“Se riusciamo a comprendere che già in questa vita abbiamo un legame con l’infinito, i nostri desideri cambiano e i nostri atteggiamenti mutano.” C.G. Jung

Giornalismo, radio, musica, teatro, canto, ballo e per un primo appuntamento anche yoga. Cresce così il ventaglio di attività che prendono vita al Capas, il Centro per le attività e le professioni delle arti e dello spettacolo dell’Università di Parma che l’8 novembre ha ospitato, nella sala al primo piano della sede di vicolo Grossardi 4, un particolare incontro dedicato allo yoga dal titolo ‘Platone e lo Yoga. Dialogo e pratica’.

L’appuntamento a cura di Laura Rosella Schluderer, ricercatrice in filosofia antica all’Università di Firenze e Pisa, e di Francesco Amoretti Darecchio, insegnante di hatha yoga, si è diviso in una prima parte teorica che ha illustrato il collegamento tra questa pratica e la filosofia, da quella greca ai saggi indiani, e un momento di pratica. Rivolto a studenti, professori e personale universitario, l’incontro ha visto una grande richiesta di partecipazione offrendo interessanti spunti ai primi trenta fortunati partecipanti che sono riusciti ad assicurarsi un posto.

CHE COSA HANNO IN COMUNE I FILOSOFI GRECI E GLI ANTICHI SAGGI INDIANI – Quello di cui parla Laura Rosella Schluderer è il legame tra lo yoga, la sua concezione originale, e la filosofia greca antica. Ma prima fa una premessa: “Non è un discorso che ha cittadinanza nel mondo accademico”. Quello che vogliono lasciare ai partecipanti alla lezione sono degli spunti di riflessione che i due insegnanti hanno sviluppato in anni di studio e percorsi personali paralleli. “Speriamo di farvi uscire con un’idea dello yoga e della filosofia diversa da quella con cui siete entrati”. L’obiettivo principale è infatti far capire che la visione dello yoga che porta ad un beneficio fisico è una distorsione del mondo occidentale del concetto originario e non ha a che fare con il testo fondamentale del VI sec a.C. ‘Yoga Sutra‘ di Patanjali.

Lo yoga quindi non è allineamento o stretching, ma una pratica spirituale, non legata ad una religione, ma ad un percorso interiore che porta alla liberazione dalla sofferenza attraverso l’unione tra Sé individuale e Sé universale, tra la coscienza del singolo e la coscienza pura del tutto.
“Il nostro problema è la mente che non si ferma mai”, afferma Francesco. “Partendo dal presupposto che la condizione di base dell’essere umano è una condizione di tranquillità, il vincolo è rappresentato dalla mente che da quando ci svegliamo ci porta in giro costantemente. Non si può però pensare di annullare del tutto la razionalità. L’ego comunque è importante, è il nostro veicolo nel mondo, che ci permette di ottenere obiettivi e ci caratterizza. Bisogna riordinare l’ordine dei fattori, non bisogna farsi guidare dall’ego, ma pensarlo solo come un mezzo che porta a termine dei compiti senza essere capo della situazione”.

Il VI sec a.C. infatti vede la nascita di una ricerca di risposte allo stesso bisogno umano in due mondi però inconciliabili: l’Oriente e l’Occidente. “In questa fase della storia umana – spiega Laura Schluderer – sembra ci sia stata una sorta di apertura della coscienza ad un certo tipo di messaggio“. Gli autori citati arrivano così alla conclusione che “entrando in se stessi ognuno trova la propria liberazione“. Come fare? Lo yoga è una via – la migliore secondo gli antichi saggi, per noi irraggiungibile nella sua essenza originale – perseguibile adottando uno stile di vita più in armonia con ciò che ci circonda ed imparando ad essere presenti in ogni momento, come durante la pratica. Il controllo del respiro parallelo al mantenimento delle posizioni insegna a sentire sé stessi, ad essere consapevoli, a percepire il flusso dei pensieri. Come afferma Francesco: “Lo yoga è una strategia per arrivare a un equilibrio mente-corpo al fine di evitare le fluttuazioni del nostro pensiero, è un’immersione nella vita del corpo”. Durante la parte pratica dell’incontro emergono così i concetti di rifiuto di forma ideale, di limite, che quotidianamente il mondo in cui viviamo ci impone, per imparare a percepire noi stessi e i nostri reali bisogni. E alla fine della lezione ci si sente rigenerati, come risvegliati da uno stato di torpore, proprio perchè riconnessi, seppur per breve tempo, al nostro io interiore.

MOMENTI DI SAPIENZA INTERCONNESSA – E’ stato proprio lo yoga a far ritrovare i due insegnanti sulla stesso strada. “Ci siamo conosciuti da bambini poi non ci siamo visti per un sacco di tempo”, spiega Laura a margine dell’incontro. Si sono ritrovati dopo anni in Australia, ognuno spinto dai propri studi ed interessi personali e hanno partecipato alla stessa prima lezione di yoga tenuta da un’amica. “A quel tempo lo yoga poteva essere qualsiasi cosa”, l’interesse comune si sarebbe sviluppato dopo.

Da quel momento entrambi hanno iniziato il proprio cammino di conoscenza di se stessi e della disciplina in percorsi paralleli: Laura a Cambridge attraverso lo studio della filosofia antica e Francesco immergendosi in diverse discipline orientali, dalla danza al tai chi. Entrambi poi hanno riconosciuto nello yoga la via principale per compiere questo viaggio interiore.
Da qui è nata l’idea dell’incontro ‘Platone e lo Yoga’: “non una lezione per persone già vicine alla pratica“, hanno affermato. L’intenzione è stata appunto quella di presentarlo nell’ambiente universitario per fornire spunti di riflessione a persone con background e interessi differenti. Obiettivo raggiunto considerato il grande interesse dimostrato prima, durante e dopo l’incontro.

Reso possibile grazie alla disponibilità del professor Luigi Allegri, direttore del Capas, e dall’assessore Michele Guerra, e dato l’alto numero di richieste di partecipazione, l’appuntamento verrà probabilmente ripresentato, sempre in forma gratuita, per dar modo a tanti altri di scoprire il mondo dello yoga e i suoi tanti benefici.

 

di Duna Viezzoli e Giulia Moro
Foto di Monica Grasso