L’oracolo di De Agostini: un secolo di successi, ben oltre l’editoria

STUDENTI UNIPR A LEZIONE DA MARCO DRAGO, PRESIDENTE DELLA HOLDING CON UN FATTURATI DA 5 MLD TRA GIOCHI, TV E SERVIZI

Un’avventura partita tra mappe, cartine e pagine di un’atlante: così è iniziata la storia del Gruppo De Agostini, passata attraverso due guerre mondiali e due crisi economiche fino a testimoniare, questo 1 marzo agli studenti di Economia di Parma, come scelte oculate in campo manageriale ed economico possano portare un’attività a sfidare i secoli. E’ Marco Drago, presidente della De Agostini S.p.A., a raccontare queste esperienze durante un incontro organizzato nell’ambito del corso di marketing operativo di cui è titolare Guido Cristini, in collaborazione con l’Associazione Alumni e Amici dell’Università di Parma presieduta da Rinaldo Lampugnani.

IMG_9925DA ATTIVITA’ MONO-SETTORIALE A MULTINAZIONALE – “La storia del gruppo risale alla pubblicazione del primo volume dell’atlante scolastico moderno – inizia a spiegare appunto Marco Drago – per opera del geografo Giovanni De Agostini nel 1901, a Roma. La pubblicazione di un semplice atlante oggi può sembrare poca cosa, ma dovete considerare che all’epoca fare un’opera simile voleva dire dieci anni di lavoro per mano di più persone e moltissimo materiale per poterlo pubblicare”. Nasce così un’attività che non solo ha superato i decenni, ma che oggi emerge come gruppo tra i più influenti nel mondo dell’editoria e dei più proficui a livello mondiale e che vanta un fatturato consolidato di circa 5 miliardi di euro. Sotto la guida di Marco Drago e Pietro Boroli infatti De Agostini diventa leader italiano e poi mondiale nel paperworks. “Il segreto per mantenere un successo imprenditoriale in un’epoca così complessa economicamente è la diversificazione degli articoli proposti: enciclopedie, libri, dvd fino ad arrivare al collezionismo. Tutto ciò che possa incontrare, insomma, il gusto degli acquirenti”.

De-AgostiniINVESTIMENTI VINCENTI A GESTIONE FAMILIARE – De Agostini è oggi una delle pochissime holding a capitale interamente familiare. Negli anni chiunque della famiglia avesse voluto far parte della società, di generazione in generazione, ha potuto accedervi portardovi il suo contributo, fino ad arrivare oggi alla quarta generazione di azionisti divisi in famiglie. Una tradizione che Marco Drago ha regolamentato, in modo tale da far accedere sì i membri della famiglia alla società, ma non prima di aver dimostrato il proprio potenziale. Per questo un nuovo membro deve prima laurearsi a buoni voti, conoscere perfettamente la lingua inglese, preferibilmente una seconda lingua, aver fatto esperienza e ‘gavetta’ al di fuori dell’azienda. E così la holding mantiene un alto livello manageriale e gestionale. Questo, insieme alla diversificazione e alle spinte coraggiose ma oculate di Marco Drago, ha portato il gruppo da azienda mono settoriale alla partecipazione della privatizzazione di Seat, all’acquisto di Toro Assicurazioni, alla gestione dei servizi di Lotto e altri giochi e all’acquisizione di innumerevoli altri servizi e aziende: investimenti che nonostante la crisi continuano a tenere vivo e attivo il gruppo.

IMG_9929UN’ATTIVITÀ ITALIANA CON APPROCCIO INTERNAZIONALE – “Rispetto agli altri gruppi editoriali come Mondadori e Rizzoli, siamo sicuramente quelli con un’ottica più orientata a ciò che c’è fuori dall’Italia – continua Drago -. Ottica che ho sempre spinto il più possibile, portando nel 2006 De Agostini a diventare azionista di controllo del più grande operatore nei giochi e servizi a livello mondiale. Oggi il gruppo conta circa 750 attività tra editoria, media e comunicazione, finanza e giochi e servizi. Abbiamo anche partecipazioni in programmi tv come – e qui fa sentire una certa insofferenza mentre lo dice – l’Eredità e l’Isola dei Famosi. Il gruppo è grande come potete capire, e non sempre facciamo sempre tutto quello che ci va più di fare. Ma lo facciamo. E’ così che un’azienda con un personale di 3000 unità nel 1997 può arrivare a toccare le 14.000 oggi.” 

UNO SLANCIO CHE ANCORA NON HA PERSO CARICA – “Il gruppo continua ad estendersi ed investire ancora adesso in più settori. La maggior parte dei ricavi, se divisi tra Paesi, ci viene oggi dagli Stati Uniti, un paese in cui per lungo tempo abbiamo provato a sbarcare ma senza successo per via del loro mercato complesso per chi viene da fuori. E’ grazie poi all’acquisto di due aziende statunitensi che ci è stato possibile introdurci. Se inizialmente abbiamo lasciato invariata la gestione di stampo americano di queste aziende, ben presto ci siamo resi conto di dover aggiungere la nostra esperienza, ed è con orgoglio – afferma convinto – che dico che la gestione americana e italiana insieme non solo funziona estremamente bene, ma è anche molto apprezzata”.
Il successo raccontato da Marco Drago all’aula ricolma, che gli è valso tra gli altri l’appellativo di “oracolo”, alimenta certamente le fantasie di molti dei futuri economisti lì presenti, come dimostra lo stuolo di applausi che conclude la conferenza.

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