Crescono gli stranieri residenti: che ne dicono Consulta dei popoli e Lega?

CITTÀ IN CONTROTENDENZA REGIONALE CON IL +3.4% DI 'NUOVI PARMIGIANI'

StranieriAmmonta a 531.028 il numero di stranieri residenti in Emilia Romagna al 1 gennaio 2017. Il dato, emerso dal focus ‘Cittadini stranieri in Emilia Romagna’ realizzato dall’Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio, mostra un cambiamento demografico nella regione, in cui oltre un cittadino su dieci è straniero e risiede nei comuni capoluogo nord occidentali.
A differenza della media regionale, che per il secondo anno consecutivo vive una decrescita nonostante l’Emilia Romagna sia la regione italiana con maggior incidenza di residenti stranieri, Parma è in controtendenza e con un totale di 60.552 stranieri residenti e un’incidenza del 13.5%, si colloca al secondo posto dopo Piacenza.

residenti_stranieriOsservando questo fenomeno in un arco temporale più lungo, in Emilia Romagna è aumentato anche il numero di cittadini stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana, passando da 1153 casi nel 2002 a 25.200 nel 2016: questo a dimostrazione che, come sottolineato nel report regionale, “la presenza straniera sul territorio non può più essere letta come un fenomeno transitorio e temporaneo.”
Cosa pensano di questa trasformazione demografica Fadhila Ben Aziza, vice presidente della Consulta dei Popoli di Parma, e Laura Cavandoli, capogruppo della Lega Nord in consiglio comunale?

“FARE RETE, DIALOGARE E INFORMARSI” – “È stata un’emozione quando ho giurato di essere fedele alla Repubblica e alla Costituzione, un momento unico e bellissimo”, esordisce così Fadhila Ben Aziza. Attivamente impegnata con progetti multiculturali per l’integrazione, vive in Italia da ormai 25 anni, ma diventarne cittadina è stato un percorso ad ostacoli: “L’inizio è stato duro e difficile però se scegli di venire qui devi aprirti, conoscere e amare il Paese che ti ha accolto giorno dopo giorno. Quando si parte – profadhilabenazizasegue Fadhila – all’inizio non si pensa di rimanere, ma solo di migliorare la propria situazione economica.” La scelta, maturata con consapevolezza, l’ha arricchita di una nuova identità: “Ho deciso di chiedere la cittadinanza perché mi sento a tutti gli effetti sia italiana che tunisina, senza togliere niente alle mie origini di cui sono molto orgogliosa”, dichiara la vice presidente. Il vero valore aggiunto però è nell’unione di passato e presente: “Ho abbracciato una cultura nuova, pur portando con me le mie tradizioni e credo che questo possa contribuire ad arricchire una realtà come Parma.” Proprio la città, al secondo posto tra quelle emiliane dopo Piacenza, è tra le predilette dagli stranieri residenti perchè, secondo Fadhila, “Parma è cambiata: è più aperta verso le associazioni, si lavora in rete con le comunità per trovare un punto di comune collaborazione tra stranieri e istituzioni, dialogando per poter risolvere le diverse problematiche.” Proprio questo punto è lo snodo principale in cui Fadhila riconosce una carenza da parte delle istituzioni: “Il problema non è con i cittadini, noi ci relazioniamo tutti i giorni perché viviamo qui. Gli stranieri – aggiunge Fadhila – sono persone che conducono una vita normale. La classe politica, invece,  semina spesso odio e rancore, così l’immigrato è visto sempre come un criminale che uccide, anche se succede tutti i giorni in tutto il mondo”, sostiene la vice presidente commentando certe notizie riportate anche dai media che influiscono  negativamente sull’opinione pubblica. L’esempio è il quartiere San Leonardo in cui “la maggior parte dei residenti è straniera, ma si vedono solo i lati negativi: è compito delle istituzioni far rivivere il quartiere organizzando eventi o collaborando con associazioni che vorrebbero valorizzare le altre culture e creare reti di conoscenza tra le persone che vivono là e gli stranieri.” Fadhila sottolinea come la componente straniera possa essere un’opportunità per tutti: “Dare allo straniero la possibilità di crescere, sia a livello economico che culturale, gli permette di sentirsi rappresentato e parte integrante di quella nazione. Avere la possibilità di lavorare e pagare le tasse lo rende orgoglioso e grato di poter contribuire alla crescita del paese che lo ha accolto”. Le conseguenze sono evidenti: un aumento dei residenti per Parma implica “un enorme sviluppo culturale ed economico: la città potrebbe essere un vero modello ed esempio a livello nazionale e mondiale” afferma.
Stesso discorso, secondo Fadhila, vale per i minori che, contando solo quelli nati in Emilia Romagna, ammontano a 8537 nel 2016, un quinto dei bambini nati nello stesso anno in Italia. “I figli degli immigrati sono mediatori culturali perchè conoscono le origini dei genitori e si rapportano anche con un’altra cultura. Amano questo paese e si sentono italiani a tutti gli effetti, non nuovi italiani. Un paese democratico – prosegue – non può negare diritti per coloro che scelgono di vivere o per chi è nato qui. Per l’Italia, loro sono il futuro.”
L’integrazione sembra una necessità evidente per creare un tessuto cittadino compatto e ben stratificato, in cui le differenze siano ridotte al minimo, ma “è strano oggi dover parlare di integrazione, quando sono arrivata io non c’era bisogno perchè era un processo naturale”, aggiunge Fadhila. “L’Italia è cambiata negli ultimi 25 anni: dopo l’11 settembre la paura ha iniziato a diffondersi, anche se la diversità dimostra che le comunità straniere non sono un orrore, ma il simbolo di sviluppo. Anche se l’Italia è strana – sorride – visto che ci sono ancora differenze al suo interno, tra Nord e Sud.” Però una soluzione c’è : “Dialogare, parlare e informarsi, ma soprattutto una maggior apertura verso questo miscuglio culturale. La storia umana è una storia di migrazioni, troppo spesso ci si dimentica che la parola straniero – conclude – in arabo significa colui che porta qualcosa di diverso e positivo, dandoci la possibilità di conoscere nuove realtà.”

CAVANDOLICITTÀ ACCOGLIENTE, FORSE FIN TROPPO – L’opinione di Laura Cavandoli sulla questione migranti è più complessa: “Il Comune di Parma è dichiaratamente, deliberatamente amico degli stranieri. Abbiamo assessori, ma anche il sindaco stesso, che continuano a dire che dobbiamo accoglierli tutti, che continuano a fare propaganda su una situazione che è assolutamente illegale, nel senso che è contrastante con il dispositivo normativo perchè dicono ‘noi accoglieremo tutti’ anche i migranti economici“. A suo parere l’aumento di cittadini stranieri in città è dato dal fatto che “Parma è una città accogliente, senza preconcetti e non bolla nessuno”, ma questa controtendenza porta con sé delle problematiche. “Partiamo dal presupposto che abbiamo una percentuale di disoccupazione giovanile intorno al 30%, quindi non possiamo assorbirli tutti se non con il lavoro nero, e quindi significa anche abbassare le condizioni di lavoro”, dichiara Cavandoli. L’altra problematica tocca gli inattivi, senza un distinguo tra richiedenti asilo e persone con regolare permesso di soggiorno: “Li teniamo qua e li manteniamo per non fare nulla perché è un welfare solo assistenziale. Questa situazione è assolutamente avvilente per il mantenuto, ma anche per la società che si trova premiata a non fare nulla”, sottolinea la capogruppo. A suo parere, la conseguenza più semplice è che entrino a far parte della criminalità.
Un altro dato che emerge dal report riguarda il tasso di natalità, maggiore tra gli stranieri rispetto agli italiani: “Questo è oggettivo, gli italiani fanno meno figli. Non c’è alcun incentivo a fare i figli“. La carenza maggiore su cui si concentra Cavandoli è la mancanza di asili nido sufficienti e un lavoro stabile: non avendo assistenza o certezze si preferisce non fare figli o aspettare. Allora perchè le percentuali straniere aumentano? “Innanzitutto – risponde – i cittadini stranieri hanno una cultura diversa. La loro tradizione è quella di fare tanti figli e se pensiamo alla Costa D’Avorio l’età media è di 18/20 anni”. Altro aspetto da considerare, secondo lei, tocca principalmente le madri: “Quasi sempre le mamme straniere non lavorano e questo è un dato assolutamente oggettivo“. I dati del report riportano che c’è stato un aumento nella componente femminile (31.843 solo a Parma) e che spesso emigrano da sole, venendo definite ” ‘breadwinner’, coloro che si assumono la responsabilità di procurare le risorse economiche necessarie per il sostentamento della propria famiglia”. Non viene specificato che percentuale sia disoccupata o meno.
Rimanendo in tema di diritti, mentre è positivo il giudizio sul dato in aumento di chi acquisisce la cittadinanza dopo aver dimostrato che lavora e vive nella legalità da più di dieci, sullo Ius soli temperato la posizione della rappresentante della Lega cambia. “Serve solamente per raccogliere il consenso dei cittadini stranieri perchè così possono andare a votare. Sia per lo Ius soli temperato che per lo Ius culturae, non credo ce ne sia bisogno: i numeri per altro sono pochissimi. E poi, non prendiamoci in giro: uno, solo perchè fa un percorso scolastico, è italiano?“. Nella sua esperienza di docente universitaria racconta di essersi trovata di fronte a ragazzi che si esprimevano male in italiano e che, sottolinea Cavandoli, “non si sentono italiani, non vogliono imparare l’italiano, parlano solo con persone che parlano la loro lingua e probabilmente vogliono avere un percorso all’estero“. Per questo motivo, a suo avviso, l’attuale norma che permette ad un ragazzo di richiedere la cittadinanza a 18 anni è più che sufficiente. “In più questa legge non darebbe beneficio a tante persone, avevo letto circa 800 mila minori per il primo anno, poi dopo sarebbero 60/70 mila all’anno, quindi non è che stiamo parlando di numeri eccessivi“, conclude la capogruppo.

 

 di Francesca Bottarelli e Carlotta Pervilli

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