Volontariato all’Università: aiutare per imparare a “stare al mondo”

STUDENTI FUORI DALLE AULE PER UNA FORMAZIONE SUL CAMPO CON I LABORATORI DI PARTECIPAZIONE SOCIALE

LABORATORI DI PARTECIPAZIONE SOCIALESono quasi 200 gli studenti dell’Università di Parma che nell’anno accademico 2016/2017 hanno partecipato agli Lps, ovvero ai Laboratori di partecipazione sociale. L’iniziativa, nata in collaborazione con il Forum Solidarietà e il contributo di Fondazione Cariparma, permette loro di integrare al percorso di studi un’esperienza formativa ‘sul campo’ nell’ambito del volontariato, svolgendo un’attività che preveda il riconoscimento di crediti formativi. Il progetto, unico in Italia, è arrivato oggi alla sua terza edizione, che si appresta ad entrare nel vivo con la prima delle sue tre fasi. A febbraio 2018, infatti, prenderà avvio la parte teorica del percorso che prevede 15 ore di approfondimento in aula con gli studenti sui temi della cittadinanza attiva. La seconda fase, che inizierà a marzo, riguarderà le 50 ore di volontariato nelle varie associazioni coinvolte nel progetto. La terza fase chiuderà il percorso con la stesura di un ‘diario di campo’: un elaborato scritto in cui lo studente racconterà la propria esperienza di volontariato.

UNA NUOVA DIDATTICA – A raccontare la genesi del progetto è la professoressa Vincenza Pellegrino, coordinatrice e responsabile della collaborazione fra Università e Forum Solidarietà. “Il progetto è iniziato nel 2015, nato da un periodo di studi in Brasile dove ho scoperto che molte università utilizzavano il metodo della didattica universitaria situata, cioè spostavano le ore di lezione all’interno di contesti in cui erano presenti studenti e professori che commentavano i processi sociali, quindi la teoria seguiva un’osservazione e l’esperienza: ad esempio sociologia del lavoro che si svolgeva nelle fabbriche”. “I professori – continua la docente – facendo esperienze dirette con i ragazzi riescono ad affrontare teoricamente i diversi aspetti. Proprio per questo l’esperienza della formazione situata è importante. Una volta tornata in Italia – prosegue – ho pensato che le associazioni di volontariato, potevano rappresentare quei mondi protetti“. Da qui l’idea di un corso per studenti basato sulla partecipazione sociale, ma che prevedesse la teoria oltre alle ore di laboratorio associative. E la risposta non si è fatta attendere. “Penso che gli apprezzamenti siano stati positivi, il primo anno gli studenti coinvolti sono stati circa una settantina, il secondo anno addirittura 200 e quest’anno le iscrizioni vanno bene. Gli studenti sono interessati a conoscere la città di Parma attraverso queste associazioni. Inizialmente – spiega la docente – sono interessati più a fare esperienza di volontariato che all’idea di comprendere davvero che cosa sia la partecipazione civica/politica; solo successivamente rimangono coinvolti sulla riflessione della propria cittadinanza attiva e non solo di azione sociale”.

Oltre alle ore in aula dedicate ai dibattiti, gli studenti vengono suddivisi in gruppi interdisciplinari misti che poi presteranno attività nelle associazioni. “L’anno scorso, per esempio, abbiamo avuto un gruppo formato da ragazzi di Infermieristica, Scienze agroalimentari, Scienze sociali che è andato in un cantiere, dove molti esperti si occupavano della tematica del corpo. Questa è stata un’occasione per vedere gruppi di studenti che riflettevano sulle proprie competenze di partecipazione al mondo, e non solo su quelle che ti servono per trovare un lavoro. Mano mano l’idea cambia: dal ‘vado a far del bene’, al ‘io come adulto potrò aiutare con la mia esperienza a cambiare il mondo?’ “.
Un progetto, certo, impegnativo su tutti i fronti, come conferma Vincenza Pellegrino: “Alcuni ragazzi davanti a una realtà sociale con varie problematiche, si sono scoperti più fragili di come si immaginavano. Per esempio, ci sono studenti che sono molto bravi a studiare sui libri ma poi davanti a momenti di sofferenza, si sentono sperduti e si dimostrano vulnerabili per avere 22/23 anni”. Per questo, prosegue la coordinatrice del progetto, “si insiste sulla capacità di stare nel mondo e non di leggere e studiare, e gli studenti di oggi mostrano che non è così scontato, anzi sono molto abituati a stare fra i banchi.”
Il progetto è stato finora finanziato da un bando di lauree di Servizio sociale, assieme a Forum Solidarietà. “Mi auguro – conclude la docente – che questo tipo di didattica venga inserita nell’investimento dell’istituzione stessa, soprattutto perchè servono forme di tutoraggio didattico specifiche. Si spera che l’università se ne faccia carico concretamente se ci si vuole innovare, anche se credo che l’indirizzo del rettore sia questo perciò siamo sulla buona strada.”

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CONOSCERE PER AIUTARE  – “Se non provi mai il volontariato nella tua vita non lo conosci, non sai neanche quello che ti fa provare”: queste le parole di Eugenia Marè, referente degli Lps per Forum Solidarietà, che si occupa di fare da tramite tra università e associazioni. Tutto inizia con l’orientamento rivolto agli studenti, la fase principale del lavoro di Forum Solidarietà. Gli obiettivi, spiega Marè, sono principalmente due: inserire lo studente in un’associazione che abbia un collegamento con il suo corso di studi, in modo tale da dare un senso al suo percorso formativo, e ascoltare la sua storia personale per introdurlo in un ambiente incline ai suoi interessi e che lo metta a suo agio. Diciamoci la verità, “Qualcuno ha addirittura ammesso – racconta Eugenia Marè – di avere iniziato i laboratori soprattutto per ottenere i crediti, uscendone però alla fine con una consapevolezza in più, tanto che una delle frasi che più spesso si sente dire agli studenti alla fine del percorso di volontariato è ‘Non sapevo cosa mi aspettasse e ho scoperto un mondo bellissimo‘. Questo per noi è avere centrato l’obiettivo”, commenta la responsabile. Ci sono infatti degli studenti che, anche dopo aver svolto le 50 ore previste per il raggiungimento dei crediti, hanno continuato a fare volontariato nelle associazioni. Tutto questo dopo aver scoperto un mondo di cui spesso si ignorano bisogni e opportunità. “C’è molta inconsapevolezza, sia delle problematiche sia delle risorse che ci sono per aiutare”, afferma Eugenia Marè, spiegando come questo sia uno dei principali motivi per cui le persone non si avvicinano al mondo del volontariato. E’ necessario dunque “dare alle persone gli strumenti, informarle sulla presenza delle associazioni per fare volontariato”. Uno degli obiettivi di Forum Solidarietà, infatti, è la sensibilizzazione verso una cittadinanza attiva.

23472905_1920042304703252_7607869639460484358_nAIUTARE PER IMPARARE – “I laboratori di partecipazione sociale sono importanti perché permettono di conoscere tematiche che spesso non vengono messe in risalto dalla società”. Esordisce così Carmine, studente di Scienze dell’educazione all’Università di Parma che nelle scorse edizioni ha partecipato agli Lps. Carmine ha svolto il volontariato presso l’associazione San Cristoforo in un centro di accoglienza per immigrati a cui insegnava l’italiano. Ma anche a lui questa esperienza ha insegnato qualcosa di importate. “Ho imparato che sono persone forti. Io mi devo ritenere fortunato e invece mi lamento sempre. Ho imparato di più ad apprezzare ciò che ho. Non so se sono più forte, ma sicuramente più consapevole della mia fortuna”. Lui è tra quei ragazzi che dopo aver concluso le ore previste dai laboratori, ha scelto di continuare la strada del volontariato: “Sono sempre più convinto che il lavoro che voglio fare sia questo, voglio aiutare le persone. Mi fa stare bene”. Oltre ad aver fatto pratica con l’insegnamento, il lavoro che vuole fare in futuro, Carmine ha stretto amicizia con alcuni dei giovani del centro con i quali tuttora è in contatto. “C’erano ragazzi della mia età o addirittura più giovani, che venivano da realtà molto più difficili, quindi mi ha toccato molto quest’esperienza”. In particolare ricorda uno di loro: “C’era questo ragazzo che non riusciva nemmeno ad alzarsi dal letto e poi ha trovato la forza proprio nel momento in cui hanno creato questo corso di italiano”. Insegnare al centro di accoglienza era per Carmine una delle tante cose che riempivano le sue giornate, per quel ragazzo, invece, il corso di italiano era tutto quello che aveva, il motivo per alzarsi dal letto. In quei momenti “capisci davvero il valore della vita quanto è importante“, riflette Carmine, che aggiunge “un’esperienza pratica come questa ti permette di capire com’è la realtà di un contesto, perciò io consiglio a tutti i laboratori di partecipazione sociale”.

 

di Yara Al Zaitr e Rim Bouayad

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