Studiare gratis all’università? Ancora un anno e sarà possibile

TRA ESENZIONE TOTALE PER GLI STUDENTI A BASSISSIMO REDDITO E NUOVE FASCE ISEE: RIVOLUZIONE SUL SISTEMA DI TASSAZIONE

tasse.universitarie.iseeAnno nuovo, tasse nuove. Questo però non vuol dire di certo più alte, anzi. A seguito delle nuove norme inserite nella legge di bilancio 2017, l’Università di Parma ha dovuto adeguare le sue norme in materia di tassazione, adattandole alle nuove indicazioni nazionali. La novità più importante è l’università gratuita, ma a determinate condizioni di merito e reddito. In generale, afferma il prorettore Antonello Zangrandi, “si viene incontro ai redditi più bassi e si premiano gli studenti più brillanti e veloci nel loro percorso“. Tutto sarà valido a partire dal prossimo anno accademico.

UNIVERSITÀ GRATUITA – Dall’a.a. 2017/2018 laurearsi a costo zero non sarà più un’utopia in Italia. Le nuove norme a livello nazionale prevedono una fascia di esclusione dalle tasse universitarie per tutti coloro la cui famiglia abbia un Isee (indicatore della situazione economica equivalente) compreso fra 0 e 13.000 euro. “È molto importante -spiega Francesco Trigiante, presidente uscente del Consiglio degli Studenti- che dall’anno prossimo sia considerato soltanto l’Isee come parametro economico. Fin ad oggi infatti valevano sia Isee, che è basato sul reddito, che Ispe, basato sul patrimonio ed solitamente più elevato. Venendo considerato il più alto dei due, molti studenti a basso reddito si trovavano a dover pagare le tasse di fasce più alte”. Avere il giusto Isee, però, non basterà per l’esenzione totale: ci sono da rispettare criteri di merito (in verità molto bassi) e durata degli studi. Per i primi bisogna ottenere almeno 10 cfu al primo anno e 25 cfu negli anni successivi; per il secondo ci si dovrà mantenere entro un solo anno fuoricorso. In caso contrario scatteranno aumenti delle tasse fino a 200 euro.

QUATTRO FASCE E QUATTRO AMBITI – come-calcolare-tasse-universitarie-650x250I criteri di merito minimi di 10 e 25 cfu e la conseguente ‘multa’ fino a 200 euro in caso di non rispetto, sono validi per tutti gli studenti, a prescindere dal loro Isee. Per coloro che superano i fatidici 13.000 euro sono previste altre tre fasce da cui calcolare le tasse: da 13.001 a 30.000, da 30.001 a 64.000 e la fascia superiore a 64.000. Le fasce di reddito vanno poi incrociate coi quattro ambiti in cui sono divisi i corsi universitari: dal più economico al più costoso, abbiamo l’ambito umanistico-giuristico, l’ambito scientifico-tecnologico, l’ambito medico-veterinario e l’ambito odontoiatrico. Le tasse più o meno alte sono dovute alle differenze in termini di materiali e laboratori che i corsi sono tenuti ad affrontare. Dall’incrocio tra fasce di reddito e ambito di appartenenza quindi si ottiene una soglia minima e una soglia massima entro la quale calcolare, con specifica formula, la tassa che il singolo studente dovrà pagare, ovviamente più bassa se il suo Isee si avvicina al limite minimo della fascia e più alta nel caso contrario.

Per sapere ufficialmente quali saranno gli importi precisi, afferma il prorettore alle materie economiche Zangrandi, bisognerà aspettare la presentazione dell’apposita delibera in consiglio d’amministrazione. Si può però anticipare che “naturalmente, per poter sostenere a livello finanziario l’azzeramento totale dei contributi per gli studenti a basso reddito, dovremo aumentare i contributi per quelli a reddito medio-alto. Consideriamo però -spiega sempre Zangrandi- che, alla fine, gli studenti nella fascia minima sono molti di meno di quelli inclusi nelle successive, quindi il rincaro in valori assoluti sarà piuttosto contenuto e comunque proporzionato ai redditi, appoggiandoci maggiormente a quelli più alti”.

ANZIANITÀ E BENEFICI DI MERITO – L’ultima novità riguarda il calcolo di anzianità accademica. Fino ad ora il conteggio degli anni universitari, e quindi dell’eventuale fuoricorso, partivano nel momento della prima iscrizione a qualunque corso di qualsiasi università italiana. “Era un calcolo alquanto iniquo, contro il quale abbiamo sempre protestato a livello nazionale -spiega ancora Trigiante- perché calcolava anche, per dire, il classico anno speso in un corso di laurea che poi si è abbandonato a favore di un altro, quindi non fuoricorso in senso stretto; oppure ci si portava dietro alla magistrale un anno perso alla triennale. Dal prossimo anno finalmente il calcolo sarà azzerato all’inizio di ogni iscrizione a un nuovo corso di laurea“. I benefici di merito dell’Università di Parma (distinti dal merito minimo di cui si è parlato prima) invece vengono confermati anche nel prossimo anno e anzi si spera di poter premiare ancora più studenti. Si tratta dello sconto bonus sulla seconda rata, che in base ai cfu guadagnati e alla media di laurea può variare da 150 fino a 700 euro. Non è però automatico: in base al proprio punteggio si è inseriti in una graduatoria che, per quanto abbracci oltre un migliaio di studenti, non è detto riesca a comprendere tutti gli aventi diritto allo sconto bonus. “La speranza per il prossimo anno -conclude Trigiante- è poter comprendere più studenti in questa graduatoria, tramite l’aumento dei fondi disponibili”.

di Andrea Prandini

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*