Nel fantastico mondo dei voucher: rinunciare ai diritti pur di lavorare

COSA SONO E COME FUNZIONANO: INTRODUZIONE ALLE NUOVE MODALITÀ DI PAGAMENTO

Quando il contratto a tempo inddownloadeterminato è un miraggio e anche il tempo determinato è un’impresa, il voucher si rivela l’unico salvagente per evitare di lavorare in nero. Eppure la tutela non è certa: anche se questi buoni lavoro hanno un valore orario non è specificata l’ora precisa di inizio e fine del turno di lavoro. Il rischio è di nascondere sotto un voucher da un’ora, un’intera giornata di lavoro.

Ma torniamo indietro. I voucher sono stati introdotti nel 2008 dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali per regolamentare i lavori stagionali nel settore agricolo, di cui potevano usufruire studenti e pensionati. Da quel momento i settori e le categorie che ne potevano usufruire sono cresciute a vista d’occhio. Dall’agricoltura si è arrivati all’ambito domestico fino al settore del commercio e dell’intrattenimento. Unico vincolo per l’uso di questa modalità di pagamento è il limite di utilizzo alle sole prestazioni lavorative occasionali.

valore voucherCOME FUNZIONANO – Esistono voucher lavoro prepagati del valore nominale di  10€, 20€ o 50€. “Il buono lavoro da 10€ corrisponde alla retribuzione minima per un’ora di prestazione lavorativa – spiega Luisa Diana, funzionaria della CGIL di Parma – e il lavoratore ne percepisce 7,50€, tolte tasse e una piccolissima parte di contributi.” Il valore nominale del voucher, infatti, è composto: al 13% dalla contribuzione previdenziale a favore della Gestione separata Inps; al 7% dalla contribuzione a favore dell’Inail come assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, al 5% spetta al concessionario (l’Inps) per la gestione del servizio; il restante 75% è la parte spettante al lavoratore. Su un buono di 20€ si parla di 15 €, su un buono da 50 € il compenso netto è di 37,50 €. I buoni vanno acquistati dal datore di lavoro dall’Inps. “Una volta ricevuto il buono – spiega una studentessa entrata nel mondo dei voucher lavorando in alcuni locali di Parma Voucher– li andavo a ritirare in tabaccheria per poi cambiarli con i contanti”. I voucher possono essere ritirati anche alle Poste e, ultimamente, l’Inps ha creato una prepagata apposita dove il lavoratore riceve il pagamento.  Non appena il lavoratore riscuote il voucher, l’Inps provvede ad accreditare i contributi alla Gestione separata ed a versare la quota assicurativa all’Inail.  Il datore di lavoro ha l’obbligo di dichiarare l’inizio della prestazione lavorativa retribuita con i voucher attraverso una comunicazione preventiva nella quale specificare:  la data di inizio attività; i dati anagrafici e il codice fiscale del committente e del prestatore; il luogo dove si svolge l’attività lavorativa; la durata di quest’ultima. Per migliorare la tracciabilirà,  il committente deve annunciare all’Ispettorato del Lavoro l’avvio della prestazione lavorativa almeno 1 ora prima dell’inizio dell’attività retribuita con i voucher lavoro.

UN’OCCASIONE DI LAVORO? NON PROPRIO – “Mi risulta difficile pensare a dei vantaggi per il dipendente – afferma Luisa Diana – visto che non ha nessuna tutela e non produce nessun versamento contributivo, in quanto risulta un lavoratore aufonomo. Forse l’unico è la cumulabilità con la disoccupazione“. Infatti i compensi maturati tramite i inps-1000x620-620x350voucher non vanno riportati in dichiarazione dei redditi e non compromettono il diritto all’indennità di disoccupazione. Per il datore di lavoro c’è la possibiltà di mettere in regola i propri collaboratori e allo stesso tempo di godere di prestazioni di carattere occasionale senza alcun vincolo contrattuale. “Inoltre il costo di un impiegato vocuher è molto più basso di uno avente un contratto riconosciuto”, spiega ancora la funzionaria CGIL.
Una estrema semplificazione dell’accordo datore di lavoro-dipendente che ha tagliato via burocrazia e diritti, portando l’aumento della vendita di voucher dai 40.816.297 venduti nel 2013 ai 114.925.180 nel 2015. Le persone retribuite con buoni lavoro sono passati da 24.437 soggetti del 2008 a 1.392.906 del 2015.
Ma non è detto che chi adesso lavora con i voucher prima fosse disoccupato o in nero: i voucher nati per dare un’occasione lavorativa e far emergere il lavoro nero hanno infatti finito per creare una situazione di precarietà del lavoro. Dai dati del 2015 emerge che il 7,9% dei lavoratori retribuiti con voucher avevano avuto nei tre mesi precedenti la prestazione un rapporto di lavoro con lo stesso datore; la percentuale sale al 1o % se si prende a riferimento un periodo di sei mesi: erano già dipendenti che si sono ancora più allontanati dal miraggio di un contratto non maturando il Tfr (trattamento di fine rapporto) né ferie, senza diritto alle indennità di malattia, di maternità, agli assegni familiari.

66394.ct480x320PRESTAZIONE ‘OCCASIONALE’ – “Per alcune serate ho lavorato all’ingresso di alcuni locali di Parma -spiega la studentessa -, quando avevano bisogno mi contattavano, ma sempre con gli stessi orari, abbastanza regolarmente.” Spesso però il cosiddetto ‘contratto a chiamata’ si spinge oltre le prestazioni occasionali, diventando un vero e proprio lavoro a tutti gli effetti. “Ho lavorato con i voucher per due periodi, entrambi di circa 260 ore – spiega Luca, impiegato per una grande catena di ristorazione inglobata nel settore del turismo – ma nonostante l’assenza di diritti non mi sono trovato male: avevo gli orari stabiliti di settimana in settimana e mi risultava comodo per organizzare i miei impegni, tra lo studio e magari altri lavoretti occasionali, anche se poi capitava che mi dovessi fermare qualche ora in più o venissi chiamato per orari non pattuiti.” Non sempre però il rapporto lavorativo risulta così limpido dall’esterno. “L’introduzione dei voucher in diversi settori ha permesso ai datori di lavoro di coprire i pagamenti in nero – afferma ancora Luisa – utilizzando un unico voucher per un’intera giornata lavorativa, in modo che coprisse la prestazione in caso di controlli.” Ma possono esserci soluzioni. “Ora è obbligatorio inserire anche la fascia oraria in modo che il pagamento sia più tutelato, ma questo purtroppo non elimina del tutto il problema.”

 

di Rocco Lapenta e Vittorio Signifredi

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