Nuova vita per Barriera Bixio restaurata. O quasi

LE STATUE TORNANO ALLO SPENDORE ORGINALE MA L'EDIFICIO MONUMENTALE RESTA IN CATTIVO STATO

15241282_1271976186209195_9087339042101869241_nConfine del centro storico, snodo del traffico cittadino, fermata dei bus o detestato ufficio per pagare le multe. Barriera Bixio, per un motivo o per l’altro, è uno dei luoghi che tutti conoscono a Parma, uno scorcio che non passa inosservato: un grande piazzale delimitato da due edifici neoclassici collegati da una monumentale cancellata sulla quale troneggiano numerose statue. Sono proprio queste ultime a balzare all’occhio di chi oggi si trova a passarvi accanto: bianchissime, sembrano nuove e appena posizionate.

Image (1)

Una delle statue prima del restauro

UN RESTAURO NECESSARIO – Fino a poco tempo fa le statue erano molto deteriorate e sporche, tanto che il bianco originario non era più riconoscibile. Contrariamente  a quanto si potrebbe pensare il fattore che ha causato l’inscurimento della superficie non è stato lo smog: “La superficie lapidea era in buona parte ricoperta da una microflora ovvero muschi, licheni e alghe – spiega Alessandra D’Elia, la restauratrice di Piacenza che ha eseguito i lavori – abbiamo provveduto a rimuoverli meccanicamente utilizzando poi del biocida per evitare una nuova proliferazione.” La pietra presentava anche problemi legati allo sfogliamento: “Abbiamo provveduto perciò a stuccare le fessure, a fare un consolidamento in due fasi e ad apporre un protettivo idrorepellente su tutta la superficie.”

“Le statue  fa osservare il direttore dei lavori l’architetto Paolo Montanari – sono scolpite in pietra calcarea di Vicenza, una pietra molto porosa che una volta persa la ‘pelle’ originale comincia a sbriciolarsi nelle sue parti deboli creando microfessure e intercapedini dove l’acqua può infiltrarsi. Se compariamo le statue della barriera con quelle presenti sopra la porta rinascimentale a fianco, si può notare come queste ultime siano molto meglio conservate essendo fatte in marmo”. Ma al complesso monumentale contribuisce anche un terzo materiale, creando problemi ai basamenti: “Sono fatti in pietra arenaria locale, molto bella ma non adatta per gli esterni, soprattutto se esposta alla pioggia che la colpisce perpendicolarmente in quanto tende a fessurarsi, è la stessa pi15181401_1271976196209194_2326213772057267594_netra usata per la facciata del duomo ma in quel caso, essendo posta verticalmente, ha una tenuta maggiore. Abbiamo recuperato e rincollato molti  pezzi di arenaria caduti in terra”.

Non solo materiali: nel restauro va poi considerato il fattore ‘artistico’: “Non tutte le statue sono state scolpite da Cristoforo Marzaroli dell’Accademia di Parma, lo si può notare dal fatto che alcune volute nelle vesti delle statue creano conce dove l’acqua ristagna; segno evidente che lo scultore non aveva pensato alla peculiarità di una esposizione all’aria aperta.”

UN MICROCLIMA ‘DA CANTINA’ – Il complesso di Barriera Bixio era stato riqualificato nel 1997 ed anche le statue erano state oggetto di restauro. Come è possibile allora che in pochi anni ci sia stato un tale deterioramento? “La crescita di alghe è stata davvero impressionante, molto più accentuata rispetto a tanti altri casi. Per strane ragioni nell’area intorno alle statue si deve essere creato un microclima molto favorevole per questi organismi, fatto strano dal momento che il piazzale è molto bene areato e soleggiato. Solitamente queste situazioni si trovano in cortili chiusi e in ombra“. Tutti fattori che secondo la restauratrice renderanno necessario un intervento di manutenzione periodico se non si vuole in breve tempo ritornare ad un situazione che richieda un restauro così l15318009_1271976192875861_874214588639834142_nungo. Secondo Montanari ci sono buone speranze che un nuovo intervento non si renda necessario prima di una decina d’anni: “I materiali che abbiamo utilizzato sono molto efficaci, nonché poco invasivi: ci sono solo un paio di aziende che producono sostanze approvate dalla sovraintendenza”.

E IL RESTO DEL PIAZZALE? –  “L’importo complessivo del restauro è stato di 41.455 euro per una durata dei lavori di tre mesi“, spiega Marco Pegazzano del servizio patrimonio artistico e attività culturali dell’assessorato alla cultura del Comune di Parma. Il restauro del complesso era stato anche inserito nella lista dei progetti finanziabili tramite l’Art Bonus, la recente misura del governo che consente sgravi fiscali per le imprese che si fanno mecenati dell’arte: “Non abbiamo però ricevuto donazioni dai privati ed è stato quindi il Comune a sostenere l’intera spesa. Completato il restauro delle statue prevediamo di farvi delle manutenzioni periodiche per mantenerne lo stato attuale che direi essere fedele a quello originario”.
Certo è che se la componente artistica è indubbiamente tornata come nuova, lo stesso non si può dire dell’edificio occidentale: da tempo transennato, necessiterebbe anch’esso di un restauro. “L’assessorato alla cultura – spiega Pegazzano – si occupa delle opere di interesse artistico dove è anche la sovraintendenza ad avere voce in capitolo. Per gli altri interventi la competenza è dell’assessorato all’urbanistica e in questo caso specifico di Parma Infrastrutture che ha l’appalto di manutenzione. Per il momento si è provveduto a riparare parte del tetto che faceva penetrare l’acqua“. E’ Montanari a confermarlo: ” Con molta intelligenza si è colta l’occasione dei ponteggi già montati per effettuare una manutenzione non prevista per la quale dunque il Comune ha risparmiato il costo di noleggio e montaggio di un ulteriore ponteggio”. L’edificio, che attualmente ospita una falegnameria, necessiterebbe di un restauro generale: “A quanto mi risulta sono previsti dei lavori per la primavera. Sarebbe bello anche e ripristinare la sgranatura dei mattoni faccia a vista (la particolare tecnica che conferisce il tipico colore grazie ad una  pasta fatta dai mattoni stessi sbriciolati), ma in termini di priorità è necessario completare i lavori al tetto.

Barriera_Bixio_1890

Barriera Bixio nel 1890

Parma_Barriera_Bixio

Barriera Bixio negli anni ’20

150 ANNI DI STORIA– “Durante i lavori mi sono molto appassionato alla storia di Barriera Bixio – confessa Montanari –  “tanto che sto raccogliendo molto materiale che vorrei presentare all’assessore FerrariS per riuscire a raccontare ai parmigiani una storia poco conosciuta”. Barriera Bixio è infatti  costruita dove un tempo sorgeva il bastione di San Francesco; la cinta muraria poteva essere varcata attraverso la porta cinquecentesca che attualmente è sede dell’associazione Famija pramzana. Finita l’epoca del ducato, nel 1860, sono venute anche meno le necessità di difesa e dunque, in seguito alla demolizione del bastione, Luigi Carlo Farini dittatore dell’Emilia (una delle 4 regioni d’Italia al tempo) decide di creare una grande barriera di accesso alla città per celebrare l’annessione al regno d’Italia. Vince il progetto dell’architetto Angelo Angelucci  che prevede un grande piazzale in asse con l’attuale via Bixio dove al centro avrebbe dovuto sorgere una statua di Vittorio Emanuele II, mai realizzata. Anche le statue hanno una funzione celebrativa: le  figure umane rappresentano le 4 regioni d’italia, mentre i putti sui lati degli edifici sorreggono gli stemmi del comune di Parma e di casa Savoia. Nel 1882 la barriera viene intitolata a Nino Bixio e pochi anni dopo, nel 1908, in seguito alla demolizione delle mura cittadine, diventa stazione dei treni delle ‘Tranvie Elettriche Parmensi’. Nel 1997, a seguito di una grande riqualificazione, il piazzale viene intitolato a Tommaso Barbieri, vittima del fascismo, anche se dai parmigiani continua ad essere chiamata ‘barriera Bixio’.

 di Adriano Arganini

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*