Brexit, “Enemies of the people”: è democrazia?

LA SENTENZA DEI GIUDICI DIVIDE I BRITANNICI, MA LE LEGGI SERVONO PER GUIDARE IL VOLERE DEL POPOLO

Wankrag-402x450di Andrea Prandini |

Rispettate la legge!“: è quanto ha sentenziato il 3 novembre l’Alta corte di giustizia del Regno Unito accogliendo il ricorso di un gruppo di attivisti pro-Ue sul tema Brexit. Un monito rivolto al governo di Theresa May che ha richiamato l’esecutivo a non agire in totale autonomia nelle trattative con l’Unione Europea previste per la prossima primavera ma a passare attraverso l’approvazione del Parlamento inglese. Ed è qui che la questione si complica, perché i deputati sono in maggioranza a favore del Remain e in teoria nulla vieta legalmente loro di bocciare la proposta del governo e bloccare tutto il processo di uscita dall’Ue. Una decisione che aprirebbe una grave crisi politica e sociale e andrebbe contro il referendum del 23 giugno. E la miccia innescata dalla sentenza ha dato fuoco al dibattito, tanto da far guadagnare ai giudici l’appellativo di ‘nemici del popolo’. Il Daily Mail ha infatti deciso di regalarci un amarcord di tempi passati pubblicando in prima pagina i volti dei tre togati, le didascalie ‘il ricettatore’, ‘lavorò con Tony Blair’, ‘eurofilo’ sopra il titolo ‘Enemies of the people’, rieccheggiante la sua sovietica traduzione ‘vragi naroda’ che indicava i vincitori di un viaggio di sola andata in Siberia. Tutto per aver ricordato che ci sono delle leggi da rispettare e che un referendum non significa consegnare la Nazione ai soli votanti del Leave e al governo May. Cosa c’entrano in tutto questo i tre giudici? Niente. Hanno semplicemente detto di rispettare la legge. Nulla di più e nulla di meno, nessun parere sulla Brexit, solo l’indicazione di come procedere in modo rispettoso della costituzione non scritta del Regno Unito. La stessa che afferma la centralità del Parlamento sul governo e sul sovrano, la stessa che difende le libertà fondamentali. Insomma, quella che rende il Regno Unito una delle più antiche democrazie del mondo. Un concetto che, a quanto pare, non è stato capito da moltissimi inglesi, i quali si sono scagliati contro la Corte, colpevole di porre un ostacolo alla loro grandiosa e inarrestabile uscita dall’Europa unita.

UN FRENO NECESSARIO – Costituzione tedesca, articolo 20: tutto il potere statale emana dal popolo; esso è esercitato dal popolo nelle elezioni e nei referendum e per mezzo di speciali organi del potere legislativo, del potere esecutivo e del potere giudiziario. Costituzione francese, articolo 3: la sovranità nazionale appartiene al popolo che la esercita per mezzo dei suoi rappresentanti e mediante referendum. Costituzione italiana, articolo 1: la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Anche le Costituzioni d’Europa, la nostra compresa, sarebbero quindi ‘nemiche del popolo’, perché affermano che il volere del popolo sovrano ha dei limiti e delle norme da seguire. Invece quei limiti e quelle norme sono assolutamente necessari proprio perché la sovranità popolare sia garantita e non finisca per divorare sé stessa. La moderna democrazia è come un’automobile: il popolo e il suo volere ne sono motore e volante, ma le leggi ne sono gli indispensabili freni. Un’auto senza freni è nient’altro che un’arma in attesa di spararsi contro un muro, uccidendo i suoi occupanti e chiunque le si pari davanti. Allo stesso modo la volontà popolare senza freni, senza leggi che la regolino, non è che un perenne incendio che cambia direzione a ogni vento, bruciando tutto ciò che si trova davanti in attesa di consumarsi da solo.

DIFENDERE LA RAPPRESENTANZA – Se i cittadini non si fidano più dei Parlamenti, se è sempre più diffusa l’idea che i deputati debbano essere controllati col vincolo di mandato e che siano una casta chiusa e avversaria del popolo, la colpa è in gran parte della politica. Non serve guardare oltre le Alpi per trovare esempi: quello del senatore Razzi che passa, in una votazione decisiva per il governo Berlusconi, da opposizione a maggioranza per salvarsi la paga (come ammetterà lui stesso in seguito) basti per tutti. Però non si cambia certo casa per qualche guasto interno. Allo stesso modo non possiamo abbandonare in toto la democrazia rappresentativa, con le sue deleghe e i suoi bilanciamenti. Modifichiamola, aggiorniamola, correggiamola ma teniamocela stretta. Perché è l’unico sistema che conosciamo in grado di rallentare, senza bloccare, l’esecuzione della somma delle diverse volontà dei cittadini.
E qui scopriamo l’enorme e fatale problema della democrazia diretta com’è intesa oggi, con il popolo che ordina e il governo che esegue senza indugio e mediazione: il presunto “popolo” è sempre e solo una maggioranza dei cittadini e non tutti; se passa la menzogna che la decisione della maggioranza è la volontà di tutto il popolo, allora chi non condivide quella decisione ne è escluso, diventa un traditore che ne attenta la libertà e può essere chiamato ‘nemico del popolo’. E ai nemici si fa la guerra. Questi, infatti, i commenti sui social network verso i giudici dell’High Court e verso Gina Miller, la ricca cittadina britannica che ha guidato il ricorso alla base della sentenza: “Off with their heads, I’m not joking”, “Kill her! 2 behind the ear. Throw her in the garbage. Dustbin, whatever…”, “Gina Miller should be hung as a traitor to democracy”. Quando la deputata pro-Remain Jo Cox fu uccisa a 42 anni, il suo assassino si presentò ai magistrati rivendicando “death to traitors, Freedom to Britain”.

 

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