Unipr a grandi balzi verso la cura del mieloma multiplo

AFFAMARE LA MALATTIA: LA GENIALE INTUIZIONE DEL GRUPPO DI RICERCA DI PARMA

mieloma multiploParma è protagonista per la lotta contro i tumori. E lo fa, tra gli altri, con un gruppo di ricercatori della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma guidata dal professor Nicola Giuliani, docente del corso. Un gruppo premiato: il 7 dicembre ha ricevuto da Airc 434.000 euro per finanziare 5 anni di studi sulla cura del mieloma multiplo. I finanziamenti arrivano a un bando pubblico attraverso il quale esperti internazionali hanno premiato “l’idea, la metodologia, la realizzabilità e la trasferibilità in clinica”, racconta il professor Giuliani.

Parliamo di un tumore che rappresenta circa l’1,2% di tutti i tipi di cancro, colpendo ogni anno circa 4.500 persone in Italia, e che colpisce le plasmacellule, ovvero le cellule che hanno il compito di produrre nel midollo osseo gli anticorpi per la nostra difesa. In condizioni normali ogni plasmacellula produce un anticorpo specifico consentendo al sistema immunitario di riconoscere una miriade di virus e batteri. Con la malattia, invece, una plasmacellula subisce una trasformazione e comincia a moltiplicarsi in maniera anomala formando un gruppo di cellule identiche che producono lo stesso anticorpo, andando a causare anemia, problemi alle difese e difetti di coagulazione. I soggetti maggiormente colpiti sono uomini e donne sopra i 65 anni. Più precisamente una donna ogni 151 e un uomo ogni 106.

Le cause della malattia sono ancora sconosciute e anche se è stata riscontrata una tendenza familiare, non si può definire una malattia ereditaria. I sintomi sono molti ma i più comuni rimangono sempre dolori e fragilità del tessuto osseo, dovuto al fatto che le cellule del mieloma stimolano la produzione di osteoclasti, responsabili della erosione dei tessuti stessi. Le ossa fragili poi possono causare schiacciamento, e quindi anche il dolore nervoso viene associato ai sintomi del tumore. La presenza di calcio nel sangue è un altro importante indicatore: le cellule tumorali si riversano nelle ossa che di conseguenza rilasciano calcio. Anemia, stanchezza, difficoltà respiratorie si associano poi ai problemi causati dalle plasmacellule malate, alle altre cellule del corpo.

RICERCA DELLA CURA –  La cura del mieloma multiplo si basa su strade diverse: chemioterapia, radioterapia, trapianto. Per quanto riguarda la chemioterapia, vengono usati diversi farmaci per via orale o per iniezione, insieme ai bifosfonati, che rallentano il deterioramento osseo. Anche la radioterapia viene utilizzata spesso, mentre la chirurgia solo se si tratta dell’asportazione di un plasmocitoma solitario o per evitare che lo schiacciamento delle vertebre porti alla paralisi. La parola trapianto invece si riferisce al trapianto di cellule staminali prelevate dal sangue del paziente (trapianto autologo) o dal midollo osseo di un donatore (trapianto allogenico). Trapiantando direttamente le cellule staminali nel midollo del paziente, si ricostruisce il suo sistema linfoide, cioé che ha il compito di portare linfa alle diverse attività del corpo, danneggiato dal tumore.

“La ricerca si occupa di studiare le alterazioni del metabolismo nelle cellule tumorali del mieloma multiplo – spiega il professorchemioterapia cancro Giuliani – che crescendo in un ambiente povero di ossigeno, quale il midollo osseo, necessitano per la loro crescita di nutrienti fra cui in particolare la glutammina, un amminoacido non essenziale.” Riprogrammando quindi il metabolismo della glutammina nella cellula tumorale, si possono sviluppare nuovi metodi terapeutici da utilizzare insieme ai farmaci bloccando l’utilizzo dell’amminoacido da parte della cellula malata. Per questo motivo a collaborare non sono solo ricercatori della Facoltà di Medicina e Chirurgia come il professor Bussolati, ma anche la professoressa Zanardi del Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del farmaco e la dottoressa Ruffini del settore di Medicina Nucleare.
“Inoltre – continua il professor Giuliani – sarà studiata la possibilità di utilizzare la glutammina come possibile tracciante per identificare a livello del midollo osseo cellule di mieloma residue che persistono dopo terapia e che sono responsabili della ricaduta della malattia. Questo permetterebbe di migliorare la sensibilità nella valutazione della risposta alle terapie attuali nei pazienti affetti da questa malattia”. L’idea nasce da uno studio già in corso di questo amminoacido condotto dal Laboratorio di patologia Generale dell’Università di Parma, gestito dal professor Ovidio Bussolati.

I finanziamenti verranno utilizzati per materiale di laboratorio come reagenti, anticorpi monoclonali, enzimi, e per contratti di assegni di ricerca a giovani ricercatori, biologi, medici e biotecnologi che prenderanno parte al progetto. Secondo le parole dei ricercatori, questi cinque anni saranno sufficienti per completare la loro ricerca.

Lo studio, inoltre, aumenterà la conoscenza che abbiamo sulle cause del mieloma e sulle sue conseguenze, come lo sgretolamento osseo: “In particolare – racconta il professor Giuliani – questa ricerca farà luce sui meccanismi che permettono alle cellule di mieloma di crescere e sopravvivere all’interno del midollo osseo e di resistere alle terapie convenzionali” consentendo di sviluppare farmaci che colpiscano i nutrienti del tumore stesso. Ogni giorno si è un passo più avanti verso la cura di questa malattia.

 

di Giulia Moro

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