Avance o molestia: qual è il limite per lei e per lui?

FIN DOVE CI SI PUO' SPINGERE (SE CI SI PUO' SPINGERE)?

me-too#MeToo, l’hashtag che nelle ultime settimane ha invaso Twitter. Si tratta di una campagna contro le molestie sessuali, iniziata dall’attrice Alyssa Milano, diventata virale in poche ore con mezzo milione di condivisioni. “Anch’io”, “Anche a me è capitato”. Sono tantissime le donne e gli uomini che probabilmente potrebbero scrivere un libro intero sull’argomento: molestie, aggressioni verbali, stalking, minacce.
Negli ultimi giorni si è molto discusso di quelle che sono situazioni spiacevoli vissute soprattutto da attrici e attori, situazioni in cui un uomo di potere (da Weinstein a Kevin Spacey) ha approfittato della sua posizione per una carezza, un massaggio, un rapporto sessuale. In comune un preciso contesto: la giovane età di chi ha subito, la posizione di chi ha agito, ma soprattutto il senso di vulnerabilità e paura che ha spesso portato le vittime a non raccontare se non ad anni di distanza dai fatti.

Ma non serve andare fino a Hollywood. Abbiamo fatto alle ragazze e ai ragazzi di Parma due domande semplici e dirette: Cos’è per te molestia? Ne hai mai subita una?
Monica, ventenne, studia a Parma: “Il primo anno di Università ero in un locale a bere con un’amica, mi sono alzata per andare in bagno e un uomo mi ha seguita. Quando mi sono voltata per affrontarlo mi ha accarezzato il viso e detto parole volgari. Mi sono sentita indifesa e non ho avuto neanche il coraggio di rispondere, sono solo andata via sentendomi sporca”.
I casi però non sono sempre così netti e ognuno ha una percezione diversa: “Non credo di aver mai subito una violenza –  racconta invece Emanuela – poi dipende molto dalla situazione. Se si avvicina a me un ragazzo in discoteca e mi tocca il culo, semplicemente gli dico di smetterla ma non mi sento molestata. discoSe invece dovesse accadermi per strada mentre passeggio, la vivrei già in modo diverso. In pubblico tendo a sentirmi più protetta perché ho gente intorno a cui chiedere aiuto, mentre quando sono da sola anche uno sguardo può mettermi in allarme.” Un’infatuazione che diventa ossessione, un ‘no’ che fa scattare l’impulso di avere ad ogni costo.

Ma qual è la percezione generale? Quali sono i limiti entro i quali parlare di molestia?
Se non è possibile dividere i gesti, le parole, il contatto fisico come dei mondi separati, visto che un cenno, una carezza può spogliarti efarti sentire debole, incidere su quella che nelle aule di tribunale è detta ‘libertà di autodeterminarsi’,
una linea di demarcazione può essere la sensazione di fragilità. Che però non è sempre comune, soprattutto tra uomini e donne.

Ciò che le ragazze provano camminando per strada da sole in tarda sera, l’etichetta urlata da un passante per una gonna più corta, sembra non essere molestia degli uomini. Andrea, 23 anni, ad esempio racconta: “Credo che sia anche una questione di forza fisica, anche. Per una ragazza l’insistenza può essere una minaccia reale, mentre per un ragazzo è diverso. A me è capitato di subire delle molestie psicologiche. Una mia ex mi ha seguito fin sotto casa, telefonato 20 volte in un giorno e cose del genere. Forse è diverso, rispetto ad una situazione fisica crea comunque una brutta sensazione di vulnerabilità.”
Michele invece, aggiunge: “Se una ragazza mi toccasse la coscia non mi sentirei violato, anzi, in alcuni casi potrei sentirmi persino lusingato. Se lo facesse un ragazzo invece mi infastidirebbe, ma solo perché non è nei miei gusti sessuali.”

Le ragazze individuano poi un altro confine: a cambiare completamente la situazione è l’intesa che può scattare tra i due. Secondo Martina, studentessa, un gesto può essere interpretato come molestia se non c’è complicità mentre rimane una semplice avance, anche gradita, se l’interesse è corrisposto. “A volte succede che un ragazzo in discoteca mi si avvicini e inizi a ballare con me – racconta – anche a stretto contatto fisico e se mi piace ci sto. Ma capita anche che lui sia sgradevole o lo sia il suo modo di fare e in quel caso mi sento in difficoltà.”

‘Regole’ che non valgono per tutti: “Per me non ci sono differenze di situazioni o luoghi – dice invece Elisa, 27 anni – forse dipende dal mio carattere ma preferisco che nessuno si senta autorizzato ad invadere la mia sfera personale senza il mio consenso. Spesso non lo consento neanche gli amici.” Il confine è labile. Tanto. D’un tratto confondi una molestia con un flirt, un violentatore con un tombeur de femmes. Al punto che bisognerebbe portarsi sempre dietro un codice penale o qualche caso di giurisprudenza. Certo è che si tratta di violenza tutte quelle volte in cui uno dei due soggetti si sente sopraffatto, messo in un angolo, a disagio. Prevenire e non esagerare è la regola.
stalkingNon c’è un limite preciso, almeno non uno valido per tutti. “Dipende”, dice la maggior parte degli intervistati. Dalla situazione, dalla persona, persino dall’umore di quel giorno. All’inizio è tutto inoffensivo. E’ sempre così. ‘Quegli’ incontri sono sempre ‘casuali’. Lo furono anche per quel caso del 2000, sul quale anni dopo intervenne la Cassazione confermando la condanna per lo stupratore. Lui stendeva i panni in balcone, e lo faceva ogni volta che lei, dall’altro lato, al balcone di fronte, fumava le sue sigarette. Gli occhi di lui le restavano addosso, quasi entravano in casa. Erano gentili, timidi. Così come quegli apprezzamenti con voce calma, ma diretti: “Mi piaci, sono innamorato di te; quando vieni a prendere un caffè?”. Quegli occhi da un giorno all’altro però diventarono crudi, freddi, entravano in casa. Quella lingua che inumidiva le labbra, le labbra che mandavano baci, le mani d’un tratto sul cuore. E poi la sosta davanti la palestra, fuori dal parrucchiere; altre frasi nell’androne di una chiesa. In quella sentenza la Corte ribadì come “la persona offesa, in conseguenza delle reiterate molestie subite, aveva avvertito un forte senso di ansia e si era sentita perseguitata, tanto da dover modificare le proprie abitudini di vita”. Emergeva così, e oggi è una regola, come fosse e com’è evidente “che i fatti posti in essere, serie evidente di atti di molestia, siano spesso antecedente di delitti ben più gravi: la violenza sessuale, l’omicidio”. Questo è un dato di esperienza che non va trascurato. Diciassette anni fa, quella donna venne uccisa.

 

di Fiorella Di Cillo, Carmine Sostegno

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