Rossella Lombardozzi: L’università è importante, ma bisogna vivere a 360 gradi

TRA FABLAB, COWORKER E PASSIONE PER L'ARTE: INTERVISTA ALL'EX PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE ON/OFF

Rossella Lombardozzi ha 31 anni, è laureata in Beni artistici e culturali all’Ateneo di Parma e, dopo esserne stata fino a pochissimo tempo fa presidente, ora si occupa della parte “più pratica e organizzativa dell’associazione On/Off”. Alla Casa nel Parco in strada del Naviglio Alto, sede delle Officine, tra il laboratorio di fabbricazione digitale FabLab, coworking e start-up ci racconta quanto sia più semplice accendere l’interruttore delle idee ‘geniali’ se si lavora insieme.

Come è organizzata una giornata tipo qui alle Officine On/Off?

“Praticamente passiamo qui tutto il giorno. Questo è un vero e proprio spazio di lavoro e c’è sempre qualcuno all’opera. Più o meno tutti i giorni siamo attivi dalle 9 alle 18, a volte persino fino alle 23, che si tratti di giornate infrasettimanali o di weekend. Questo dipende anche dal fatto che ci sono diverse attività in ballo, tra cui anche una parte dedicata all’educazione innovativa, con laboratori didattici rivolti ad adolescenti o studenti delle scuole di Parma e provincia.”

Dal punto di vista pratico, come sono organizzati i lavori? Chi si occupa di gestire i vari spazi?

“C’è una vera e propria struttura organizzativa che di anno in anno migliora. Gli spazi sono gestiti dalla cooperativa sociale Gruppo Scuola che si occupa di tutta la parte educativa. Insieme a On/Off gestisce i servizi e gli spazi. L’associazione, inoltre, programma le attività formative, gli eventi e le mostre rivolti ai giovani/adulti in una fascia d’età che riguarda gli under 35.”

Come si è evoluta fino ad oggi l’associazione?

Rossella Lombardozzi“On/Off, inteso come spazio, nasce poco più di tre anni fa, nel novembre del 2013 ma come progetto esisteva già da tempo. Cioè da quando c’è stato un concorso organizzato dalla cooperativa Gruppo Scuola, in collaborazione con il Comune di Parma, che ha premiato quattro progetti imprenditoriali di under 30 con un piccolo finanziamento, tra cui questo. Da qui è nato il primo reale gruppo di coworker, che poi ha dato vita all’associazione On/Off, fino ad arrivare al ‘FabLab’. Il processo di avvio non è stato nè rapido nè lento, ma sicuramente ogni persona ha fatto in modo che si crescesse. Una serie di reazioni a catena ci ha portato fin qui.”

Quando si parla di On/Off si parla quindi di uno spazio aperto e condiviso. Cosa bisogna fare per entrare a far parte dell’associazione?

“Per entrare a farne parte, essendo questa un’associazione, basta pagare una quota. Dieci euro annuali con i quali si dà una mano all’attività, ma si hanno anche a disposizione gli spazi. Nel caso in cui si volesse fare qualcosa di più e diventare ad esempio coworker, si può fare una settimana gratuita senza impegno, così da avere una percezione di cosa questo comporti. A seconda che si voglia poi avere un accesso ‘resident’, cioè 24 ore su 24, o  temporaneo ci sono tariffe ad hoc. Se invece si vuole utilizzare lo spazio laboratoriale del FabLab la quota associativa sale a trenta euro annui, con la possibilità di utilizzare tutti i macchinari a disposizione.”

Oggi sentiamo spesso parlare di coworking: questo nuovo tipo di approccio al lavoro che si allontana da una concezione individualistica della professione funziona davvero? 

“In realtà credo che il metodo del coworking sia forse quello che funziona maggiormente, perché la possibilità di lavorare fianco a fianco con altre figure professionali e creare legami nuovi può servire a far sì che le proprie idee diventino progetti reali. A volte abbiamo a che fare con gruppi già formati, che hanno bisogno solo di un luogo condiviso in cui lavorare. Altre volte con singoli, che ritagliandosi la propria fetta all’interno del contenitore accogliente On/Off, possono rivere la spinta necessaria per emergere.”

Stesso discorso potremmo fare per il concetto startup, utilizzato talvolta senza capirne il reale significato. In Italia e a Parma ha senso parlare di queste nuove teorie di Parma_21_Maggio-10-1024x637-585x329formazione dell’impresa?

“E’ vero, il termine startup ormai è un termine per così dire inflazionato. Viene usato spesso e la maggior parte delle volte senza conoscerne il reale significato, che è quello di azienda nei primi anni di attività. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di dare la possibilità, soprattutto ai più giovani, di formarsi e crescere, non quello di fornire loro delle idee già pronte come fossero contenitori da riempire. Ad oggi la maggior parte dei lavori nati qui si è sviluppata bene, ma ovviamente non è paragonabile a quanto accade il luoghi come la Silicon Valley, in cui parlare di startup che diventano grandi imprese è la quotidianità. Io sono dell’idea che molto dipenda dal luogo in cui ci si trova: qui è successo che alcuni progetti siano poi cresciuti, ma bisogna sempre capire in che contesto si opera e come essere utili per il territorio in cui si agisce.

Non a caso, dal 10 al 12 febbraio si terrà per la prima volta lo Startup Weekend, un evento internazionale. Come si svolgerà e a chi sarà rivolto?

“Parte tutto venerdì sera, quando i partecipanti, che sono stati innanzitutto divisi per profili (sviluppatori, programmatori, designer, startupper), presenteranno la loro idea. Ma non è un requisito obbligatorio: si può anche partecipare al solo scopo di mettere a disposizione di un team le proprie competenze. Da qui si sceglieranno idee e team e si inizieranno i lavori. Il valore aggiunto di questo evento è che ai gruppi di lavoro si affiancheranno figure professionali come coach o mentori, persone che hanno competenze già solide nella progettazione d’impresa. La domenica sera i progetti verranno presentanti ad una giuria composta da figure di riferimento nel generico mondo dell’imprenditoria. I primi tre classificati riceveranno dei premi ‘tecnici’ consistenti in agevolazioni utili allo sviluppo del progetto stesso.”

Quanto tempo serve per organizzare un evento di tale portata?

“I tempi di realizzazione sono piuttosto lunghi, perché trattandosi di un evento internazionale ci sono determinate scadenze da rispettare. Il lavoro di organizzazione vera e propria è stato avviato 3-4 mesi prima. L’idea però era già nata circa un anno fa dalla collaborazione con il gruppo Hurricane Start di Reggio Emilia, con cui avevamo organizzato diversi Hurricane Monday. In queste occasioni un professionista raccontava i vari step verso la creazione di una vera e propria impresa.”

15541385_242576439507440_4818993827198360997_nCome mai la scelta di coinvolgere anche gli studenti universitari e alcune attività interne all’Ateneo?

“Secondo noi la fascia d’età che maggiormente può essere interessata a questo tipo di attività è quella dei giovani under 35, intesi come lavoratori e professionisti del futuro. In questo modo volevamo dare la possibilità di creare nuove reti di contatti, per una consapevolezza maggiore di quello che c’è dopo l’università.”

Tu hai studiato all’Università di Parma e poi fatto un master a Barcellona. Quanto la tua formazione è stata utile per arrivare dove sei ora? 

“Inizialmente ho studiato Beni culturali e volevo diventare storica dell’arte, soprattutto dopo alcune esperienze in archivi e biblioteche. Poi ho assunto un ruolo più attivo nell’organizzazione di eventi e mostre, fino ad arrivare qui. La formazione didattica e personale mi ha dato sicuramente una base da cui partire. Il ‘contenitore’ On/Off mi dà l’opportunità di tornare un po’ alle mie origini d’appassionata d’arte quando organizziamo nuovi format per giovani artisti e mostre. Scegliere una determinata carriera universitaria è un impegno ed essere studenti non vuol dire non aver voglia di fare nulla, ma al contrario è un investimento. Se posso dare un consiglio è quello di iniziare già tra i banchi a pensare a chi si vuole essere dopo e non essere solo studenti. Bisogna vivere sia l’università che la realtà in generale a tutto tondo.”

di Felicia Vinciguerra e Fiorella Di Cillo

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