Connessioni quotidiane: come cambia il rapporto coi media

DA SOCIETA' 'MEDIAMENTE DIGITALE' A 'SEMPRE CONNESSA': INCONTRO ORGANIZZATO DAL CIRS

IMG_9997Il mondo digitale sta modificando il nostro vissuto quotidiano. Un cambiamento che non deve però essere vissuto passivamente, ma compreso e utilizzato al meglio. E’ questo che il Cirs, Centro Interdipartimentale di Ricerca Sociale dell’Università di Parma, sembra voler dire con il ciclo di seminari iniziato ad aprile, e che continuerà per tutto maggio, dal nome ‘L’emancipazione della dissonanza. Futuro del linguaggio e società tra sensi contemporanei’. Per non essere dunque ‘vittime’ di questi tempi, ma fruitori consapevoli delle tecnologie che sempre più hanno un ruolo protagonista nella nostra vita. Il secondo di questo ciclo dal nome ‘Connessioni quotidiane. Spazi d’esperienza tra online e offline’ presentato dal professor Daniel Boccacci, insegnante di Sociologia all’Università di Parma, si è tenuto lo scorso 4 maggio e ha visto come protagonista Piermarco Aroldi, dell’Università Cattolica di Milano.

UNO SGUARDO CRITICO SUI MEDIA – L’incontro, che per un rapporto di continuità è stato preceduto da un più generico seminario un paio di settimane prima sulla storia dei media digitali, è stato dedicato all’analisi della società da ‘mediamente digitale’ a ‘sempre connessa’, con uno sguardo privilegiato ai processi educativi e ai cosiddetti ‘nativi digitali‘. Dopo essere stato introdotto e presentato dal professor Boccacci, Aroldi ha esordito spiegando da dove venisse il titolo e soggetto del suo pensiero di oggi: “Partendo dalle questioni di ordine teorico, farò pian piano strada a quelle più tematiche. Il mio libro, il cui titolo dà nome a questo incontro di oggi, è una pubblicazione che potremmo considerare ‘d’occasione’. Creato inizialmente, come spesso succede, come testo per studenti da affiancare alle mie lezioni, si è ampliato e ha preso forma fino a divenire degno di pubblicazione. Al suo interno -ha proseguito- sono presenti cinque articoli che scrissi e pubblicai precedentemente e le analisi che da questi è possibile fare sui social media e la natività digitale. Questi articoli trattano temi differenti: relazioni online, rapporto tra comunità ecclesiastiche e tecnologie, giovani e famiglie. Tutte però legate dalla sistematicità dell’approccio con le tecnologie oggi. O, altrimenti detto, al modo in cui le tecnologie digitali influiscono tra noi, sia personalmente sia pedagogicamente.

Connessioni quotidiane. Spazi d'esperienza tra online e offlineNUOVI MEDIA E NUOVE GENERAZIONI – Aroldi ha preso poi un momento per illustrare la figura di Gianfranco Bettetini, recentemente scomparso, ed evidenziarne la sua importanza negli studi in questo campo. Bettetini è stato uno dei massimi esponenti fino ad oggi dei rapporti con le tematiche digitali. Forte della sua esperienza come regista di teatro e televisione infatti vantava lo sguardo critico di chi produce media in prima persona, in un campo in cui (quello dei media contemporanei) le critiche e i commenti si sprecano, da chiunque, da sempre. Dal mondo dell’istruzione a quello famigliare, prima la televisione poi il web sono sempre stati osservati molto di sottecchi dal punto di vista dell’educazione, sia formale che personale, che influiva sulle generazioni future, senza forse mai approfittarne completamente da un punto di vista istituzionale. Ciò che oggi è assodato, tramite varie ricerche del settore di cui Bettetini è stato in larga parte protagonista, è che i più giovani costituiscono una generazione omogenea dal punto di vista dell’uso delle tecnologie di rete, gettando qualche dubbio su etichette di grande presa nel linguaggio comune come quella di ‘nativi digitali’, troppo generiche per descrivere il fenomeno, rendendo più profondo il discorso sulle potenzialità offerte dal web 2.0 alle nuove generazioni.

LA RETE VISTA COME AGGREGATORE CULTURALE – Dalle parole di Aroldi si è potuto comprendere come, per la prima volta, i contenuti culturali che dettano i gusti futuri sono dettati dalla generazione più giovane, che ne è anche direttamente coinvolta nel processo di creazione. “A me è sempre importato spostare l’attenzione dai media, ovvero ciò che è pubblicato, trasmesso, letto -continua Aroldi- verso chi piuttosto legge, consuma, riproduce: l’audience che utilizza queste tecnologie e che traina le stesse verso un uso positivo o negativo. E qui possiamo leggere due ‘esigenze teoriche’ che vediamo soddisfatte come non era mai stato possibile prima. Da una parte la salvaguardia del proprio spazio e delle proprie libertà personali, potendosi orientare l’audience dove più preferisce e dall’altra la possibilità di andare contro ogni determinismo, essendo lecita in rete ogni possibile posizione esistente, cosa che i media ‘istituzionalizzati’, per quanto vari, non hanno mai permesso. Queste due esigenze hanno permesso di portare i ‘cultural studies’ di un tempo a nuovi livelli. Dove prima poteva essere letta una posizione egemonica dei media, dettata da una ideologia dominante che codificava le strutture di significato, lasciando ai consumatori, una volta decodificate, tre linee di pensiero principali che erano essenzialmente la lettura dominante (ovvero il subire passivamente i contenuti proposti, trovandosi d’accordo con gli stessi), la lettura negoziata (concorde fino ad un certo punto) e la lettura oppositiva (resistente e contraria a quella di massa), oggi la produzione di media viene per larga parte presa in carico da voci assolutamente non egemoniche, risultanti in interpretazioni molto più plurali”.

IMG_9998VITA QUOTIDIANA DIGITALE – Come promesso con il suo esordio, Aroldi si è poi spostato poco per volta da un’ottica teorica e generale dell’uso e consumo dei media ad una più particolare, a volte caso per caso. Ed è così che ha introdotto il dilemma del ragazzino delle medie, a cui viene consegnato lo smartphone da 600 euro a cui però i genitori hanno cura di limitare l’accesso alla rete, rendendolo utile quanto il Nokia da 50 euro in un paradosso volto a tutelare il figlio, o quello della messa in circolo di tecnologie sempre più nuove secondo una logica di mercato che, per funzionare, deve portare alla vista di quasi ogni generazione indistintamente il continuo desiderio per la funzione più moderna e il dispositivo più funzionale, con un martellamento pubblicitario virtualmente ininterrotto, che si ritrova ad essere tanto più incentivato quanto meno utile è dal punto di vista della società quel prodotto.

L’incontro ha toccato insomma tante tematiche diverse legate da un unico filo rosso, che però non ha certo avuto modo, in sole due ore di incontro, di espletare completamente. I temi trattati in ogni modo saranno sicuramente ripresi, sotto altri aspetti, dai prossimi incontri in programma, il 12 e 24 maggio.

di Nicolà Barbuti

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