e tecnico. E ha l’aggravante della recidiva: i tifosi italiani non dimenticano, tanto meno gli perdonano, il gesto del cucchiaio indirizzato a Neuer prima di calciare a lato un rigore decisivo per la semifinale europea. Ma paga anche la manica larga avuta fin qui rispetto a questo tipo di comportamenti. Non si può fare a meno di notare che i campi di Nazionale e Serie A ci hanno abituato a gesti ben più gravi e plateali di una mancata stretta di mano, a cui di rado è seguita una pena così severa. Vista l’eccessiva tolleranza mostrata fin’ora, la scelta di Ventura si dimostra condivisibile e necessaria. Se il calcio moderno si sta allontanando dai sui valori basilari, allora è giusto cambiare rotta, ed è ancora più giusto che a farlo sia in primis la nazionale maggiore. Perché, che lo vogliano o meno, gli atleti che raggiungono i massimi livelli diventano un modello per i più giovani.

Giusto quindi mandare a casa Pellè (e per casa si intende la Cina, dove lo Shandong Luneng gli garantisce uno stipendio di circa 15 milioni a stagione). Ma lascia perplessi che la decisione arrivi subito dopo la riunione col presidente della Figc Carlo Tavecchio. Perché? Per manifesta incoerenza, perché Tavecchio, prima di pretendere il rispetto delle regole in Nazionale dovrebbe risolvere le forti ambiguità presenti al’interno della Figc stessa. E in tal senso bastano due esempi: le esternazioni prima razziste, poi discriminatorie verso le donne, di cui si rese protagonista lo stesso presidente e il più recente caso Intralot.

Tutti, appassionati di calcio e non, ricorderanno la gaffe sull’eccessivo numero di extra-comunitari in serie A. Gli “Opti Poba” che in patria mangiavano le banane e giunti in Italia pretendevano un ruolo da titolari. E ancora prima di diventare presidente, Tavecchio si espresse così sul ruolo delle donne nel calcio: “Finora si riteneva che la donna fosse un soggetto handicappato rispetto al maschio sotto l’aspetto della resistenza, del tempo, dell’espressione atletica. Invece abbiamo riscontrato che sono molto simili”. Dichiarazioni che fanno rabbrividire. Ebbene, sfogliando tra gli archivi, non sembra che quest’uomo, sommo esempio di etica e moralità, abbia mai pensato di auto-escludersi dai convocati in Federcalcio, ovvero di dimettersi.

Accordo IntralotAncora più grave il caso Intralot, scoppiato in queste settimane e a cui i giornali hanno dedicato meno spazio del dovuto, tutti presi dalla mancata stretta di mano. La federazione e la società di scommesse hanno raggiunto un accordo che rende Intralot Premium Sponsor della Nazionale italiana fino al 2018. Nessun logo sulle maglie, chiarisce la Figc, ma cartelloni pubblicitari durante partite, conferenze stampa e allenamenti. Sul suo sito la Federcalcio parla addirittura di un “progetto culturale fondato su valori autenticamente condivisi” e finalizzato a “costruire una cultura del gioco consapevole e responsabile”. Paradosso dei paradossi: da un lato c’è chi, come Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, organizza convegni per sensibilizzare sui pericoli del gioco d’azzardo, e dall’altra una Federazione che vuole insegnarci a giocare in maniera responsabile ma incassa finanziamenti da un sito di scommesse.  Su quali valori possano poi condividere Intralot e la Nazionale italiana tutti gli scenari restano aperti: valori a tanti zeri forse. Speriamo solo che non si passi alla condivisione dei risultati.

La questione diviene ancora più preoccupante se si pensa che l’accordo è esteso a tutte le rappresentative, comprese quelle giovanili: parliamo di ragazzi sotto i 18 anni, per i quali anche i canali legali di scommessa sono vietati. Tra questi Gigio Donnaruma, portiere del Milan ancora minorenne e già convocato da Ventura.  Nei giorni scorsi si sono levati i primi cori di protesta. Tra questi il sindaco di Cesena Paolo Lucchi che ha dato l’aut aut alla Federcalcio: o si fa un passo in dietro sullo sponsor o il Comune ritira la sua disponibilità a ospitare gli Europei under 21 nel 2019. Ma finora non è arrivata nessuna risposta concreta.

Chi predica il rispetto delle regole sia coerente con se stesso. Ben venga dunque la linea dura imposta dal neo-CT e inaugurata con l’esclusione di Pellè. Chi sbaglia va a casa. Ma se vogliamo ridare al calcio un ruolo di modello etico e comportamentale per i più giovani, facciamo sì che il buon esempio arrivi dall’alto: la Figc prenda nota.

 

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