Mangiare a Parma dopo le 23? Impossibile (o quasi): ecco i perchè

CONCORRENZA SLEALE, RISSE, SPACCIO, CARENZA DI CLIENTI E SPAZI, "SERVIREBBE UNA CITTADELLA DEL DIVERTIMENTO"

kebab-pizzeria d'asportoSilenzio, calma piatta e saracinesche dei locali abbassate: così è Parma in una normale serata infrasettimanale dopo le 23. Per coloro che si trattengono per le vie del centro e sono in cerca di qualcosa da mangiare a tarda sera, la città mondiale della gastronomia per l’Unesco (nonché sede dell’Efsa e della scuola internazionale di cucina italiana Alma) si presenta culinariamente impreparata nel soddisfare le esigenze gastronomiche notturne.
Oltre a kebabberie o pizzerie d’asporto, economicamente accessibili e disseminate strategicamente tra le vie del centro, Parma non offre molte alternative in fatto di cibo, nonostante sia fiore all’occhiello dello scenario gastronomico italiano e non solo: cappelletti in brodo, salame felinese, parmigiano reggiano e prosciutto, per citare solo i più famosi, sono alcune delle prelibatezze con cui da secoli sono imbandite le tavole italiane. Se il cibo è uno dei piaceri del nostro bel Paese, perché la food valley è così reticente nell’offrire uno spuntino adeguato alle aspettative dopo le 23? Da cosa dipende la chiusura notturna della maggior parte dei locali delle zone della movida? Dalla mancata presenza di clienti o c’è dell’altro?

Movida D'AzeglioVIA D’AZEGLIO SVUOTATA, “MANCA LA GESTIONE DEI PROBLEMI” – Fortemente provata dall’ultima ordinanza che limita l’orario di vendita degli alcolici, via D’Azeglio ha subito gli effetti di queste scelte e, ad oggi, i bar o locali che rimangono aperti fino a tarda sera sono pochi. Tra questi, il ‘Tapas Pub’ è sicuramente il più frequentato da studenti e non solo ed è uno dei pochi lungo la via che tiene la serranda alzata fino all’una durante la settimana, le due nel weekend. La grande minaccia rimane però la concorrenza a basso costo di kebabberie e pizzerie d’asporto: “Se rispettassero le regole – ci spiega il gestore – sarebbero una bella opportunità per ampliare l’utenza. Il problema è che danno via alcolici senza restrizioni, non c’è rispetto. È normale che gli studenti li scelgano: hanno meno soldi in tasca, lì costa tutto meno.”
A rincarare la dose, ci pensa anche ‘Dulcamara’, aperto, sempre in via D’Azeglio, fino all’una tutta la settimana. “Sono gli unici ad offrire qualcosa in tarda serata perché sono considerati attività artigianali e pagano meno tasse: come locale pubblico, pago accise alte sugli alcolici e birre, mentre loro le vendono sottobanco anche se non potrebbero.” La rabbia è tanta perché “fanno quello che vogliono, non rispettano gli orari, ma soprattutto i loro clienti lasciano bottiglie in giro, fanno rumore e genericamente la colpa viene data ‘ai locali di via D’Azeglio’ ”. Un’altra problematica però che disincentiva i clienti, secondo Romano, gestore de ‘La bùza del gozén’, è lo spaccio di droga. “Via D’Azeglio offre solo risse e spacciatori che infastidiscono. La gente non ha voglia di uscire con questi presupposti.” Aperto dal lunedì al sabato fino a mezzanotte, la maggior parte dei suoi clienti sono giovani universitari e parmigiani che “prima si fermavano a mangiare qualcosa, ora non c’è più questo passaggio, ci sono solo spacciatori”. Lo svuotamento della via dell’Oltretorrente è anche conseguenza dell’ordinanza comunale che vieta la vendita di alcolici dopo le 23. “Si poteva trovare un punto d’incontro tra Comune, residenti e gestori dei locali, ma si è arrivati solo alla perdita di luoghi catalizzatori per la città e questa catena, una volta iniziata, non lascia scampo neanche agli altri”, sottolinea Romano. Tra i locali colpiti dall’ordinanza c’è anche la ‘Latteria 65’ che però non ha accusato eccessivamente il colpo della restrizione: “Dopo una cert’ora, qui non c’è più nessuno se non nel weekend”.
Sulla stessa scia anche ‘L’Acquolina’ che chiude i battenti alle 23 per via della scarsa clientela. Il problema è che “la via non è organizzata per la sera”, commenta uno dei baristi.  Rassegnati di fronte alla concorrenza, sono consapevoli che a nessuno piace rimanere in strada a mangiare o a bere, “ma se a fine serata mi rimangono più soldi in tasca, chi non farebbe questa scelta?”.

Concorrenza a basso costo, spaccio, ordinanze comunali e una domanda non sufficiente a coprire le spese: sono questi i principali motivi che scoraggiano molti gestori dei locali a rimanere aperti fino a notte inoltrata. Stesso discorso per la gastronomia ‘Non solo pasta’ che, se di giorno può contare su una clientela vasta tra studenti, impiegati, casalinghe e turisti, non ravvisa vantaggi nell’estendere l’orario di apertura. “Non avrebbe senso rimanere aperti oltre le 20 – spiega Stefano – perché abbiamo un’offerta che non interessa chi frequenta la via dopo quell’ora”.
Diversa la situazione, invece, per ‘la Piadineria’ di via Gramsci che rimane aperta fino all’una durante la settimana, alle 4 nel weekend. “Essendo una catena di punti vendita, il nostro orario dipende dagli altri negozi”, spiega la responsabile. E nonostante la zona decentrata rispetto al centro, “i clienti ci sono, anche a tarda serata.”

Movida via FariniVIA FARINI: TRA LAMENTELE DEI RESIDENTI E MANCANZA DI PARCHEGGI – Lasciata via D’Azeglio, si ha la sensazione di cambiare città: diverse sono le problematiche, l’afflusso di clienti e la concorrenza non fa più paura. Tra i locali storici di via Farini c’è Frank Focaccia’, molto frequentato soprattutto dai giovani e aperto fino all’una durante la settimana e fino alle due nel weekend. “Il problema, – ci spiega uno dei gestori – è l’incoerenza dei residenti: se i locali chiudessero presto, non ci sarebbe rumore e nessuno si lamenterebbe, ma questo porterebbe ad un aumento della piccola criminalità che agisce indisturbata e ad un maggior bivacco, nonché a un blocco totale dell’economia nella zona.” Aggiunge inoltre che “farebbe comodo, se il Comune ci permettesse di rimanere aperti un’ora in più nel periodo estivo, quello più produttivo dal punto di vista lavorativo”. La diversità tra le due zone della movida si trova anche nella quasi totale assenza della concorrenza di kebabberie e pizzerie sempre aperte. Un segno di qualità, secondo i gestori:  “Vengono da noi perché vogliono assaggiare un prodotto particolare, abbiamo due tipi di offerte completamente lontane tra loro.”
Sempre in centro storico, aperto settimanalmente fino all’una e alle due nel weekend, c’è il ‘Cafè Tommasini’, frequentato dai ventenni ai quarantenni per la gran varietà di toast e panini, “i cibi più richiesti a tarda sera”. “Sono molto fortunato ad avere una clientela fidelizzata che si è creata nel tempo, ma – spiega il proprietario – soprattutto nel periodo invernale la mancanza di parcheggi nei pressi del centro non aiuta e chi si sposta in bici o a piedi è scoraggiato ad uscire di casa”. Anche ‘Toast Amore’ risente della stesso problema, disincentivo che si abbatte sulla clientela indipendentemente dalla fascia di età. Per alcuni locali l’assenza di spazio è un limite e, visto che i clienti non mancano, molti gestori sottolineano che “con i tavolini esterni potremmo fornire un maggior servizio che sicuramente sarebbe sfruttato, soprattutto d’estate”.

Altro recente acquisto del centro città è il ‘Viva Nachos’ che propone un’offerta culinaria tipicamente messicana e sui generis rispetto ai piatti della tradizione parmigiana. Aperto fino alle 21.30 nei giorni feriali e nel fine settimana fino all’una, le luci si spengono anticipatamente durante la settimana per una scelta personale, poiché le vie sono meno trafficate, problema che non si pone nel weekend, dove i clienti spaziano dai turisti agli universitari. “Inizialmente temevamo che una città molto tradizionalista dal punto di vista del cibo, non reagisse bene a questa nuova proposta. Dopo un po’ di scetticismo iniziale, ora anche l’anziano viene a mangiare i nostri nachos”.
Molto importante è anche tenere sott’occhio le spese necessarie per tenere aperte la cucina e pagare il personale: “noi non abbiamo costi eccessivi da questo punto di vista e comunque riusciamo a coprirli con i guadagni”. C’è chi però, come ‘Oste Magno’, non vorrebbe prolungare gli orari: in settimana la chiusura è fissata a mezzanotte e nel weekend all’una. “Chiudere più tardi comporterebbe più guadagni, ma anche più costi e lavoro: nonostante la fatica di tenere aperto tutto il giorno fino a tardi, noi non ci lamentiamo perché i clienti non mancano.”

“OLTRE VIA FARINI PARMA E’ IL DESERTO” – Molti i fattori e le difficoltà che scoraggiano i locali a rimanere aperti fino a tarda notte, ma cosa ne pensano gli abitanti? Anna, studentessa pugliese fuorisede, preferisce via Farini perché è una zona più centrale e offre una buona scelta di locali, mentre in via D’Azeglio “tra spacciatori, ubriachi e risse, la paura scoraggia a trascorrerci la serata”. Per lei un altro grande problema sono gli orari: “Al nord, a differenza del sud, si cena prima, ci sono ritmi e orari diversi. Nel mio paese, si esce per cenare verso le 22, mentre qui i ristoranti iniziano a svuotarsi verso quell’ora”. Uno degli avventori sceglie via Farini per mancanza di alternative: “Vengo qui perché so di trovare locali aperti, vado sul sicuro anche durante la settimana. Parma altrimenti è il deserto, se cerchi qualcosa di aperto devi spostarti fuori dal centro.”

Ma allora, come soddisfare clienti esigenti e commercianti scoraggiati? Una soluzione la suggerisce Romano Cocconi, de ‘La bùza dal gozén’. “Io ho un sogno proibito: una cittadella del divertimento, chiusa e lontana dal centro, con all’interno una vasta scelta di locali e tanta musica senza divieti. I requisiti? Qualità, igiene, pulizia e un attento servizio di controllo.” Forse un’utopia, ma un’idea che metterebbe d’accordo tutti: fino ad ora, sognare non costa ancora nulla.

 

di Francesca Bottarelli e Veronica Novelli

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