Padri a vent’anni: come un figlio ti cambia la vita

“A CRESCERE SI E’ IN DUE”: TRE GIOVANI PAPA’ SI RACCONTANO

iStock_000023784041Small (1)“Il cambiamento è radicale, ma mai negativo.” Questo il punto cardine di tre storie, diverse ma con un fattore comune: la consapevolezza di una crescita interiore che porta con sè il diventare genitore. Un cambiamento valido sempre, ma ancor di più quando si è a propria volta ancora ragazzi. Giovani di poco più di vent’anni che discutono su cosa fare il sabato sera, si ritrovano a cambiare pannolini. Ma com’è diventare padri a quell’età?

“E’ STATA UNA BOTTA, SERVE TANTO AIUTO ESTERNO” – Luca, classe ’91, ha una bambina da ormai 6 anni. “Facevo lo stagista – racconta – stavo prendendo l’abilitazione da geometra, è stata una botta mentale non indifferente.” Un cambiamento che prende in considerazione diversi fattori, tra i quali gioca molto il sostegno ricevuto dall’esterno.
“I genitori da entrambe le parti erano molto preoccupati nel primo periodo – ammette Luca – poi tutto si è fatto più sereno. Io ho preso l’abilitazione grazie al sostegno economico dei miei, anche se in seguito ho cercato un altro lavoro”. Proprio il lavoro è uno tra gli aspetti più importanti se si deve considerare da un momento all’altro di dover crescere un bambino: la responsabilità diventa grande e le scelte da fare non sono più tanto a cuor leggero. “Avevo bisogno di una buona certezza economica per avere stabilità”, spiega il giovane che ritorna subito sul discorso dell’appoggio ricevuto dalla famiglia. “E tutta una questione organizzativa, i nonni sono sempre disponibili ad aiutare.”

“CON UNA FAMIGLIA UNITA, E’ COME AVERE IL VENTO IN POPPA”–  Il sostegno ricevuto dai cari è spesso determinante quando si affronta una situazione del genere a cui alle volte non si è preparati. “È fondamentale avere una famiglia unita, io ho trovato un ambiente bellissimo e tutti sono molto propositivi, sento di avere il vento in poppa”, afferma felice Giacomo. Studente e lavoratore sulla soglia dei 26 anni, Giacomo diventerà padre biologico tra pochi mesi, ma di fatto è già quasi un papà. “Mi spiego meglio: ho una compagna di 10 anni più grande di me che ha già una bimba di 10 anni mentre io diventerò padre ad agosto.” Una famiglia che si sta per allargare, quindi, e tutti, compresa la bimba, sono molto felici per l’arrivo di un fratellino o una sorellina. “Ogni settimana c’è una novità, è bellissimo scoprirlo insieme. Tra pochissimo conosceremo il sesso”. Ma com’è crescere già una figlia nel frattempo? “Non è facile ma ti struttura il carattere, si matura con il tempo“, spiega Giacomo. “La mia compagna è rimasta in buoni rapporti con il padre. A volte, lo ammetto, mi trovo in difficoltà perchè mi devo comportare più come un fratello maggiore, un adulto amico che cerca di alleggerirle i discorsi per farglieli comprendere, ma sono sicuro che la bambina abbia bisogno di tutte e tre le nostre figure, tutte la aiutano a formarsi e a crescere.” Proprio per questo Giacomo vuole dare spazio alla madre quando ad agosto nascerà l’altro bimbo. La compagna infatti lavora in officina, mentre lui, impiegato e studente, ha già finito in fretta tutti gli esami in due anni per dedicarsi al lavoro. “Voglio che ci sia stabilità, in modo da avere più aiuto in casa cosicché la mia compagna possa rimanere più tempo con i ragazzi”.
“E’ così – conclude – che si fa quando si ragiona per il bene di qualcuno: c’è uno scatto e ci si dedica totalmente a quella persona.”

stay_at_home_dad_126540277AIUTO MA NON TROPPO, “BISOGNA CRESCERE IN DUE” – Di quest’idea anche Andrea, oggi 32enne e divenuto padre 10 anni fa, che però aggiunge un altro aspetto fondamentale. “Inizialmente i genitori della mia ex-compagna si accollavano troppo la responsabilità del bambino. Io non volevo sentirmi dire in futuro che mio figlio fosse anche di altri perchè l’avevano cresciuto, così mi sono sempre più convinto che le responsabilità non andassero delegate.”
Ricordando il motto ‘No pain, no gain’ – una filosofia nata tra i circuiti agonistici delle palestre americane ma che calza a pennello anche in varie situazioni all’apparenza difficili – Andrea sottolinea: “Ci sono molti sacrifici da fare, tra il lavoro, lo studio, le varie problematiche, ma tutto viene ripagato. Ora mio figlio ha 10 anni, è autonomo e io amo trascorrere del tempo con lui, tra passeggiate, videogiochi e cartoni animati.” E se si potesse tornare indietro? “Rifarei tutto, ma forse con idee diverse: bisogna rimanere lontani dai parametri che la società ti impone, asettici.” E, citando il comico Louis C.K. che, intervistato da Conan O’Brien ha dichiarato ‘il mio compito non è farli felici, non cresco i bambini, ma gli adulti che saranno’, Andrea conclude col più grande insegnamento ricevuto da questa nuova vita: “Avere un figlio significa che lui cresce con me, ma anche io con lui.”

 

di Vittorio Signifredi

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