Scambi di persona: com’è vivere con un gemello identico

PRO E CONTRO DI UNA VITA CONDIVISA DALL'ORIGINE, "SPESSO SIAMO CONSIDERATE 'LE GEMELLE' E NON PAOLA E CATERINA"

I gemelli monozigoti rappresentano da sempre un mistero. Due individui con lo stesso sesso, lo stesso patrimonio genetico e similissimi nell’aspetto. Affascinano  e stupiscono. Attorno alla loro vita ci sono tanti luoghi comuni, ma saranno veri? Chi non si è mai chiesto come potrebbe essere avere un fratello o una sorella perfettamente uguale a sé?

Matteo e LucaI RAGAZZI – Luca e Matteo sono gemelli monozigoti e hanno 22 anni. “Quando da piccoli vivevamo a Napoli, facevamo un gioco con la nostra vicina di casa: doveva riuscire a riconoscerci. Perdeva sempre”, racconta Luca. Da bambini erano identici, tanto che tutt’ora riguardando le foto dell’infanzia a fatica riescono a riconoscersi. “Un nostro zio che si trova in Puglia ancora oggi ci chiama Luca Matteo, entrambi, per non sbagliare”. I genitori, per evitare che si creasse tra loro un confronto e uno scambio perenne, li hanno sempre mandati in classi diverse, ma non è una scelta adottata da tutti. Adesso, invece, è più facile distinguerli. Infatti, nonostante portino tutti e due gli occhiali, hanno scelto montature molto differenti, Luca, inoltre, ha la barba mentre Matteo solo il pizzetto ed anche nell’abbigliamento sono molto diversi. Sono cresciuti condividendo la stanza, i giochi e i regali che ricevevano, perché le persone sono portate a pensare che essendo gemelli dividano tutto. Con il tempo hanno iniziato a cambiare, a comprare ognuno le proprie cose, ad esprimere le proprie personalità. “Sono molto attento ai miei spazi e spesso, in passato, mi pesava avere tutto in comune. Non credo sia una cosa legata al fatto di essere gemelli, penso sia lo stesso per qualsiasi coppia di fratelli. La condivisione è alla base del nostro rapporto”, dice Matteo.
Prima di sviluppare un senso estetico individuale, quando uno dei due faceva dei cambiamenti estetici anche l’altro si sentiva spinto a cambiare perché abituati a somigliarsi. “Quando Matteo si è fatto crescere la barba, vedevo come sarei potuto essere. Non mi stavo facendo crescere la barba e sentivo una specie di pressione a farlo”. Tra le cose in comune, hanno tanti amici che “adesso si divertono a trovare le differenze tra di noi”, racconta Matteo. Dall’altro canto hanno personalità e gusti molto diversi. “Io sono molto più estroverso – spiega Luca -. Capita che se a me piaccia qualcosa lui automaticamente la detesti.” E proprio su questo contrasto che ogni tanto giocano: “Quando ci siamo trasferiti a Roma, la gente ci chiedeva se tifassimo Roma o Lazio – rivela Luca -. Io non sapevo nemmeno cosa fossero, il calcio non mi è mai interessato, però Matteo diceva Roma ed io Lazio, perché volevamo essere diversi.”

Ma sarà vero che, tra gemelli, c’è una connessione tale da riuscire a percepire quando l’altro sta male? Anche se tra loro è avvenuto solo una volta, Luca lo conferma: “In seconda media sono andato ad un camposcuola a Genova, una mattina mi sono svegliato con un forte dolore al braccio sinistro e quando ho chiamato a casa mia madre mi ha detto che Matteo si era rotto il braccio sinistro”. Al di là di questo singolo episodio, c’è un legame profondo tra loro, dove le parole a volte sono superflue. “Se Luca ha qualcosa che non va lo capisco subito. Capisco se quando mi dice qualcosa lo fa solo per sfogarsi o se ha veramente bisogno d’aiuto”, dice Matteo. “So se Matteo sta mentendo o ha qualche preoccupazione dalle espressioni, dal modo in cui muove le sopracciglia, la bocca. Non serve parlare”, continua Luca. Anche chi li conosce bene, non riesce a percepire la profondità del loro legame; molti pensano che non si sopportino, ma ci sono sempre l’uno per l’altro. “Abbiamo un rapporto franco e sincero, anche se non ci dimostriamo apertamente il nostro affetto”.
Anche quando tra loro la somiglianza era maggiore, non si sono mai scambiati volontariamente, sono sempre stati gli altri a farlo. Con loro il cliché dei gemelli che si scambiano la ragazza non vale. “Una volta eravamo in un negozio, c’era anche la ragazza di Matteo – racconta Luca – mi si è avvicinata da dietro, scambiandomi per lui, e stava per baciarmi, ma mi sono scansato subito dicendo ‘Sono Luca, sono Luca, sono Luca!’, è stata l’unica volta che è successo”.

Caterina e PaolaLE RAGAZZE – Caterina e Paola, ragazze di 29 anni, non soltanto sono gemelle ma per di più entrambe hanno studiato medicina. “Quando eravamo bambine, io portavo sempre delle lunghe trecce e Paola portava i capelli corti – racconta Caterina -. Ci distinguevamo così, perchè siamo praticamente identiche“. A prima vista, infatti, capire se stai parlando con l’una o l’altra è quasi impossibile se non le si conosce bene. “Al telefono, solo pochissimi nostri amici, ci distinguono”. Nonostante questa grande somiglianza, non si sono mai scambiate i ruoli. “Solo una volta ho preso la patente di Paola perchè non trovavo la mia, ma credo sia stata l’unica volta che ci siamo scambiate, se di scambio si può parlare”, racconta Caterina.
I genitori hanno dato sempre grande spazio alla personalità di ognuna delle due. Tuttavia, al di fuori del contesto familiare, è diverso. “Spesso ci ritroviamo ad essere considerate “le gemelle” e non Paola e Caterina. Non è bello, perchè qualsiasi cosa dica una può averla detta anche l’altra. Viene a perdersi la nostra identità, è come se una valesse l’altra. Prima mi dava più fastidio, ora un po’ meno”. Il discorso dell’identità è un punto importante, anche perchè, oltre alla forte somiglianza fisica, hanno gusti molto simili, nel vestire come nella musica che ascoltano.
Se fino alle scuole superiori hanno vissuto tutto nella massima condivisione, ora che invece si trovano a vivere lontane (Caterina frequenta la specializzazione a Parma, mentre Paola in Sardegna) stanno godendo della possibilità di essere ognuna se stessa. “Finora c’eravamo divise solo quando siamo andate in Erasmus in Spagna, io ero a Salamanca mentre Paola a Valencia.” Vicine o distanti, rimangono comunque legatissime. “Ci capiamo con uno sguardo perchè siamo cresciute sempre insieme, condividendo tutto.” Un legame profondo che però non ha mai creato gelosie. “Quando andavamo a scuola insieme, anche da bambine, se prendevamo voti diversi ci dispiaceva perchè volevamo andare bene tutte e due ed essere felici nello stesso modo”, racconta Caterina.

Un aneddoto che a me diverte molto – racconta Caterina – è successo quando entrambe siamo finite a fare il tirocinio a Massa, da due medici di base che avevano lo studio ad una strada di distanza. Una mattina arriva un informatore farmaceutico da me e mi parla di un farmaco. Il pomeriggio va nello studio dove stava mia sorella, entra la guarda e le dice: ‘Ma io ti conosco!’, un po’ interdetto!”

 

di Silvia Stentella

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