“Puntiamo poco, ma…” Giovani e scommesse, non solo hobby

SITUAZIONE "SOTTO CONTROLLO" MA E' SEMPRE PIU' BASSA L'ETA' DEGLI SCOMMETTITORI. E C'E' CHI SI E' ROVINATO LA VITA

leicester_scommesse-638x425C’è chi le chiama passione e chi prova a farne una fonte di guadagni,  chi le ritiene un semplice sfizio e chi le considera un vero e proprio vortice, lento ma inesorabile, verso il baratro. Parliamo di scommesse, passatempo con l’ombra della dipendenza che appassiona sempre più ragazzi.

“Non sono un grande scommettitore – spiega Christian, 22 anni – di solito faccio qualche scommessa riguardante il calcio, ma succede poche volte al mese e non investo mai più di 10 euro. Più che altro, lo faccio per uno sfizio personale: mi piace scommettere e mi piace lo sport, e per più c’è la possibilità di vincere qualche soldo”.  Gli fa eco Andrea, suo coetaneo: “Gioco quasi sempre partite di Serie A o Champions League, qualche volta provo con la Serie B, ma non ho mai vinto grosse cifre perché non punto più di 3-4 euro a partita. In una scommessa singola penso di non aver guadagnato più di 70 euro“.
In generale, tra i giovani, sembra proprio questa la tendenza predominante: scommettere sì, ma basse cifre e non sempre. Lo conferma anche Francesco, che però aumenta la regolarità delle puntate: “Ho venticinque anni e scommetto da circa quattro, eppure non ho mai perso dei soldi. Anzi, semmai li ho guadagnati. Chiaramente ci sono quelle volte in cui perdi, ma se fai attenzione e giochi in modo intelligente hai comunque modo di rifarti. Da quando ho il conto online gioco quasi tutti i giorni, diciamo cinque giorni alla settimana, ma investo pochi soldi alla volta puntando su partite più o meno scontate e accontentandomi di accumulare gradualmente le vincite”.

SCOMMETTERE ONLINE: OPPORTUNITÀ E RISCHI – Eccolo, il conto online. Una delle tendenze affermatesi negli ultimi anni, che sta gradualmente avendo la meglio – almeno per quanto riguarda i giovani – sui centri di scommesse. Il perché di questo passaggio di consegne lo spiega proprio Francesco: “Scommetto su qualsiasi sport, ma posso puntare cifre basse proprio perché ho il conto su Internet. Se per esempio dovessi uscire di casa e andare di persona al centro, perdendo tempo e magari dovendo usare la macchina, dovrei cambiare la mia strategia perché non avrebbe senso andarci per una partita secca. Scommettendo da casa invece posso giocare anche una partita singola, accontentandomi di vincere pochi euro alla volta. Facendo in questo modo, e cominciando di tasca mia con 10 euro, sono già riuscito a vincere dieci volte quella somma, andando a prelevare di tanto in tanto. Calcio, basket, a volte persino tennis… scommetto sugli sport che mi piacciono, ma senza esagerare”. Un altro vantaggio dei conti online, secondo Andrea, è rappresentato dai bonus: “Quasi sempre, al momento dell’apertura del conto, ti viene offerta una promozione iniziale che ti permette di non spendere soldi veri o comunque di risparmiarne. Una volta che hai questo budget iniziale, di solito 5-10 euro, se lo investi poco per volta e sei fortunato riesci ad aumentarlo e guadagnarci qualcosa”.

Scommettere su Internet, però, presenta anche delle insidie. “Diventa molto difficile mantenere il controllo dei soldi che spendi – spiega Enrico – e se vinci 50 euro online è più facile che tu li spenda subito perché in fondo non li hai nel portafoglio. È una cosa molto diversa, per esempio, rispetto all’avere 50 euro in mano e andarseli a giocare di persona: sicuramente in quest’ultimo caso ci rifletti molto più a lungo”. Nella sua esperienza, però, il rischio non si è mai verificato: “Non sono mai finito senza soldi per queste cose, anzi. Ho ventiquattro anni e scommetto più che altro per la curiosità di vedere il risultato, di scoprire se sono abbastanza bravo o fortunato da azzeccarlo. Non ho altri vizi, quindi posso anche permettermi di spenderci qualche soldo: in media punto 5 euro alla volta. Di solito scommetto sul calcio e sul baseball, ma di tanto in tanto provo anche con i Gratta e vinci e il SuperEnalotto. Prima scommettevo meno soldi, ma di riflesso guadagnavo cifre molto basse, così ho alzato un po’ la posta ed effettivamente ho fatto qualche buona vincita. Quella più alta, quest’anno, è stata di 600 euro ed è stato un bel colpo di fortuna perché era una scommessa che avevo preso già fatta e i tre gol che mi servivano per azzeccare l’ultima partita sono arrivati tutti nel finale”. Secondo Christian, un modo per limitare la predisposizione di alcuni alla scommessa su Internet potrebbe essere “l’istituzione di una quota massima spendibile in un mese, in modo che non si possa mai esagerare e si venga educati alla gestione del proprio denaro. In questo modo, forse, le persone verrebbero aiutate prima di perdere il controllo”.

scommettitoriPER OGNI VINCITA, UNA DELUSIONE – Per ogni aneddoto fortunato, però, c’è anche una grossa delusione da raccontare. “Una volta ho visto una vincita da 8000 euro andare in fumo per la sconfitta del Cagliari contro il Pescara, l’ultima partita che mi mancava. È successo un paio di anni fa, ma la ricordo ancora”, dice Enrico. Una sensazione simile l’ha vissuta anche Christian, che una volta ha visto sfumare 6000 euro per la mancata vittoria del Basilea sul Manchester United (partita finita 3-3, con il pareggio degli inglesi proprio nei minuti finali, ndr). Per Francesco, invece, non esiste propriamente la sfortuna: “Non ricordo episodi particolari, nel senso che le mie scommesse sono sempre abbastanza ponderate. Giocando partite singole, mi capita spesso di perderne e spesso di vincerne, ma la cosa resta equilibrata. Comunque, se devo citare un episodio sfortunato, cito il pareggio del Milan nel derby contro l’Inter, arrivato addirittura al 98′!” L’episodio svelato da Andrea, invece, testimonia in pieno la natura volubile di questo gioco: “Alla mia prima scommessa ho puntato su tre partite: una di basket, una di calcio e una di freccette. Era una cosa piuttosto casuale, visto che io di freccette fondamentalmente non sapevo niente, invece sono riuscito a vincere qualcosa come 20 euro. Da quel momento in poi ho iniziato a considerarmi un mago delle freccette, soltanto che poi da quel giorno le ho perse tutte…”.

“L’AZZARDO MI HA QUASI TOLTO MIA MOGLIE” – Con il passare degli anni però, per alcuni le cose cambiano. Per Michele, 62 anni, il gioco d’azzardo è diventato un grosso problema che adesso, fortunatamente, è alle spalle: “Ho iniziato a giocare sin da molto giovane. Prima c’erano l’Enalotto e il Totocalcio, ma andavano di moda anche i cavalli e il casinò. Poi sono arrivati il SuperEnalotto e i Gratta e vinci: sono dei vizi che ho ereditato dalla mia famiglia, come quello per le scommesse sportive. Ai miei tempi, però, era diverso da oggi: non avevamo Internet a disposizione e quindi c’era una minore informazione. Per quanto riguarda il calcio, non sono mai andato oltre il campionato italiano e comunque lo facevo saltuariamente, a differenza degli altri tipi di concorsi e lotterie. Facevo un lavoro massacrante e vivevo dei periodi anche molto negativi, e questo mi portava a illudermi e sperare nei soldi facili che però, ovviamente, non sono mai arrivati. Per un periodo ho avuto anche la fissa delle slot-machine, subito dopo la pensione. Mi sentivo solo e uscivo spesso di casa, e per il mio gruppo era soprattutto un modo di stare insieme, radunarci da qualche parte e avere un passatempo. Per le macchinette vale lo stesso discorso che faccio per le scommesse: il problema non è il gioco in sé, come non lo è Internet per i giovani. Sono i giocatori che devono controllarsi, o essere controllati da altri se non sono in grado di farlo da sé. Per molti è una malattia, non un semplice vizio. Nel mio caso ho saputo fermarmi al momento giusto, per fortuna, ma prima di rendermi conto di quel che stavo facendo ho compromesso persino il mio matrimonio. Litigavo spesso con mia moglie e andavo avanti trovando una giustificazione dietro l’altra, ripetendomi che non avevo altri vizi e che avendo lavorato per tutta la vita meritavo di disporre dei miei soldi come meglio credevo, ma non funziona così. Fortunatamente l’ho capito in tempo”.

di Alessandro Caltabiano

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