‘Horrible Injuries’: la verità sugli infortuni nel calcio

A COLLOQUIO COL PROFESSOR FRANCESCO CECCARELLI

Francesco Ceccarelli arGli infortuni, nella loro drammaticità, sono una componente del calcio. Nel libro della carriera del calciatore c’è almeno un capitolo aperto sugli incidenti che si verificano all’interno del rettangolo di gioco.

Francesco Ceccarelli, professore specializzato in ortopedia, traumatologia e fisioterapia, chiarisce il motivo per cui il calcio è considerato lo sport in cui si verifica il maggior numero di infortuni: “Dal punto di vista epidemiologico, gli infortuni sono da considerarsi in relazione al numero di praticanti, che nel calcio è superiore rispetto ad altri sport, e in relazione al numero delle ore di gioco, che è elevato per gli atleti protagonisti nelle serie maggiori e ridotto per quelli che militano nelle serie minori”.

Inutile dirlo: i calciatori subiscono infortuni che prevalentemente interessano gli arti inferiori. “Ma è necessario compiere una distinzione tra lesione acuta come la frattura o la distorsione di caviglia, e lesione da sovraccarico che possiede una componente acuta, la quale però è la sommatoria di tanti fattori: stato del terreno di gioco, possibile equipaggiamento deleterio, discrepanza dei tempi fra carichi di lavoro e periodi di riposo“.

Il professore Ceccarelli è direttore della Clinica Ortopedica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, non medico operante sui campi da gioco: “Il medico che interviene sul campo – chiarisce – incontra problematiche diverse dalle mie: capita che mi portino il giocatore dopo quattro ore e, eseguita la lastra, ho il tempo di individuare l’origine del problema. Il medico sul campo ha meno probabilità di distinguere il trauma poiché i sintomi non si presentano subito; deve presupporre la lesione. Ad esempio: la frattura della caviglia gonfia solo dopo due ore”.
Inoltre i medici che lavorano all’interno dello staff delle società sportive sono soggetti a molteplici pressioni da parte dei media, allenatori, procuratori e spesso capita che i rientri dei giocatori vengano anticipati rispetto ai tempi di guarigione previsti. Su questo punto Francesco Ceccarelli è chiaro: “I recuperi hanno i loro tempi e la biologia di un individuo che gioca in Serie A è identica a quella di chi conduce uno stile di vita sedentario; le fratture di chi gioca a calcio non guariscono prima di quelle di chi non pratica sport. Tutti gli atleti di altissimo livello hanno problemi fisici; l’organismo si usura poiché siamo in via di sviluppo. Solo l’uso perfeziona l’organo e il nostro apparato muscolare e scheletrico si sta ancora evolvendo, per otterene una forma consona alle azioni cui sottoponiamo il nostro corpo. Per intenderci, il fisico di un giocatore maturo può considerarsi alla stregua di una vettura con duecentomila km e quello di un giocatore giovane alla stregua di una con ventimila km”.

 

INFORTUNI STORICI – Gigi Riva subì non uno, ma ben due infortuni gravi: durante Italia – Portogallo a metà degli anni ’60 per velocizzare una triangolazione con Mazzola, allunga la gamba sinistra e il portiere Americo in uscita gli spezza in due il perone.
Agli inizi degli anni ’70  in Austria – Italia, superato il primo difensore, l’attaccante azzurro si gira per andare verso la porta, ma viene ‘falciato’ duramente: rottura del perone destro e distacco dei legamenti.

Nella stagione ’83-84 tocca a Diego Armando Maradona subire un grave infortunio nella gara Barcellona – Athletic Bilbao. Il Pibe de Oro chiude una sponda anticipando il proprio marcatore Goikoetxea, che per tutta risposta gli spezza la gamba sinistra.

Il più curioso, ma pur sempre doloroso, è quello che riguarda Paul Gascoigne nella finale di F.A. Cup del ’90-91 Nottingham Forest – Tottenham Hotspur: prima con un tackle da ‘arresto’ provoca l’infortunio di un avversario e poi per andare in scivolata su Charles si rompe il legamento. Il campione inglese non si accorge della rottura e va in barriera: il Nottingham segna su punizione e festeggia; lui si accascia al terreno di gioco per il dolore.

Il più brutto da raccontare è quello di David Busst nell’incontro Coventry – Manchester Utd nel ’95-96. Sugli sviluppi di calcio d’angolo, Schmeichel respinge, e le gambe dei difensori Irwin e McClair sbattono sulla gamba del povero Busst. Il calciatore del Coventry rischia addirittura l’amputazione e dopo 26 operazioni si rimette in sesto.

 

di Elena D’Avino, Francesca Ponchielli, Biagio Bianculli

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