Le bugiarde del web

Asia Argento. Rose McGowan. Ashley Judd. Che cos’hanno in comune queste donne? Hanno denunciato violenze e abusi da parte del noto produttore hollywoodiano Weinstein e il web, ormai giudice, giuria e giustiziere, le ha derise e tacciate di mentire. Sono le “bugiarde” del web.Che il web sia diventato, o forse che i social network lo abbiano fatto diventare, un ambiente ostile fatto di utenti che passano il proprio tempo a infastidire altri utenti, è cosa tristemente nota. Ma da un po’ di tempo a questa parte, ha toccato livelli di nefandezza che una persona sperava di intravedere solo nei propri incubi peggiori. E forse nemmeno.

Quando si parla di stupro, di violenza, di abuso, è ormai assai comune leggere commenti quali “te la sei cercata”, “fai la preziosa ma in fondo ti piace”, “se ti metti la gonna, allora…”, “se ti ubriachi, allora…” come a giustificare l’atto più terribile che una donna possa subire. Come a dire che, in fondo, la colpa è comunque della donna in quanto ha mancato in qualche cosa. Ma ciò che rende tutto questo surreale è che, spesso, sono commenti scritti da altre donne. Non da uomini che giocano, male, con la goliardia. No. Da altre donne. Madri, sorelle, cugine. È terrificante pensare che una donna possa giustificare (perché poi di questo si tratta) uno stupro subìto da un’altra donna. Per non parlare della sentenza che cade sulla vittima quando si sente dire “ma se è successo venti anni fa, perché ne parli solo adesso?”, frase che lascia intendere che lo stupro abbia una data di scadenza, come lo yogurt.

Forse chi scrive queste atrocità non ha idea di cosa significhi uno stupro. E meno male. Quando una donna subisce una violenza entrano in gioco diversi fattori e non è mai semplice ammettere quello che si è subìto. Non è facile per una persona (di qualunque sesso) riuscire ad ammettere di essere stata stuprata o abusata. A volte è più semplice raccontarsi (e non raccontare) che non è così grave, che un po’ la colpa è propria. E questo viene fatto per proteggere se stessi. Non tutte le persone sono in grado di ammetterlo subito, alcune vanno in terapia per anni e poi lo ammettono. Altre, magari, passato tutta la vita a soffrire di attacchi di panico causati “dallo stress” piuttosto che ammettere una tale “vergogna”. Altre ancora, a fatica, riescono ad ammetterlo e a parlarne solo dopo anni.

Perché, solitamente, chi subisce un abuso psicologico o fisico, non ha mai totale sostegno. C’è sempre qualcuno che farà qualche commento citato poc’anzi. Ma non per questo chi denuncia dopo vent’anni vale meno di chi denuncia dopo dieci minuti. In entrambi i casi queste persone hanno qualcosa in comune: il fatto che non verranno comunque prese sul serio e per quelle che trovano la forza di denunciare e di parlarne, sentirsi accusare di mentire è come essere stuprate due volte. Ma questo non deve intimorire.

Fin dall’avvento della minigonna, della legge sul divorzio, di quella sull’aborto, la donna è stata accusata di essere una poco di buono, una fedifraga e un’assassina. Ci sono state donne uccise da uomini che giuravano di amarle. Ci sono state donne picchiate da chi, prima, teneva loro strette in un abbraccio. Le donne verranno sempre additate, criticate, ostacolate ogni qual volta si prenderanno il diritto di scegliere. Scegliere con chi andare a letto e con chi no, scegliere chi amare e chi no, scegliere a chi sorridere e a chi no.Verranno sempre insultate e chiamate puttane solamente perché hanno detto “no”. E se per essere una puttana basta essere padrone di se stesse, ebbene, siamo tutte puttane.

 

di Fabiola Stevani

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