Save the Ong: come funziona il mondo delle non governative

L'ESEMPIO E I PROGETTI DI 'PARMA PER GLI ALTRI'

Ong Parma per gli altriLa delicata questione delle immigrazioni e del salvataggio dei migranti ha trovato un nuovo capitolo da aggiungere alla cronaca nazionale. Le dichiarazioni del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro sui presunti rapporti tra le associazioni umanitarie e i trafficanti di esseri umani hanno infatti messo in forte dubbio l’operato delle organizzazioni non governative (Ong), in particolare quelle in prima linea nelle attività di primo soccorso e accoglienza dei profughi nel mar Mediterraneo. Ma non solo di questo si occupano le ong, istituzioni che nel variegato mondo del no-profit rivestono un ruolo fondamentale. Secondo la piattaforma online ‘Open Cooperazione’, in Italia nel 2015 un centinaio delle principali Ong hanno raggiunto mezzo miliardo di euro sommando i loro bilanci, coinvolgendo più di 16.ooo  persone del Paese e nel mondo. Non vanno poi dimenticate le molteplici onlus e associazioni di volontariato nel resto della penisola: secondo l’anagrafe delle Onlus dell’Agenzia delle Entrate, nella sola Emilia-Romagna si possono contare 565 organizzazioni. Che adesso si ritrovano, chi più chi meno, i riflettori dell’opinione pubblica addosso.

COME FUNZIONA UNA ONG? – Partendo dal principio, i requisiti per diventare una ong e ricevere contributi statali sono stabiliti, per la legge 49 del 1987, dal Ministero degli Esteri che dal 2014 è anche dicastero per la Cooperazione internazionale. “Ci sono procedure amministrative che definiscono le caratteristiche di idoneità – spiega Paola Salvini, direttrice della ong ‘Parma per gli altri‘ – come la tipologia delle attività svolte, il personale in essere, i progetti realizzati e la rendicontazione annuale del bilancio“.

La realizzazione dei programmi che qualificano l’operato di un’associazione senza scopo di lucro segue due linee guida: gli studi di fattibilità e i finanziamenti. Per i primi si intende la definizione e la valutazione di un progetto sulla base di una richiesta di intervento da parte di una comunità locale e su una determinata questione. Una volta messo a punto il progetto di intervento, l’ong predispone la raccolta fondi. I finanziamenti provengono sia da bandi pubblici che, spesso in larga misura, da soggetti privati. Nella stessa riforma del 2014, infatti, è introdotta la possibilità di coinvolgere a pieno titolo imprese e il mondo profit nei progetti di cooperazione internazionale. Un cambio di paradigma importante che “offre scenari in cui i privati possono dare contributo senza intaccarne l’etica”, precisa Salvini.

Ong Parma per gli altriNell’attività quotidiana di una ong non mancano certamente alcune difficoltà: tra queste, immancabilmente, proprio la ricerca di fondi per l’attuazione dei programmi stessi. “Per quanto nel nostro caso abbiamo una piccola struttura amministrativa – spiega Salvini – ci sono comunque costi da sostenere: la sede, la persona che costruisce i progetti assieme a noi, il ritardo dei pagamenti, le collaborazioni che dobbiamo mettere in atto con gli Stati esteri. C’è anche poi la ‘sfida’ di fare andare bene un progetto a distanza: noi stessi ci offriamo come volontari due volte all’anno e abbiamo persone di riferimento con i partner locali, come congregazioni religiose e enti pubblici, con i quali attuiamo procedure amministrative di controllo e verifica, assieme all’aiuto dei nostri collaboratori”.

‘PARMA PER GLI ALTRI’ E I SUOI PROGETTI –  Nella città parmigiana esiste soltanto un’organizzazione con la dicitura giuridica di ong, ‘Parma per gli altri’. Fondata nel 1985 da don Arnaldo Braga in seguito a forti esperienze legate all’accoglienza, l’associazione ha iniziato a collaborare con i Paesi del Corno d’Africa, Etiopia ed Eritrea, lavorando sui temi dell’educazione e della sanità. “Siamo un’ottantina di membri: abbiamo un consiglio, una parte amministrativa composta da un’unica persona neanche a tempo pieno – descrive Salvini – perché gran parte del lavoro viene svolto da soci volontari. C’è un collaboratore volontario in Etiopia che ci aiuta nei nostri progetti, ma non ci sono dipendenti stabili e personale espatriato, come accade in ong con impianto organizzativo più strutturato con personale retribuito”. Grazie ai loro interventi in Etiopia ed Eritrea sono stati realizzati una scuola materna con ambienti ristrutturati, edifici idonei e materiale didattico appropriato; una piccola clinica, per contribuire al miglioramento della salute pubblica. “Oggi guardiamo anche ai temi della crescita e dello sviluppo di comunità – prosegue Salvini – ad esempio, siamo al lavoro su un progetto di apicoltura e lavorazione della cera, in particolare per le donne, in diverse zone dell’Etiopia, assieme a Slowfood, Conapi e ‘Modena per gli altri’; abbiamo definito il progetto  ed è iniziata la raccolta fondi”.

Ong Parma per gli altriMa ‘Parma per gli altri’ è attiva anche in città e sul territorio, con lo scopo “di incidere sulla cultura dell’accoglienza e sull’essere cittadini del mondo”. In questa direzione rientra il progetto ‘Luoghi Comuni’: un’esposizione in spazi pubblici di frasi significative di migranti sulla loro esperienza e accoglienza, “per sfatare appunto i luoghi comuni su di noi e su di loro – afferma Salvini .- Da questo lavoro poi ne è stato tratto un libro sull’esperienza della migrazione ed anche un adattamento teatrale”. Non mancano infine collaborazioni con l’Università di Parma, in particolare con il Cuci (Centro Universitario di Cooperazione Internazionale), “con il quale abbiamo un programma per coordinare un gruppo di associazioni che lavorano nei paesi in via di sviluppo, lavorando sulla parte di formazione e approfondimento tecnico”.

E in merito alle discussioni sulle ong di questi giorni, può esserci qualcosa di vero oppure è una caccia alle streghe? “Non riesco assolutamente a pensare una connivenza tra queste e i trafficanti di uomini – conclude Salvini -. Forse il lavoro che fanno si può prestare a questo rischio, ma lo trovo offensivo per tutti coloro che ci lavorano, anche per le forze dell’ordine“.

di Jacopo Orlo 

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