C’era una volta il videonoleggio: com’è cambiato il mercato di Vhs in città

"ERAVAMO 25, ORA SIAMO RIMASTI IN 3": VIDEOTECHE A PARMA TRA COLLEZIONISMO, FIERE E SERRANDE ABBASSATE PER SEMPRE

12524021_1541303736180020_3817098910715639562_nAnni Novanta, domeniche piovose, nulla di interessante in tv. La famiglia si reca in videoteca e nell’immenso mare di Vhs ne sceglie una per dare una svolta alla giornata. Poi arrivano i dvd. Poi i Blu-ray. E il successo delle videoteche cala, sempre di più. Intanto internet, Sky, Infinity, Premium, Netflix. E la pirateria online. Dove sono ora le videoteche? Che fine hanno fatto a Parma?

UN MERCATO IN CALO DA ANNI – “Eravamo venticinque, ora siamo rimasti in tre.” A parlare è Gianluca Boni, titolare di Tuttociak in piazzale Vittorio Emanuele II, una delle poche videoteche ancora in piedi. “Il calo si sente ormai giorno per giorno -racconta-, palpabile inizialmente con l’introduzione del digitale terrestre. Alcuni clienti mi hanno spiegato di essersi ritrovati spesso a fare zapping per tutta la serata, data la vastità dei canali presenti, e a perdere così tempo senza guardare nulla in particolare”. Eppure un periodo roseo per le videoteche c’è stato: si parla del tempo delle Vhs. “Abbiamo aperto nel 1988 -racconta Cristina Bricoli, ex proprietaria di Videoland, una delle storiche videoteche parmigiane in via La Spezia– e sono stati anni straordinari, non avevamo nulla contro”. I clienti non mancavano, i film erano numerosi, la voglia di scoperta era tanta. “Purtroppo i tempi cambiano -continua- ma non pensavamo così velocemente. Nel 2012 siamo stati costretti a chiudere. Mi illudevo di poter essere l’ultima videoteca a farlo a Parma, ma il mercato non me l’ha permesso”. Restano comunque gli aficionados, diversi clienti che continuano a frequentare le videoteche alla ricerca del film del momento o di grandi capolavori del passato. “La clientela fissa rappresenta il 50%, gli altri sono di passaggio -spiega Gianluca-, ma rimane difficile incassare“.

CONCORRENZA LEALE/SLEALE – “Il guadagno è misero -continua il proprietario di Tuttociak-: circa un euro e cinquanta sulla vendita di un dvd da dieci euro, il quindici per cento“. Per non parlare poi della concorrenza degli altri esercizi commerciali. “Prima c’era Blockbuster -afferma ancora Gianluca, mostrando le fotocopie di alcuni verbali dei Carabinieri: aveva normative troppo vaghe per immettersi nel mercato e così abbiamo intentato diverse cause contro di loro. Anche io personalmente. Per loro però era facile: non avevano il permessodivavideo (2) di rimanere aperti sette giorni su sette, per esempio. La Municipale gli presentava una multa da sessanta euro, che su un guadagno di migliaia di euro era un’inezia, loro la pagavano ed erano a posto per qualche altro mese”. Ora che anche il colosso americano è scomparso i concorrenti sono pochi ma altrettanto agguerriti. “La Feltrinelli ha l’esclusiva e riceve alcuni titoli prima di chiunque altro -aggiunge Gianluca- e poi ci sono le edicole: hanno l’iva ribassata al 4% e ricevono un sacco di prime visioni“.

Sky non risulta un grosso problema,se non per quanto riguarda lo sport” spiega invece Marco Brozzi, titolare, insieme a Mario Trivelloni, di DivaVideo in strada Repubblica, con un’altra sede, solo automatica, in viale dei Mille. Gran parte della concorrenza oggi è data dalle piattaforme di streaming, da Infinity a Netflix, passando per quella più sleale della pirateria. “Netflix, gestendo tutto dal Lussemburgo, si evita la spesa non indifferente del 22% di iva che noi invece paghiamo. Per quanto riguarda il catalogo ha un’enorme scelta per le serie tv -continua Mario- e in Italia non abbiamo distribuzione di audiovisivi di questo genere, ma relativamente al cinema la lista non risulta troppo varia. Si rischia di esaurire le possibilità nel giro di un mese di abbonamento.” “Le serie TV che seguivo -ricorda ancora Cristina- ti lasciavano il brivido dell’attesa, ora in un click si ha tutta una stagione completa”.

nonsolovideoCOME SOPRAVVIVERE ALLA CRISI – Esistono però vari metodi per poter far fronte al calo delle vendite o addirittura alla chiusura del proprio esercizio. Alessandro Bernardi, titolare di NonSoloVideo in piazzale Pablo, ha aperto la sua attività nel 1996, concentrando il 99% dello spazio sui prodotti video e il resto su qualche strumento informatico. “Circa dieci anni fa ho iniziato a capire dove saremmo finiti -spiega-: ho sempre avuto una predisposizione informatica, quindi ho iniziato a trattare anche di telefonia e altri strumenti tecnologici”. Ora Alessandro ha un negozio Vodafone e si occupa di fotografia; della collezione di film è rimasto solo un piccolo distributore automatico all’ingresso. “Ormai tutto si è ridotto ad un metro quadro, lo terrò finchè funzionerà”.

Un’altra alternativa è la specializzazione. “I titoli escono prima nelle videoteche che su altre piattaforme, quindi bisogna cercare di specializzarsi, raddoppiare gli sforzi e reperire materiale difficile da trovare nella grande distribuzione -spiega di nuovo Mario Trivelloni-. Film d’essai, d’autore, film d’importazione: così otteniamo clienti anche dalla provincia e addirittura da altre città”. E per chi invece è già stato costretto a chiudere l’attività? “Io mi sono appassionata alle fiere del collezionismo -afferma Cristina-, ho aperto un banchetto in piazza Ghiaia e ogni martedì, con il vento, la pioggia o il bel tempo, sono qui. E poi partecipo spesso a fiere esterne, come quella dell’elettronica di Modena”. Il supporto fisico trova infatti ancora una grande clientela. “I collezionisti sono tanti -continua- ed io ho diversi film di nicchia, molto rari, che spesso servivano agli studenti del corso di cinema. In più mi stupisco dei giovani che spesso mi chiedono informazioni e comprano film di grandi autori del passato per averli nella loro collezione. Tutto sommato sono contenta -conclude-. L’ambito rimane quello cinematografico e sono felice di poterne parlare ancora, anche se all’interno di un contesto fieristico.”

di Vittorio Signifredi

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