Legge anti-aborto: colpa di Trump, e non solo

LA MEXICO CITY POLICY NON NASCE COL NEOPRESIDENTE: PERCHE' CONDANNARE SOLO LUI?

di Carmelo Sostegno|

E’ pur sempre una questione di tradizioni. Sì, perché è giusto che le tradizioni vadano rispettate. Le dobbiamo rispettare noi e le deve rispettare il neopresidente Donald Trump. Di fatti quest’ultimo, puntuale come non mai (il giorno dopo del 44° anniversario della sentenza Roe contro Wade, momento fondamentale nella legalizzazione dell’aborto in tutti gli stati americani), ha deciso di reintrodurre anche la ‘Mexico City Policy‘, provvedimento governativo adottato per interrompere i finanziamenti a Ong che fuori Usa promuovono l’aborto e che la presidenza Obama aveva deciso di bandire per ovvie ragioni di laicità politica e sviluppo internazionale.

La ‘Mexico City Policy’ ha una storia di non poco conto. Dopo il 1984, anno in cui si tenne la Conferenza Internazionale delle Nazioni Unite sulla Popolazione a Città del Messico, in riferimento alla quale il provvedimento prende appunto nome, si cominciò ad assistere a un’esiziale alternanza ciclica con presidenti che la bandirono ed altri che la reintrodussero. Bill Clinton, ad esempio, ne aveva prontamente interrotto gli effetti. G.W. Bush l’ aveva ripristinata nel 2001. Obama la eliminò nuovamente, in linea col suo ‘Freedom of Choice Act’. Tutto questo alternarsi ha fatto sì che intorno s’animasse una storia di scontri e manifestazioni che purtroppo oggi vediamo approdare proprio alla presidenza Trump, suggerendoci che il problema è -più che lo stesso neopresidente- il fatto che in America il dibattito in tema di aborto non è per nulla chiuso. Ma è davvero colpa di Trump? Quali sono i grossi pericoli? 

Si tratta di un rischio di assoluzione cui i più possono incappare proprio alla luce di questo resoconto storico. Ma è indubbio -e questo va a discapito di qualunque assoluzione- che in tema di aborto l’attuale orizzonte americano appare di certo più fosco rispetto a quelli delineati dalle amministrazione passate. In mano ai repubblicani più radicati di cui Trump ne è ‘l’eccellenza di stile’, il provvedimento, oltre che strozzare l’intervento americano sul fronte internazionale, indirizza la nazione verso una cascata di conseguenze di non poco conto. Il taglio dei fondi governativi significa anzitutto immediato indebolimento delle campagne d’informazione in tema di aborto e uso degli anticoncezionali anche all’interno dell’America stessa: un governo repubblicano si preoccuperà di guidare campagne ovviamente di senso opposto (si veda il Fertility day di marchio italiano). Col taglio dei fondi, le donne a basso reddito non potranno più permettersi oltre che l’operazione stessa, gli anticoncezionali e le cure post-operatorie: c’è un’altissima probabilità che il Congresso renda permanente l’emendamento che vieta di usare i fondi del Medicaid (programma federale sanitario per individui e famiglie a basso reddito) per pagare l’interruzione dell’aborto e rimborsare l’acquisto dei contraccettivi. Per non parlare poi del sensibile aumento del rischio di contrarre l’Hiv e degli aborti clandestini che chiuderebbero un quadro davvero scoraggiante, se nascosto tra le posizioni ancora più radicate non ci fosse ‘la ciliegina sulla torta’: una legge che incrimina l’aborto. L’incriminazione dell’aborto? Sì, anche questo un grosso ed incombente pericolo di marchio repubblicano.

Ma è davvero proponibile una legge del genere? Ma poi, riuscite davvero a immaginare una legge che persegue una donna che vuole abortire? La discussione potrebbe già chiudersi in partenza per eccesso di banalità. Soprattutto perché, dentro e fuori le dovute considerazioni legislative, tutte le ‘conseguenze-Mexico City Policy’ rappresenterebbero l’ennesima voragine della discriminazione, l’ennesima sconfitta della civiltà occidentale, l’incarnazione dell’incostituzionalità. Ma in America la situazione è così bipartita sul tema, tra repubblicani pro-life e democratici pro-choice, repubblicani (moderati) non troppo life e repubblicani (radicali) decisamente life, al punto da chiedersi se non siano gli stessi americani i veri colpevoli. Come assumere posizioni di fronte ad un bivio del genere per tutti questi anni? Si può davvero scegliere tra la vita e la libertà?  Si può davvero costringere a mettere al mondo un bambino? Si può davvero negare la libertà ad alcuni attraverso delle mosse amministrative? Perché prima di accusare Trump, non pensiamo a costruire un muro di laicità contro l’immaturità umana?

Il caso ‘provvedimenti Trump’ è emblematico per l’analisi dell’inizio secolo. Analizzando ognuno di essi, non solo ‘Mexico city policy’, non solo la politica immigratoria, giungiamo purtroppo alla stessa conclusione: l’America, in fin dei conti, ha ancora tanto da lavorare.

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