Leo Ortolani, il dopo Rat-Man e “l’incidente” di diventare fumettista

TRA I PROGETTI DELL'AUTORE, IL TOPO EROE NELLO SPAZIO E NEI PANNI DA PLAYBOY. IL SEGRETO? "DURO LAVORO E PASSIONE"

Leo OrtolaniNon è ancora giunto il momento di dire addio a Rat-Man. Se i fan erano già stati rassicurati che il loro eroe sarebbe ritornato nonostante la fine della serie, che ha visto il suo ultimo numero, il 122, pubblicato a settembre scorso, adesso è arrivato il momento per questo tanto atteso ritorno. Il più celebre personaggio uscito dalla matita di Leo Ortolani, ad oltre 20 anni dal debutto con Panini Comics, è arrivato addirittura nello spazio. E non solo il topo eroe protagonista della storia di ‘C’è spazio per tutti’ appena presentata al Lucca Comics & Games, ma anche il fumetto vero e proprio, che accompagnerà l’astronauta Paolo Nespoli durante la sua missione. Ma oltre a questo c’è tanto altro nell’agenda di Leo Ortolani, come lui stesso ci ha raccontato. Tra i vari progetti, una parodia di Playboy, sempre con Rat-Man protagonista. Il segreto del suo successo è il duro lavoro, sempre unito al divertimento, che gli ha permesso di far diventare vera e propria professione una passione, nata già dall’età di 4 anni.

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Da dove e quando è nata la passione per il fumetto? 

“Siamo nati insieme. A quattro anni facevo già fumetti. A cinque li leggevo, selezionando quelli che mi piacevano di più scoprendo poi che erano di Giorgio Cavazzano, Renato Scarpa, Luciano Bottaro…”

Quanta gavetta hai dovuto fare per arrivare ad essere un fumettista di successo?

“Il successo, cioè quello che si vede all’esterno, non è l’obiettivo di un fumettista. Un fumettista fa fumetti perché è il suo modo di esprimersi. Poi capita, per una serie di coincidenze, di momenti giusti, di persone giuste che vuol dire anche il mio amico Vassili che mi segnala un concorso per autori esordienti, capita, dicevo, di entrare nel mondo del fumetto professionista. Ma non vuol dire che poi ci resterai. Perché un primo colpo di fortuna è ammesso, dopo è solo lavoro. Tanto, continuo, faticoso, indispensabile lavoro. E se lavori davvero duramente e cerchi sempre di migliorarti, di non “buttare su le cose, “che tanto”, allora potresti anche avere successo. Potresti. Ma non basta nemmeno lavorare tanto. E’ come sei, come ti relazioni con le persone, come ti dedichi alle cose, che a mio parere porta, come “prodotto derivato'” a quello che da fuori viene definito “successo”. E sapete cosa vale il successo? Poco. Perché ogni volta che produci qualcosa, questo viene sottoposto a giudizio come fosse la prima volta. Per cui tu sei il lavoro che hai fatto per ultimo. Quindi, se si lavora per avere successo, credo che si stia percorrendo la strada sbagliata. Si lavora perché quello che fai è la tua passione. E incidentalmente è diventata una professione.

Hai incontrato difficoltà nella tua carriera?

Certamente. All’inizio ci sono state molte porte chiuse. Perché fino a che non dimostri chi sei, sono in pochi a capire quello che vali e quello che potresti dare. Fortunatamente, con l’autoproduzione come si faceva prima e con il web come si fa adesso, un autore riesce a mettersi davanti al giudizio dei lettori senza dover passare attraverso una casa editrice. Fortunatamente e sfortunatamente, aggiungo, perché a volte, con la facilità con cui puoi pubblicare le tue cose sul web, arrivi che non sei ancora pronto. Ci vuole anche una buona dose di autocritica. Cosa che da giovani si fa fatica ad avare. Io ne avevo, ma poca, infatti presentavo cose che non erano affatto pubblicabili.”

Ci sono stati dei momenti in cui hai pensato di mollare tutto?

“Mollare? E perché? Io ho fatto sempre fumetti, è la mia passione, non ho certo costruito le mie aspettative lavorative su di essi. Ho studiato geologia, ho fatto l’esame di stato, sono un geologo a tutti gli effetti, perché mi occorreva un mestiere per vivere. Ma il fumetto, quello non lo mollerò mai.”  Rat Man

Da cosa è stato ispirato Rat-Man?

“Niente di particolare. E’ stato quasi un caso. Una piccola parodia basata sul film ‘Batman’ di Tim Burton (era il 1989). Ma di cose così ne facevo tante. Diciamo che Rat-Man è stato fortunato, perché è arrivato agli occhi del pubblico, a differenza di tanti altri miei personaggi simili che lo hanno preceduto.”

Hai detto che hai deciso di chiudere la serie semplicemente perché la storia era finita. E’ stata dura prenderne atto?

“No, direi di no, era una fine a cui stavo lavorando già da anni. Dovevo chiudere tutte le cose lasciate in sospeso, tutte le sottotrame, mi sono occorsi anni, davvero, per raccontare in maniera decente la sua storia. Così ho chiuso la serie, ma non il personaggio. Lui, Rat-Man, e gli altri della banda li riutilizzerò in altre storie. Sono personaggi a cui sono molto affezionato, che conosco bene , come fossero attori di cui sono il regista. Tra pochi giorni (il 9 novembre, ndr) uscirà infatti ‘C’è spazio per tutti’, la storia a fumetti sulla Stazione Spaziale Internazionale, voluta dall’Agenzia Spaziale Italiana e realizzata con Panini Comics. Nella storia, Rat-Man verrà portato sulla stazione da Paolo Nespoli, il nostro astronauta che attualmente è al lavoro lassù. Per me è stata un’occasione magnifica per conoscere il mondo dell’esplorazione spaziale e i suoi protagonisti in prima persona. Paolo Nespoli ha addirittura portato con sé la copertina del volume e un suo estratto, rendendo così Rat-Man il primo fumetto al mondo ad andare nello spazio.”

Che ripercussioni pensi avrà che questa decisione sulla tua carriera?

“La mia carriera sicuramente avrà altre occasioni su cui lavorare, il prossimo anno è già pieno di lavori, quello dopo altrettanto. Diciamo che se ciò che fai piace, difficilmente resterai senza lavoro. Sarà una carriera un po’ più avventurosa e più tranquilla, allo stesso tempo, dove non dovrò fare continuamente le corse per consegnare un numero di Rat-Man, come ho fatto per vent’anni.”

Come definisci Rat-Man? Si tratta di satira o c’è altro dietro?

Rat-Man è la rappresentazione di quello che intendo io per umanità. Un insieme di difetti e di pregi, che si sforzano di andare nella direzione giusta, qualunque essa sia e soprattutto quando diventa chiaro quale sia. Che poi si tratti di satira, di parodia, di narrazione a più livelli, di commedia umana o di dramma della nostra generazione, quello lo lascio decidere a chi leggerà le sue storie.”

Oltre a ‘C’è spazio per tutti’, ci saranno altre avventure di Rat-Man al di fuori della serie? Quali progetti hai in serbo?

c'è spazio per tutti “Oltre a ‘C’è spazio per tutti’, Rat-Man tornerà in una parodia particolare. Come anni fa realizzai la parodia della Settimana Enigmistica, stavolta voglio realizzare quella di Playboy, un progetto che avevo messo in cantiere dopo ‘Il Rat-Man enigmistico’, ma che solo oggi riesco a portare a compimento. Spero di essere aiutato nell’operazione editoriale da Giorgia Vecchini, meglio nota come Giorgia Cosplay, la bravissima e bellissima conduttrice radiofonica e televisiva, nonché doppiatrice, nonché regina indiscussa delle centinaia di ragazzi e ragazze che si vestono con i costumi dei loro eroi. A Giorgia chiederò di interpretare la Gatta, la bella e letale avversaria di Rat-Man, sia sulla copertina, che nel classico paginone centrale. Niente di vietato ai minori, per carità, ma l’unica che può farlo, che può dare vita alla Gatta è Giorgia. Rat-Man continuerà le sue apparizioni in edicola anche con le due ristampe tutt’ora in corso, ‘Tutto Rat-Man’ e ‘Rat-Man gigante’, la ristampa che racconta anche i dietro le quinte della serie e della lavorazione delle storie.
Sul fronte delle novità, un volume in arrivo per la fine del 2018 ci riporterà un altro personaggio particolarmente amato della serie di Rat-Man, la transessuale Cinzia. Sarà una storia unica, prodotta da Bao Publishing. Infine, per via che mi piace visitare anche le altre case editrici,
 è da tempo in cantiere l’idea di una parodia di ‘Dylan Dog’ per la Sergio Bonelli Editore. In questo caso non sarà Rat-Man il protagonista, ma ci saranno i personaggi della mia vecchia serie ‘Venerdì 12’, nei panni di indagatore dell’incubo e del fido assistente.”

Con la grande diffusione delle serie tv, ormai disponibili anche online, i fumetti possono ancora avere successo?

“Sono due cose che non si parlano. Circolava addirittura la voce che un giorno la Marvel potrebbe chiudere tutti i sui fumetti e continuare solo con i film, perché i film hanno decisamente molti più fan dei fumetti. Un panorama desolante, da un certo punto di vista, ma va bene così, il film ha un suo linguaggio, il fumetto ne ha un altro. E in entrambi i casi sono in grado di sviluppare storie straordinarie che possono funzionare solo in quel determinato campo. Perché solo con storie belle, il fumetto può richiamare attenzione, come nel caso della recente serie Mercurio Lio, di Alessandro Bilotta, una serie Bonelli che racconta le avventure di una specie di investigatore all’epoca della Roma papalina. Detta così, non l’avrei mai letta in vita mia. Dopo che ne ho letto il primo numero, non ne posso più fare a meno. Straordinaria narrazione.”

Come nasce un fumetto? Dopo averlo ideato, è difficile trovare un editore?

E’ sempre difficile trovare un editore, perché un editore investe soldi che tu devi essere in grado di fargli tornare con gli interessi. Non è nulla di poetico, ma quando si lavora è così. Nessuno lavora gratis, sennò è beneficenza. Quindi le porte chiuse sono sempre lì. Per questo, lo ripeto, oggi come oggi, molti autori presentano i loro lavoro in rete e da lì possono venire notati dagli editori.”

Diversi fumettisti hanno detto di aver iniziato a scrivere grazie a te. Tu, invece, ti rivedi in qualche giovane autore di oggi?

“Fa piacere, ma in realtà tutti facciamo fumetti perché abbiamo visto altri e io stesso faccio fumetti guardando attentamente anche a quelli che fanno i miei amici più giovani e anche più bravi. Una sorta di calderone in cui tutti siamo a contatto e influenzati da tutti. Per quel che riguarda i nuovi autori, ritrovo in parte un mio modo di pensare e di vivere le cose in Giacomo Bevilacqua, autore del libro ‘Il suono del mondo a memoria’  e del famoso ‘A panda piace…’, ma lui, a differenza mia è più in gamba e simpatico! Credo che la sua sarà una carriera straordinaria e lo dico da lettore, prima ancora che da amico.”

Che rapporto hai con il tuo pubblico?

“Siamo in ottimi rapporti, mi piace tenere un contatto continuo, tramite i cosiddetti social e con incontri nelle librerie o alle fiere del settore. Sono i miei datori di lavoro e quelli con cui tengo a figurare sempre bene. Che non si abbiano a vergognare di me, insomma!”

Qualche lettore è mai arrivato a compiere azioni esagerate per incontrarti?

“Pochissime volte. Capita se sono ragazzini, che hanno intraprendenza da vendere. Ma dal momento che sono spesso in giro, non c’è bisogno di scene così disperate, ci vediamo lo stesso!”

due figlie e altri animali feroci Dal personaggio di Rat-Man al libro sull’adozione delle tue bambine, ‘Due figlie e altri animali feroci. Diario di un’adozione internazionale’: come hai deciso di raccontare una storia tanto personale?

“In realtà sono lettere che scrivevo dalla Colombia, per raccontare come andavano le cose. Un giorno Andrea Plazzi, mio amico ed editor di Rat-Man, mi ha suggerito la possibilità di realizzarne un volume e così è stato. Moltissime coppie in corso di adozione ci hanno trovato un sorriso, cosa che non è scontato trovare da parte degli addetti ai servizi sociali o agli enti per l’adozione, lungo questa difficile scelta di vita.”

Che consigli ti senti di dare ad un aspirante fumettista?

“Nessuno. Se uno ha la passione dentro, sa già cosa deve fare. Piuttosto, non si scoraggi, se la passione non diventa mestiere. Capita di rado. Non è la norma. L’importante è e resta divertirsi. Trarre piacere da quello che si fa, perché quello che facciamo per piacere nostro è quello che dà senso alla vita.”

 

di Lara Boreri e Gabriele Caputo

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