Teaching Placement, quando lo studente Erasmus sale in cattedra

UN' OPPORTUNITA' PER STRANIERI E UNA RISORSA PER LE SCUOLE

ar“Un modo per sbarcare nella realtà italiana e nella sua scuola, un modo per far conoscere ai ragazzi italiani la tua lingua e la tua cultura”. E’ questo il motto di Teaching Placement, un’iniziativa ambiziosa nata dalla collaborazione tra l’Università di Parma e l’Ufficio Relazioni Internazionali, che permette agli studenti Erasmus in mobilità all’Ateneo cittadino di svolgere un’esperienza di insegnamento nelle diverse scuole primarie e secondarie che vi aderiscono, affiancando i docenti durante le ore di lezione.

 

UN’IDEA NATA PER CASO – “Il progetto risale al 2007 – spiega Tiziana Cordaro, da anni impegnata nella gestione degli studenti Erasmus in arrivo e in partenza da Parma -. All’epoca mia figlia frequentava le scuole elementari e parlando con la sua maestra di inglese le ho chiesto se fosse interessata ad accogliere in classe una ragazza madrelingua inglese che la affiancasse durante le sue ore di lezione. Lei ha accettato con piacere. Quest’esperienza è piaciuta molto sia ai bambini che agli insegnanti, così abbiamo deciso di estenderla ad altre tre classi. In seguito, in accordo con la dirigente scolastica, tutto l’Istituto Comprensivo ‘Micheli’ è stato coinvolto nel progetto”. A fine anno, inoltre, è arrivata la proposta di collaborazione con il Comune di Parma.

Dopo varie riunioni con i dirigenti scolastici della città è stato sottoscritto il patto per la scuola, un protocollo che prevede il coinvolgimento del Comune, dell’Università, dell’Ausl, degli istituti scolastici, della Prefettura e di altre istituzioni locali. Tutte le scuole, di primo e secondo grado, hanno aderito all’iniziativa richiedendo principalmente la collaborazione di ragazzi madrelingua inglese. Purtroppo, come spiega la dott.ssa Cordaro, “non è possibile accontentare tutti gli istituti perché negli ultimi anni sono sempre meno gli studenti inglesi interessati all’apprendimento della lingua italiana”.

 

IL CUORE DEL PROGETTO –  “Abbiamo iniziato il primo anno selezionando i ragazzi in base alle loro teaching_placementdisponibilità -continua Tiziana Cordaro-. In seguito abbiamo cercato di accontentare le richieste che provenivano dalle scuole riguardo ad insegnamenti di lingua inglese, francese, spagnola e tedesca”. A poco a poco il numero delle adesioni è aumentato: se durante il primo anno si potevano contare sei ragazzi disponibili, già a partire dal secondo le adesioni sono cresciute in maniera esponenziale, arrivando a circa 50 studenti interessati. A quel punto, il lavoro di coordinamento didattico è stato affidato alla dott.ssa Antonella Cortese, che ha cominciato ad occuparsi sia della selezione degli studenti interessati che della loro formazione. “Tutti gli studenti stranieri sono informati di questa opportunità nel momento in cui arrivano a Parma e molti di loro si rendono subito disponibili -aggiunge Tiziana Cordaro-. I più propensi sono, ovviamente, gli studenti iscritti in facoltà umanistiche, ma non mancano le eccezioni: anche chi studia economia, ingegneria, fisica spesso si mostra interessato al progetto”. Prima di iniziare con le loro lezioni, gli studenti seguono un corso di formazione dalla durata di 20 ore tenuto dalla stessa Antonella Cortese, da un dirigente scolastico o da un tutor culturale, durante il quale apprendono tutte le nozioni di base inerenti alla privacy e alle norme comportamentali da tenere in classe. Le ore di lezione e gli argomenti trattati vengono concordati successivamente con i docenti.

 

TRA PASSIONE E VANTAGGI – Una delle opportunità offerte dalla partecipazione all’iniziativa riguarda il riconoscimento di cinque crediti formativi. “Alla fine gli studenti devono consegnare una relazione sulla loro esperienza che viene valutata in trentesimi dalla prof.ssa Gioia Angeletti, delegata alla Mobilità Internazionale Studentesca” spiega Tiziana Cordaro, che aggiunge: “È un’iniziativa che piace tantissimo ai ragazzi e spesso li porta a scoprire una passione per l’insegnamento che non pensavano di avere”. Teaching Placement, quindi, rappresenta da un lato un’opportunità per gli studenti stranieri di entrare in contatto non solo con l’ambiente universitario, ma anche con la realtà cittadina; dall’altro un aiuto per le scuole che, non avendo i fondi necessari per avvalersi della presenza di lettori madrelingua, possono affidarsi alla disponibilità di giovani studenti desiderosi di far conoscere anche la loro cultura.

 

di Carlotta Falcone, Marica Musumarra, Federica Russo

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