Minacciata con la siringa all’uscita dalla biblioteca: degrado attorno all’Università

VIA KENNEDY BUIA: 23ENNE RAPINATA

via Kennedy di seraCancelli di Economia, 19.45. La pioggia batte su una via Kennedy buia. Cammina distratta, l’ombrello in una mano e nell’altra i libri appena chiusi. Un uomo fermo all’angolo aspetta. E’ questione di secondi. “Dammi la borsa o ti pungo”. Una siringa in mano e la rapina è riuscita.

Fatti che portano la data dello scorso 12 novembre, quando Diletta, 23enne studentessa pugliese che vive a Parma dove studia Ingegneria, esce dalla biblioteca. “Dopo un normale pomeriggio passato a studiare  per preparare gli ultimi esami prima della laurea – racconta -, sono uscita in compagnia di una mia amica per tornare a casa. Ci siamo salutate, abbiamo preso due strade diverse: il destino ha voluto che io prendessi quella ‘sbagliata’ ”.

Un uomo, non ancora identificato, appostato vicino all’uscita del Parco Ducale, di lì a poco avrebbe aggredito la ragazza. “Dammi tutto quello che hai” le ha detto, ma lei, con le mani tremanti, non riusciva neppure a trovare il portafoglio. “Ricordati che ho una siringa in mano” le ha intimato l’assalitore e, dopo averle strappato la borsa, è scappato dentro l’entrata vicino a piazzale Santa Croce del Parco Ducale, dileguandosi.
“Mi ero accorta della sua presenza, ma non avrei mai immaginato che quello che credevo un passante in realtà fosse un malintenzionato. Il tempo di realizzare quello che stava succedendo e avevo già la sua siringa puntata contro”.

uscita della biblioteca di EconomiaQuello di Diletta era già il terzo caso in giornata di rapina con questa modalità. Le altre vittime hanno dichiarato che si trattava di italiani, “invece il mio rapinatore -spiega Diletta- parlava sì molto bene italiano ma, anche se la visibilità era scarsa, sono quasi certa fosse un uomo mulatto, alto e con un neo sul viso”.
Dopo essersi ripresa dallo spavento, con l’aiuto di un passante la ragazza ha provato a seguire la via di fuga del rapinatore ma nel parco non c’era traccia né dell’uomo né della borsa. Niente documenti, postepay, biglietto del treno, chiavi, libri e appunti, “Ridammi almeno quelli – sdrammatizza Diletta alcuni giorni dopo l’accaduto -: stavo preparando uno dei miei ultimi esami prima della laurea, quegli appunti erano importantissimi!”

Nella conta degli oggetti rubati, però, non c’è il telefono che, caduto durante la rapina, aveva smesso di funzionare. Solo una volta arrivata a casa, circa 40 minuti dopo l’aggressione, Diletta ha potuto contattare le forze dell’ordine. Quasi richiamando la ragazza per non aver immediatamente avvisato, i carabinieri l’hanno invitata a recarsi da loro la mattina successiva per sporgere denuncia e fare l’identikit.

Ma com’è possibile che una strada adiacente all’Università sia lasciata buia e risulti pericolosa per tutti quei ragazzi che vi transitano ogni giorno? La storia di Diletta si è conclusa solo con un grande spavento e una borsa sottratta ma se il rapinatore avesse avuto intenzioni ben peggiori, in quella via poco trafficata, probabilmente nessuno sarebbe arrivato in soccorso della studentessa. “Quando quell’uomo mi è corso incontro – racconta Diletta-  ho pensato subito al peggio. Nel momento in cui ho realizzato che mi stava ‘solo’ rapinando mi sono sentita quasi sollevata”.

 

GIORNATA MONDIALE CONTO LA VIOLENZA – Proprio contro questo e contro tutte le violenze che le donne subiscono ancora troppo spesso, la Croce rossa italiana celebra il 25 novembre la Giornata mondiale contro la violenza di genere. Il comitato locale di Fontanellato ha realizzato un video per sensibilizzare al rispetto della donna e ricordare che le ferite più profonde non sono quelle visibili agli occhi ma quelle interiori che non possono guarire. Come il dolore di una violenza, la sensazione di non essere più al sicuro o il ricordo di una siringa puntata contro.

 

di Letizia Cicchitto, Mariasilvia Como e Alessia Tavarone 

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