Soldati, storie di uomini e di donne tra amore per la divisa e arretratezze

ASPETTATIVE, OBIETTIVI, DELUSIONI E PERICOLI

Vita militare

La professione del soldato è una scelta di vita diversa per persone diverse. Per Enrico è un sogno cullato fin dall’infanzia e realizzato a fronte di enormi sacrifici, per Enza il nodo alla gola con cui si trova a fare i conti quando guarda vecchie foto o risente gli amici di un’avventura durata tre anni. Per Simone, invece, è stato un modo per mettersi in gioco e da lì iniziare una brillante carriera nelle forze dell’ordine.
Per chi le ha vissute, esperienze per tanti versi positive. Ma non è l’unica faccia della medaglia:  nepotismo, maschilismo, vita nomade sono solo alcuni degli aspetti di una vita, o anche solo un’esperienza, che ti marchia.
Enrico, Enza, Simone. Tre nomi di fantasia per altrettante storie vere, tutte legate da un unico filo: l’amore per la divisa, un rapporto complesso, talvolta anche tormentato.

UN’ESPERIENZA POSITIVA, PER DIVERSI MOTIVI – “Ci sono tantissime cose che i civili non possono nemmeno immaginare”, spiega Enrico, nell’esercito ormai da dieci anni e mezzo. “La routine quotidiana richiede anni per essere metabolizzata. Fare questo mestiere non ha soltanto cambiato la mia vita, l’ha stravolta: i miei continui spostamenti hanno compromesso una relazione che durava da più di otto anni, e faccio fatica a costruirne di nuove proprio perché mi manca quella fase di conoscenza che poi ti consente di instaurare un rapporto. Diventi un po’ un nomade, e questo ti costringe a reinventare il modo di relazionarti agli altri. Nonostante ciò, non riesco a vedermi alle prese con un altro lavoro: fare il soldato è sempre stato il mio sogno, ho accantonato l’idea di iscrivermi all’università per seguire la mia passione e poi ho avuto la fortuna e la determinazione necessarie per arrivare dove volevo”.

Per Simone, ormai congedato, è stata un’esperienza intrigante per tanti motivi: “E’ una carriera potenzialmente aperta a tutti, ma non per tutti. Ci sono dei precisi requisiti da possedere e molti vengono scartati, perciò sei costretto a metterti in gioco e dimostrare tutto il tuo valore in un contesto che a modo suo è molto formativo. Oltre a questo, ho potuto evadere dalla routine per mettermi al servizio della comunità, guadagnare un buono stipendio e cominciare la carriera nelle forze dell’ordine. Mi sono anche tolto le mie soddisfazioni, perché sono stato chiamato per ‘Strade Sicure’ nonostante fossi al primo anno di servizio, e sono contento di aver fatto quest’esperienza. Il fatto che fosse limitata a un anno, però, ha inciso sulla mia scelta di arruolarmi: se fosse stato per un periodo più vincolante, forse non lo avrei fatto perché non ero del tutto convinto”.

Vita militare

Si pensa sempre all’esercito come a un qualcosa di distruttivo, ma non è così“, sostiene Enza, che dopo tre anni in giro per l’Italia non è stata ammessa all’Accademia di Modena. “Sono stata assegnata al plotone Palafrenieri perché avevo detto che mi piacevano l’aria aperta e gli animali, e mi sono ritrovata a pulire e strigliare i cavalli. All’inizio mi faceva paura e l’ho vissuta come una sfida personale, poi ho apprezzato sempre di più le tante iniziative che facevamo in ausilio all’Avis e alla Croce Rossa“. Inevitabile chiederle un episodio che le è rimasto particolarmente impresso: “Nel 2012 ho avuto a che fare con un bambino affetto da agorafobia. Lo abbiamo curato con l’ippoterapia e io, che ero stata addestrata a tenere i cavalli, ho seguito tutto il suo caso. Dopo un lungo percorso durato due anni, ho visto con i miei occhi il bambino lasciare la mano di sua madre per andare a comprare della cioccolata ed è stata veramente una scena commovente, che mi ha fatto credere a fondo in quello che stavamo facendo”. Oltre a questo, ci sono le grandi amicizie nate in quello che definisce uno dei periodi più belli della sua vita: “All’inizio ti assegnano un compagno, il ‘coppio’, con cui devi condividere tutto. Solitamente, per comodità, è il tuo vicino di letto. Con queste persone arrivi a condividere qualsiasi cosa, anche i momenti più intimi, ed è il dettaglio che rende speciali queste amicizie. Per un periodo ho avuto come coppio un ragazzo, ed è stata una bella cosa perché dal punto di vista fisico mi sentivo sempre un po’ indietro e mi impegnavo ancora di più per mostrarmi ai suoi livelli”.

I PERICOLI CHE NON TI ASPETTI – “Non sono mai stato in missione all’estero – racconta ancora Enrico – ma per tre anni e mezzo sono stato impegnato per ‘Strade Sicure’. Ho girato tutta l’Italia e posso dire che spesso sono capitati dei momenti di forte tensione; in particolare c’è stato un caso in cui ho davvero avuto paura per la mia vita: ero con altri 14 soldati in un Cie ed è scoppiata una rivolta. Ci siamo trovati a gestire 180 richiedenti asilo infuriati, ma alla fine è andato tutto bene nonostante fossimo disarmati“.
Il più grosso pericolo vissuto da Enza, invece, è stato causato da un cavallo: “Un giorno, durante il mio periodo nei Palafrenieri, il cavallo che stavo preparando si è imbizzarrito. La procedura in questi casi ti impone di rifugiarti nell’angolo più vicino, ma io sono rimasta impietrita e in lacrime e ho rischiato di essere travolta. Poi è arrivato un mio amico e mi ha portata fuori, mi ci è voluto un po’ prima di riprendermi. Era la prima volta che lo facevo da sola”.

Vita militare

“È UN MONDO CHE SA ANCHE DELUDERE” – Anche se gli occhi le brillano di gioia mentre racconta la sua storia, Enza ha ancora l’amaro in bocca per come si è conclusa la sua esperienza: “Volevo entrare all’Accademia di Modena ma, dopo aver superato tutte le prove fisiche, psichiche e attitudinali, sono stata scartata per due volte. Il primo anno mi hanno bocciata per ‘lieve immaturità di decisione’, la seconda volta perché non ero abbastanza motivata. Ma come, dopo aver lasciato casa mia e superato tutte quelle prove!
È vero ciò che si dice sul nepotismo, ma dico di più: il mondo militare non è ancora pronto per le donne. In caserma, le ragazze sono quasi sempre considerate come delle prostitute o come delle stupide, e ho avuto tanti problemi soprattutto con il personale che proveniva dal vecchio stampo, dalla leva: alcuni non erano istruiti e consideravano la tua crescita un qualcosa che potenzialmente metteva in pericolo la loro posizione. Un’altra delusione è arrivata dalle persone che avevo intorno. Mi impegnavo tantissimo per ottenere dei risultati, e il mio impegno era visto con gelosia da persone da cui mi sarei aspettata soltanto collaborazione. Tra le ragazze c’è molta gelosia, e questo deriva dalla mancata accettazione dei maschi. Anche il periodo ad Ascoli non è stato del tutto positivo. Era il periodo del processo a Salvatore Parolisi (passato alle cronache per l’omicidio di Melania Rea e – insieme ad altri militari – per presunti rapporti a luci rossi con le allieve, ndr) e noi ragazze non potevamo neppure uscire dalla caserma perché i passanti ci coprivano di insulti. Ci dicevano che eravamo delle prostitute, delle rovinafamiglie; c’erano delle persone che addirittura si fermavano con la macchina, abbassavano il finestrino e ci gridavano qualcosa, quando noi sapevamo a malapena chi fosse Parolisi”.

“È un mondo in cui tutto è distorto e non ci sono mezze misure”, evidenzia Simone. “Si fa troppo oppure troppo poco, o ci si affanna o ci si annoia. Per di più, ci si incarta su formalismi sterili che non vanno assolutamente confusi con la disciplina e che rendono la vita militare alquanto disagevole. In certi casi anche la formazione lascia a desiderare, per non parlare poi delle risorse, anche se questo dipende anche dal reparto in cui si presta servizio. Oltre a questo, la vita in caserma è piuttosto monotona“.

di Alessandro Caltabiano

1 Commento su Soldati, storie di uomini e di donne tra amore per la divisa e arretratezze

  1. Complimenti, é un bellissimo articolo che racconta in modo veritiero come stanno le cose.

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