“Mamma, hai mai preso droghe?”: c’è chi dice no e chi non nega una ‘prova’

50 INTERVISTATI: TRA ESPERIENZE DIRETTE, FACCIA A FACCIA CON I FIGLI E LEGALIZZAZIONE

ImmagineDati alla mano: il 33,5% degli italiani tra i 15 e i 64 anni ha provato almeno una sostanza psicoattiva illegale nella propria vita. Lo riporta la Relazione annuale al Parlamento 2017 sullo stato delle tossicodipendenze in Italia curata dal dipartimento politiche antidroga. Tra le sostanze psicoattive spicca come sempre la cannabis, di cui hanno fatto uso il 33.1% dei casi, un dato in crescita rispetto alle precedenti rilevazioni e che vede come maggiori consumatori gli uomini rispetto alle donne. Se si ristringe lo spettro ai giovani adulti dai 16 ai 34 anni, le percentuali aumentano raggiungendo il 42,5%, ma i dati rilevano un consumo diffuso che tocca anche le fasce d’età più adulte. tendenze consumo drgoheA questo proposito, qual è l’esperienza chi oggi è genitore? Prima o poi, soprattutto durante la fase adolescenziale dei figli, capita ad ognuno di loro dover affrontare l’argomento, più o meno direttamente. Ma quale rapporto hanno avuto loro con le droghe?

 

SESSANTONTOTTINI O SANTARELLINI? – Abbiamo chiesto a un campione di 50 genitori, dai trenta ai settanta anni e di entrambi i sessi, la propria esperienza con le sostanze stupefacenti. Non un sondaggio statistico, quanto un modo per arrivare a un confronto generazionale sul consumo di droghe. In generale, poco meno di un quarto di loro ha ammesso di aver fatto uso sporadico di droghe quando era giovane, la maggior parte dai 16 ai 20 anni. Per questi il consumo ha rappresentato un’eccezione: un’occasione isolata, se non unica,”solo una canna per provare. La maggioranza che afferma invece di non averne mai fatto uso, motiva la sua decisione spiegando prevalentemente che non era interessata o non ne sentiva il bisogno: “Non ho mai avuto questa curiosità e comunque ho valutato anche le possibili conseguenze negative. Per altri il rifiuto è stato dettato dalla paura di non essere più padroni di se stessi, dal ritenerlo un gesto stupido – “Vedevo troppi zombi in giro” – o da un’educazione ferrea: “Conoscevo perfettamente l’effetto devastante di tali sostanze e, soprattutto, ero supportata da saldi principi morali che mi hanno tutelato in tal senso“, afferma una donna tra le intervistate. 

GENITORI & FIGLI – Andando al di là dell’esperienza diretta, come viene affrontato il tema in famiglia? Oltre un terzo del campione di genitori dichiara di aver parlato con i propri figli quando il contesto sociale, con le prime uscite serali e in compagnia, lo ha richiesto, quindi dai 12 anni fino al liceo; addirittura in otto hanno agito preventivamente trattando l’argomento già dalle elementari. Una minoranza afferma invece di non aver mai discusso direttamente con i figli dell’argomento, sicuri del fatto che il contesto sociale nel quale vivevano, tra genitori e amici ‘affidabili’, non lo rendesse necessario o che la propria posizione sul tema fosse già chiara, senza bisogno di un ulteriore confronto faccia a faccia: “Sinceramente non l’ho mai fatto direttamente perché comunque era chiara la mia disapprovazione nel vedere altri drogarsi.
L’approccio educativo che i genitori hanno seguito è, pressoché, condiviso: hanno agito informando i propri figli dei rischi legati all’assunzione di droga, magari consigliando di evitare compagnie dove ciò era un un’abitudine. Per informarsi, la maggioranza afferma di essersi documentata su libri o con programmi televisivi, altri hanno visto da vicino gli effetti delle droghe. In un caso particolare: “Vivendo in quartiere povero e cannabissaturo di drogati, parlava la realtà. I libri non mi sarebbero serviti. Alla domanda ‘Come reagiresti (o hai reagito) se tuo figlio ti dicesse che fa uso di droghe?’, circa una ventina di genitori ha dichiarato che, dopo un momento di delusione, cercherebbe la strada del dialogo – ritenuta sicuramente più efficace di punizioni e arrabbiature – e di capire cosa lo abbia portato a questa scelta. Per molti genitori, infatti, è fondamentale la comprensione: “Quando mi disse di aver fumato uno spinello ‘di prova’ ad Amsterdam rimasi tranquillo poiché lo reputai normale”Alcuni, invece, hanno un atteggiamento più apprensivo: “Cercherei subito una struttura idonea per aiutarlo“. E su un momento ‘intimo’ tra genitore e figlio nel quale fumare insieme uno spinello, la risposta è un forte ed univoco “No”. Solo in due casi non è considerata una richiesta strana: “Se fosse la prima per tutti e due sì, così potrei vedere il suo atteggiamento“.

MAMMA, HO PRESO LA CANNA! – Si dice che il rapporto fra madre e figlia sia qualcosa di speciale: la mamma è sempre la mamma, è la persona a cui spesso confidi le tue paure, i tuoi sogni, con cui condividi esperienze e… una canna. Proprio così, é questa la storia di Letizia e di sua madre, che per la prima volta ha fumato uno spinello proprio in compagnia di sua figlia. In 68 anni, Giovanna (nome di fantasia) non aveva mai fumato neppure sigaretta, ma allora perché provare? “Perché ero curiosa: é stato strano, è un po’ come bere la birra”, ci racconta la donna. “Non é che aspettassi Letizia per fumare, non ero neppure sicura che fumasse, ma sapevo che i giovani ormai più o meno lo fanno”. Giovanna prosegue dicendo: “Non avevo mai avuto contatto con le droghe prima di allora e non ne avevo mai fatto uso: so solo che è la marijuana quella più gettonata e utilizzata”. Alla domanda “Credi che sia una sostanza equiparabile ad altre droghe?” risponde “Pensavo di sì: che tutte le droghe fossero droghe, ovvero illegali; magari però alcune sono più tranquille di altre, anche se non conosco l’uso terapeutico di queste sostanze”. Una scoperta da ripetere? “Volevo provare almeno una volta e l’ho fatto, ma non credo capiterà ancora“.

CANNABIS: LEGALIZZARLA O NO? – Negli ultimi anni, che sia per un maggiore controllo delle sostanze a fronte di un mercato di fatto ampio, o per contrastare il commercio in mano alla criminalità, si è allargato il fronte dei favorevoli alla legalizzazione della cannabis per uso terapeutico e personale. Tra il campione di genitori l’opinione generale è che sia giusto nel primo caso, quando può aiutare ad alleviare il dolore legato a certe patologie, mentre farne uso per divertimento viene ritenuto pericoloso, tranne per pochi intervistati. “Sull’uso terapeutico sono favorevole, ma dico la verità, vedo in modo positivo anche l’apertura all’uso ludico. Se non altro, sarebbe un duro colpo per gli spacciatori e la criminalità, e permetterebbe di mettere sul mercato una sostanza prodotta e controllata seriamente. Se dovessi provare queste sostanza, sicuramente mi fiderei molto di più se la trovassi (per esempio) in farmacia. Preferirei, comunque, che la gente non ne abusasse”. Chi invece rimane contrario alla legalizzazione della cannabis per uso personale, spiega di considerarla equiparabile alle altre droghe, aggiungendo in questo ‘calderone’ anche sostanze diverse: “Qualsiasi sostanza che dia dipendenza è equiparabile alla droga, anche un semplice ansiolitico a lungo termine dà dipendenza. Pure l’alcol è equiparabile ad una droga“. 

 

di Carlotta Pervilli, Valentina Perroni, Laura Storchi

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