Dal medico vampiro ai neuroni a specchio: la neuroscienza a Parma

LA CULTURA INCONTRA LA SCIENZA PER UN EXCURUS SULLE GRANDI MENTI CON GIACOMO RIZZOLATTI

Solo posti in piedi per poter assistere all’incontro con Giacomo Rizzolatti, che il 5 dicembre, nell’Auditorium dei Voltoni del Guazzatoio, ha chiuso la rassegna ‘La cultura batte il tempo’, nata dall’idea di Michele Guerra, assessore alla cultura del Comune di Parma. Una scelta, quella di finire con una tematica scientifica, non casuale: l’assessore, nel presentare l’illustre neuroscienziato, si augura una diminuzione del divario storico tra scienza e umanesimo, che da sempre fanno fatica a comunicare. Una volontà portata avanti anche tramite la nomina di Giacomo Rizzolatti a presidente del Comitato Scientifico per la candidatura di Parma a città italiana della cultura nel 2020.

La numerosa platea accorsa per ascoltare Rizzolatti è composita: ci sono vecchi colleghi in giacca e cravatta, signore che aspettano impazienti l’arrivo dello scienziato, ma anche studenti, pronti a braccarlo alla fine della conferenza per poter fare domande tecniche, per poter conoscere più da vicino un vero e proprio luminare della neuroscienza italiana.
Giacomo Rizzolatti ha infatti sfiorato il Nobel per la scoperta dei neuroni a specchio, quella componente del cervello che permette all’uomo di provare empatia.

UNA STORIA DI PERSONE – La conferenza, dal titolo ‘La neuroscienza a Parma: dalla scoperta della corteccia visiva alle proprietà della corteccia motoria’, si articola come un excursus che ripercorre tutta la storia degli studi neuroscientifici a Parma, a partire dall’arrivo dei francesi nel Settecento. La corte francese, infatti, porta con sé la cultura illuminista, fattore che ancora oggi rende Parma diversa dalle città vicine. “Quando diciamo che Parma è diversa da Reggio ci riferiamo proprio a questo, all’influsso culturale che le altre città non hanno”, sottolinea Rizzolatti. Si susseguono poi racconti di persone e personaggi, più che di tecnicismi: Rizzolatti, da consumato oratore qual è, ne disegna i ritratti a voce, intrattiene e diverte gli ascoltatori parlando della vita quotidiana delle grandi menti. Così, durante l’ora e mezzo di incontro, tornano in vita il “medico vampiro”, ai tempi Giovanni Rasori, professore di Parma e inventore del salasso, e Gennari di Mattaleto, scopritore delle aree striate nel cervello e arrestato misteriosamente per poi morire in miseria. Avvicinandosi ai giorni d’oggi, ricorda invece gli studi sulle emozioni di Camis, l’ebreo che diventò fascista “non perché mussoliniano, ma perché gli piaceva l’ordine”. Infine Moruzzi e Arduini,i mentori che aprirono al neuroscienziato la strada per la ricerca.

Giuseppe Moruzzi

Giuseppe Moruzzi

PARMIGIANO PER CASO, PARMIGIANO PER SCELTA – Rizzolatti conosce Moruzzi a Pisa, dopo che un assistente di fisiologia a Padova gli consiglia di andare da lui “se vuole davvero imparare qualcosa sul cervello”. Allievo del premio Nobel Camillo Golgi, Moruzzi è un uomo metodico, che lava i propri ferri chirurgici e che si avvicina alla neuroscienza per un solo motivo: la bellezza della forma del cervelletto. Durante l’esperienza pisana, Rizzolatti incontrerà anche il professore Arturo Arduini, braccio destro di Moruzzi che lo porterà con sé a Parma per il dottorato. Ed è qui che Rizzolatti è rimasto, per ormai più di cinquantanni. Una scelta non sempre facile, come ricorda più volte lo stesso. L’ambiente parmense, racconta, manca degli aiuti americani incontrati a Pisa, e la burocrazia rallenta in modo frustrante la ricerca dell’equipe di Rizzolatti, costretto a fare i primi esperimenti sui neuroni con l’aiuto di un bidello. Una situazione che sembra non esser cambiata in tanti anni di carriera: “Allora per avere la prima scimmia da laboratorio attendemmo dieci giorni, oggi passerebbero almeno tre mesi”, ammette ridendo il professore e cercando di sdrammatizzare la situazione della ricerca in Italia.
A adesso quali prospettive intravede per l’Ateneo parmigiano? Rizzolatti fa riferimento al precedente rettore dell’Università, Loris Borghi, che “aveva buone intenzioni ma mancava di visione” e, a margine della conferenza, si sbilancia invece nei confronti del neo eletto Paolo Andrei, con cui spera di lavorare bene. “Ci sono motivi per essere ottimisti, anche se adesso lo vedremo alla prova”.

Incontro Giacomo Rizzolatti

QUANDO LA TECNOLOGIA ‘CAMBIA’ IL DNA – È Chiara Cacciani, giornalista della Gazzetta di Parma e moderatrice dell’incontro, a condurre il professor Rizzolatti a parlare di empatia, introducendo l’aspetto più interessante della ricerca sui neuroni a specchio, che ha stravolto per sempre le fondamenta della psicologia. Il fatto che questi particolari neuroni si attivino sia nel momento in cui un individuo compie un’azione, sia nel momento in cui la osserva, porta lo scienziato a concludere che l’empatia, ovvero la capacità di mettersi nei panni dell’altro, è un’attitudine biologica dell’uomo, possibile grazie ai neuroni a specchio che ci fanno “sentire” l’altro, e non figlia di un ragionamento. “Avevamo bisogno di sapere che non siamo naturalmente egoisti” afferma Rizzolatti, commentando con queste parole la fama della sua ricerca. Empatia che stiamo perdendo, come sottolinea Chiara Cacciani alludendo alla sempre più forte apatia del pubblico di fronte ad immagini forti presentate spesso dai media. L’uso delle nuove tecnologie, per quanto aiutino le ricerche dello stesso Rizzolatti, ha modificato il modo di “stare in relazione”, conferma Rizzolatti stesso. “Io sono molto spaventato dalla mamma che invece di parlare col bambino, parla al telefonino”, ammette il professore rivolto alla platea. Si dovrebbe quindi tornare ad un rapporto fatto di vicinanza, quasi carnale. Perchè alla fine la stessa esistenza umana si riduce a questo: un susseguirsi di rapporti, retti insieme da un gioco di equilibri meravigliosi.

 

di Gloria Falorni ed Elia Munao’

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