Vivere da non vedente e non rinunciare a ‘guardare’ avanti

VIAGGI E UN PASSATO ALLE PARALIMPIADI PER GUIDO. E CON UICI ASSISTENZA A 360°

“I momenti di sconforto sono stati emotivi normali, ma niente di esagerato. Io ho vissuto una vita tranquilla e sono felice”. Sono parole serene, pronunciate da una voce temprata quelle di Marilena Ugonotti, ipovedente da quando aveva un anno e ormai quasi del tutto non-vedente all’età di 58 anni. Può sembrare inaspettata un’affermazione del genere da parte di chi, da sempre, ha vissuto una condizione che nessuno vorrebbe mai sperimentare. A colpire è sopratutto il suo atteggiamento: forte e sicuro. Tutti noi, fortunati normovedenti, immaginiamo la vita di un cieco come una sofferenza costante, un supplizio che accompagna ogni giorno pesando sempre più sullo stato d’animo. C’è chi, invece, dalla propria condizione di cecità non si è fatto limitare e vive una vita felice e spensierata.

Guido Schianchi

MOLLARE NON È MAI LA SOLUZIONE – Una vita senza la percezione visiva di ciò che c’è intorno fa paura a tutti. Ma una vita così, nonostante le forti difficoltà, non deve necessariamente esser affrontata con negatività e chiusura. È questo ciò che spiega Guido Schianchi, vicepresidente del Uici Parma, Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti. Non vedente dalla nascita a causa di un glaucoma, nonostante tutto, Guido ha saputo dare un senso alla propria esperienza, rendendola un’avventura da pochi. Ciò che stupisce non è la sua carriera come programmatore e nemmeno la sua posizione da vicepresidente della sua associazione, Guido Scianchi è prima di tutto un atleta nuotatore e un gran viaggiatore. “Il mio sport principale è il nuoto – racconta -, grazie ai miei genitori che all’età di 8 anni circa mi hanno iscritto al corso. Da allora non ho mai smesso. E’ uno sport che si può fare anche vedendo poco. Pian piano ho cominciato a gareggiare in competizioni minori. Un giorno mi hanno selezionato nella nazionale non-vedenti e ho iniziato con le gare, poi nel 1988 ho partecipato alle Para-Olimpiadi di Seul “. Le parole di Schianchi offrono molti spunti, sopratutto perché la sua scalata alla vetta è avvenuta durante un periodo molto difficile, l’adolescenza. “Questa disciplina ha un grande valore per me – continua Guido -. Teniamo presente che quello era il periodo dello sviluppo, i ragazzi compravano il primo motorino, uscivano con gli amici per delle serate e così via. Il nuoto mi ha permesso di fare esperienza e conoscere nuove persone. Questa pratica, difatti, è fortemente consigliata: una soluzione psicologica che permette la socializzazione, l’aggregazione”. Tante esperienze come queste hanno facilitato notevolmente l’inserimento di Schianchi nell’ambito lavorativo, già abituato al confronto. Pian piano, però, un’altra passione ha rubato le attenzioni del nuotatore. “Io amo viaggiare, nonostante non veda”, racconta Guido. “Anche chi non vede ha la percezione dei viaggi, emozioni molto forti che vanno a toccare gli altri sensi: il tatto, l’olfatto, il gusto. Ci sono i sapori, gli odori, il vento sulla pelle e così via. Gli aspetti più importanti – continua – sono sicuramente la socializzazione e l’amicizia, anche perché non viaggio solo. Poi ci sono le vere e proprie emozioni del viaggio. Noi non siamo turisti ma viaggiatori, sono esperienze profonde e non da ogni giorno. Tutti i viaggi sono un arricchimento. Io consiglierei il viaggio a qualsiasi persona”.

La forza di Guido è una lezione per tutti coloro che tendono a lamentarsi facilmente senza notare la ricchezza di cui sono circondati. La ricetta segreta di questa vita è “la stabilità“, ma Guido sottolinea che “non è solo frutto del mio lavoro”. Il sostegno, la spinta della famiglia in queste circostanze diventa essenziale. “Un grazie deve andare ai miei genitori – aggiunge infatti -. Loro mi hanno spinto oltre, al di fuori della classica campana di vetro. Spesso capita che per paura, il proprio padre e la propria madre (o entrambi), siano troppo apprensivi. Io invece ho partecipato a molte attività, non mi sono mai sottratto a nulla.”
Anche il luogo in cui si vive può fare la differenza. Parma, come spiega Marilena Ugonotti “è una città ben organizzata”. “I semafori sonori funzionano, come i vari servizi negli edifici pubblici con sintesi vocale e così via. Senza contare il lavoro dei volontari – aggiunge -, da sempre ottimi accompagnatori”.

IL GRANDE LAVORO DEL UICI  Per chi non trovi la forza dentro di sé o nella propria famiglia esistono, in Italia come in tutto il resto d’Europa, associazioni che si occupano di assistere i non vedenti (e gli ipovedenti) e le loro famiglie affinché possano ritrovare la forza per superare questo ostacolo, la spinta per riprendere in mano le cose. Già dal 1920 la Uici, offre i propri servizi e competenze a chiunque ne abbia bisogno. L’associazione nasce grazie a coloro che persero la vista durante la Prima Guerra Mondiale e, dalla sede centrale situata a Roma, è organizzata su una struttura piramidale che arriva fino a livello provinciale, quello che più interagisce con i cittadini. La sezione di Parma ne è un esempio: dagli anni cinquanta offre servizi di consulenza e indirizzamento a coloro che hanno delle disfunzioni di tipo visivo. “La Uici di Parma – racconta il presidente Michele Fiore, anch’egli non vedente – si occupa di aiutare i ciechi e gli ipovedenti nel loro percorso di riabilitazione. Organizziamo corsi di formazione, offriamo assistenza agli interessati e alle loro famiglie, forniamo consulenza psicologica e provvediamo a reintegrare o integrare i ciechi nella società. Ci sono poi i percorsi di assistenza scolastica, che partono dall’asilo e arrivano sino all’università, e percorsi di assistenza al lavoro”. Dal punto di vista economico e amministrativo, l’associazione si presenta come una onlus con una forte autonomia provinciale, in particolare si identifica come associazione di promozione sociale. “La nostra sede è formata interamente da volontari, solo la segretaria percepisce uno stipendio. Per il mantenimento – spiega il presidente – utilizziamo tre pratiche: la raccolta fondi tramite le telefonate, che portano buoni introiti grazie all’affezione del pubblico, quella tramite la devoluzione del ‘5 per mille’ e infine le donazioni dei privati, anche se ultimamente sono scese parecchio”. Un grande punto di forza dell’Uici è la campagna per la salvaguardia della vista, come sottolinea Fiore: “Spesso la gente dimentica quanto sia essenziale la vista, come se fosse una cosa perenne. È importante educare al buon mantenimento di questo senso, sia con programmi di comportamento, per esempio volti a come non sforzare la vista, sia con programmi alimentari“. Un obiettivo riassunto dal motto dell’associazione: ‘Occhio alla vista: per vedere fatti vedere’. La sede di Parma, però, non può fare tutto da sola ma, può contare sulla vicinanza, sia fisica che non, del Centro di Ipovisione, collocato al piano di sopra della stessa sede Uici, in via Bixio 47/A. Il centro lavora, infatti, a stretto contatto con l’associazione e l’accompagna nell’attuazione delle campagne occupandosi di varie attività tra cui: consentire agli ipovedenti di acquisire o ritrovare indipendenza nella vita di ogni giorno, permettergli di compiere le operazioni legate allo stato sociale corrispondente, consentire il reinserimento lavorativo in situazioni adeguate e favorire il mantenimento dello standard di vita condotto prima dell’evento che ha causato l’ipovisione, infine aiutare i bambini in età scolare ad acquisire la capacità di leggere e scrivere.

 

 di Fabio Manis

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